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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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incontra connesso anche a verbi in<strong>di</strong>canti processi intellettivi, per<br />

denotarne la correttezza 476 .<br />

Apollonio compie un ulteriore scarto 477 , inserendo l’aggettivo in un<br />

contesto ecfrastico. In tal modo il poeta alessandrino sfrutta ¢trek»j<br />

quale termine <strong>di</strong> quello che, a proposito dei brani ecfrastici, è stato<br />

definito “lessico del verismo 478 ”.<br />

Infatti, sebbene l’ attributo non si riferisca in modo <strong>di</strong>retto al realismo<br />

della figura, esso implicitamente pertiene ad istanze artistiche 479 . In<br />

questo passo ¢trek»j denota infatti il rapporto <strong>di</strong> forte somiglianza, o<br />

meglio <strong>di</strong> analogia, esistente tra una figura – quantunque non reale<br />

bensì anch’ essa intessuta – e la sua copia, e palesa così la maestria e l’<br />

accuratezza del demiurgo nel forgiare e riprodurre le immagini. Come si<br />

è constatato 480 , la precisione e la cura del dettaglio erano gli elementi<br />

che caratterizzavano al massimo grado la tecnica artistica alessandrina,<br />

determinando il realismo dell’ immagine; sebbene l’ ¢trékeia esaltata<br />

da Apollonio non in<strong>di</strong>chi qui la precisione nella riproduzione <strong>di</strong> un’<br />

immagine reale, bensì anch’ essa forgiata, essa rappresentava una<br />

peculiarità dell’ arte “veristica” alessandrina.<br />

In tal modo, sebbene per ragioni <strong>di</strong> finzione epica il demiurgo delle<br />

figure sia rappresentato da Atena, essa si può considerare l’ ipostasi dei<br />

demiurghi, e dunque delle tendenze e delle linee guida dell’ arte, dell’<br />

epoca <strong>di</strong> Apollonio.<br />

476<br />

Ve<strong>di</strong> supra.<br />

477<br />

Si tratta peraltro <strong>di</strong> uno scarto piuttosto ar<strong>di</strong>to, considerato il sapore fortemente omerico <strong>di</strong> questo<br />

aggettivo.<br />

478<br />

Ve<strong>di</strong> supra.<br />

479<br />

Peraltro, come ritengono <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong>osi, verosimilmente Apollonio per la descrizione <strong>di</strong> questa<br />

scena si ispira all’ arte plastica del suo tempo, riproducendo in versi statue rappresentanti Afro<strong>di</strong>te nell’<br />

atto <strong>di</strong> specchiarsi. Cfr. Feeney 1991, p. 70; Zanker, op. cit., 1987, p. 69. Paduano 1986, p. 173, n. ai vv.<br />

742-46, ritiene tuttavia che Apollonio abbia in mente anche statue più antiche, rifacendosi allo schema<br />

iconografico dell’ Afro<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Corinto o della Venus Genetrix dello scultore Callimaco, vissuto nel V<br />

secolo.<br />

480<br />

Ve<strong>di</strong> supra.<br />

151

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