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e„ dè kaì oÜnoma dÁqen piqúeij gene»n te ‡dmenai o† tinéj e„sin, ›kast£ ge muqhsa…mhn. TÒnde mén, oŒÒ per oÛnek’ ¢f’ Èll£doj ïlloi ¥gerqen kle…ous’ A‡sonoj uƒÕn 'I»sona Krhqe@idao< e„ d’ aÙtoà KrhqÁoj t»tumon sti genéqlhj, oÛtw ken gnwtòj patrèioj ¥mmi péloito. “E poiché certo vuoi sapere anche il nome e la stirpe / di questi uomini, ti dirò tutto. Colui per il quale / gli altri si sono raccolti da tutte le parti dell’ Ellade / ha nome Giasone, figlio di Esone, figlio di Creteo; / e se veramente discende da Creteo, / allora è nostro parente per parte di padre”. III, 402-5 e„ gàr t»tumÒn ste qeîn génoj, ºè kaì ¥llwj oÙdèn me‹o cérhej p’ Ñqne…oisin œbhte, dèsw toi crÚseion ¥gein déroj, ½n k’ qélVsqa, peirhqe…j (…). “Se veramente siete figli di dei, o in ogni caso / non mi siete inferiori, voi che venite per prendere le cose d’ altri, / io ti darò il vello da portar via, se lo desideri – / ma dopo una prova (…).” Il sintagma e„…t»tumon sti, impiegato da Apollonio in III, 358 – e„ d’ aÙtoà KrhqÁoj t»tumon sti genéqlhj – possiede lo stesso 113
valore formulare che si è constatato a proposito della iunctura e„ teÒn nel precedente paragrafo. Nell’ esporre ad Eeta la genealogia di Giasone, Argo non formula infatti alcun dubbio sulla discendenza dell’ eroe da Esone e Creteo, la cui realtà oggettiva gli è altresì chiaramente nota, bensì ne rimarca la veridicità al fine di indurre Eeta ad acconsentire alla richiesta degli Argonauti, proprio in virtù della parentela tra Giasone e i figli di Frisso 390 . Il sintagma e„ t»tumon è già presente in Omero in un passo in cui risulta dotato del medesimo valore “affermativo” che si è constatato a proposito di e„ teÒn 391 , Il. XIII, 111: ¢ll’ e„ d¾ kaì p£mpan t»tumon a‡tioj sti / ¼rwj 'Atre@idhj (…). Rievocando l’ ingiustizia commessa da Agamennone nei confronti di Achille, Poseidone, lungi dallo smentire la responsabilità dell’ Atride, ne rimarca al contrario in questi versi la veridicità della piena colpevolezza. È questo tuttavia l’ unico caso, sia all’ interno dell’ Iliade che dell’ Odissea, in cui Omero predilige il sintagma e„ t»tumon in luogo della consueta iunctura e„ teÒn. Tale uso lessicale viene condiviso anche da Apollonio. La scelta dell’ alessandrino di sfruttare in questo passo l’ aggettivo t»tumoj risponde con ogni probabilità principalmente a criteri di convenzione linguistica, che pur traendo origine da Omero appartengono anche alla letteratura successiva. È stato infatti osservato 392 che l’ attributo t»tumoj, benché scisso da e„, nell’ ambito della letteratura greca risulta spesso impiegato nei contesti in cui vengano menzionate le genealogie per confermare la veridicità di una discendenza, come nel caso del passo apolloniano. In Od. IV, 157, a proposito della consanguineità tra Telemaco e Odisseo, il figlio di Nestore, Pisistrato, commenta: keínou méntoi Ód’ 390 Giasone era infatti nipote di Creteo, padre di suo padre Esone e fratello di Atamante. Atamante era il padre di Frisso, marito di Calciope, figlia di Eeta. Dall’ unione tra Frisso e Calciope erano nati Argo, Frontide, Citissoro e Melas, cugini di Giasone. Sui legami familiari tra Giasone e i figli di Frisso, e fra essi ed Eeta, cfr. II, 1140-1164. 391 Hopkinson 1984, p. 159, osserva che “use of e„ or e‡per in such appeals serves rather to reinforce than to cast doubt on the truth”. 392 Cfr. Garvie, 1986, p. 310. 114
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A. D. Knox-W. Headlam, Herodas, the
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P. Bing, The Well-Read Muse. Presen
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M. Di Marco, Il proemio dell’ Ila
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M. A. Harder, “Generic Games” i
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L. Malten, Ein neues Bruchstück au
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R. Scodel, Wine, Water and Antheste
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G. Zanker, Realism in Alexandrian p
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c - ¢trek»j p. 188 V. 2 - Teocrit
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