Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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A proposito del poeta-letterato <strong>di</strong> epoca ellenistica, Lanza e Vegetti 698<br />
osservano che “l’ impegno <strong>di</strong> severo custode e garante del patrimonio<br />
<strong>degli</strong> antichi si rinnova costantemente nel ricorrente ritorno ad essi<br />
come fonte <strong>di</strong> ogni ispirazione”, pur muovendosi “per cammini non<br />
ancora calcati”. Ciò è soprattutto adeguato per Callimaco.<br />
Per questo poeta il battezzare come “vero” ciò che appartiene alla<br />
tra<strong>di</strong>zione, non implica formulare un giu<strong>di</strong>zio sulla veri<strong>di</strong>cità oggettiva<br />
del contenuto del canto, bensì fondamentalmente attestare la realtà<br />
dell’esistenza <strong>di</strong> fonti inerenti l’argomento trattato. Questo è<br />
particolarmente evidente laddove il lessico della “verità” viene<br />
impiegato in relazione ai miti. La <strong>di</strong>stanza che separa il poeta<br />
alessandrino da quello arcaico o anche da quello classico, <strong>di</strong>latata dalla<br />
rivoluzione del pensiero e dalla crisi della struttura della polis, è<br />
motivo <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stacco critico dal mito, ormai irreversibile. Il valore<br />
para<strong>di</strong>gmatico del mito, il quale conferiva ad esso lo statuto <strong>di</strong> “verità”,<br />
in quanto fonte <strong>di</strong> insegnamento in cui l’intera collettività si<br />
identificava, è definitivamente venuto meno. Tuttavia, il suo recupero è<br />
per il poeta alessandrino essenziale, poiché gli consente <strong>di</strong> tenere saldo<br />
il vincolo con gli antichi.<br />
I lessemi attinenti alla sfera semantica della verità in Callimaco<br />
<strong>di</strong>vengono pertanto, in numerosi luoghi, l’ emblema dell’ aspirazione a<br />
garantire la realtà dell’ esistenza <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cui il poeta<br />
alessandrino è a tutti gli effetti “depositario”.<br />
Avviene così che il punto <strong>di</strong> vista sulla veri<strong>di</strong>cità del repertorio mitico<br />
venga trasposto a un livello <strong>di</strong>verso da quello dell’ oggetto. La<br />
veri<strong>di</strong>cità oggettiva del contenuto viene sempre posta da Callimaco in<br />
secondo piano, poiché non è su <strong>di</strong> essa che viene focalizzata l’<br />
attenzione del poeta, ma sull’ esistere stesso del contenuto, il quale<br />
viene considerato “vero”, poiché parte integrante e reale <strong>di</strong> un<br />
patrimonio letterario antichissimo 699 .<br />
698 Op. cit. p. 118.<br />
699 Come osserva M. G. Bonanno, 1990, p. 27, nel poeta alessandrino, il quale mira alla “ricomposizione<br />
<strong>di</strong> un quadro rappresentativo orgogliosamente veri<strong>di</strong>co (Þmárturon o÷dèn ¢eídw) quanto<br />
personale e “contingente”, “ogni contrad<strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> fatto, (…), si consuma<br />
nell’estrema antinomia per cui l’ io del poeta tanto più si rappresenta quanto più è<br />
consapevole, ormai, <strong>di</strong> far parte del testo, e che il poetare “non consiste più nel<br />
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