Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Licida dichiara di volergli offrire in dono il suo bastone, poiché a suo
giudizio egli è pân æp’ Þlaqeí= peplasménon æk Diòj œrnoj.
La difficoltà principale nell’ esegesi del v. 44 è consistita nel nesso æp’
Þlaqeí=. Il Gow 140 , che sulle prime lo aveva analizzato isolatamente da
peplasménon, suggeriva un valore avverbiale traducendo really and
truly, sulla scorta di Aristofane 141 , Plut. 891: æς d¾ ’p’ Þlhqeí= sù
metà toû márturoς diarrage…hς. Tuttavia subito dopo lo studioso
avanzava anche l’ ipotesi che il nesso æp’ Þlaqeí= potesse essere letto
in connessione a peplasménon, e che il sintagma nell’ insieme andasse
riferito a Simichida in virtù del “candore” col quale egli ammette la sua
inferiorità rispetto ad Asclepiade e Filita 142 ai vv. 39-41:…oÙ g£r pw
kat’ æmòn nÒon oÜte tòn æsqlÒn / Sikel…dan n…khmi tòn k S£mw
oÜte Fil…tan / ¢e…dwn, b£tracoς dè pot’ ¢kr…daς éς tiς r…sdw.
Il “candore” di cui parla Gow viene tuttavia smentito da quanto
Simichida osserva al v. 42: ìj æf£man æp…tadej.
L’ avverbio æp…tadej, “di proposito”, nel suo significato ha infatti
insita l’ idea di macchinazione e premeditazione, e nel greco viene
talvolta utilizzato anche nel senso di “artificiosamente 143 ”.
Il passo successivo venne fatto da Puelma 144 , che non solo giudicò
inscindibile il sintagma pân æp’ Þlaqeí= peplasménon, messo in
connessione con æk Diòj œrnoj, ma ebbe anche il merito di agganciare
idealmente il passo al proemio della Teogonia esiodea 145 .
La vera svolta esegetica si è però avuta con Serrao, autore di numerosi
studi sull’ argomento 146 . Partendo dall’ analisi interna del passo,
imprescindibile per la sua esatta intelligenza, Serrao osserva che Licida
omaggia Simichida-Teocrito della definizione di pân æp’ Þlaqeí=
peplasménon æk Diòj œrnoj, ed esprime il desiderio di offrirgli in
dono il suo bastone, emblema dell’ investitura poetica, in virtù della
critica che egli si accinge a formulare nei versi immediatamente
140
Op. cit., II, pp. 142-143.
141
Per il nesso æp’ Þlhqeí= cfr. anche Aesch. Suppl. 628.
142
Asclepiade di Samo e Filita di Cos.
143
Cfr. ad es. Eur. IA, 476.
144
Op. cit, pp. 144-164.
145
Il Puelma tuttavia vede nell’ espressione æp’ Þlaqeí= peplasménon un’ allusione al topos
filosofico secondo il quale la formazione del poeta si deve basare sui principi della verità, cioè della
“vera arte”. Per il topos cfr. Parmen. B 1, 30; 2, 4; Emped. B 114, 1 D.-K.
146
Cfr. n. 1.
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