Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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(…) dokeûntej Ôntwj ¢rgÚreun pepoiÖsqai o il v. 68: oÙcì zÒhn<br />
blšpousin ¹mšrhn p£ntej;.<br />
L’ exploit <strong>di</strong> Cinno, che al contrario si atteggia a donna raffinata 265 ,<br />
consiste nell’ esprimersi a proposito dei medesimi concetti con un<br />
linguaggio tecnico 266 , suscitando per questo un effetto comico. L’<br />
aggettivo ¢lhqinój, così come ÞlhqÔj, non è infatti attestato altrove<br />
per i commenti alle opere d’ arte da parte delle persone comuni 267 . Tale<br />
stonatura determina per l’ appunto l’ironia nella rappresentazione <strong>di</strong><br />
questo personaggio 268 ; ironia che ha recentemente suscitato l’opinione 269<br />
che Eronda non esprima affatto per bocca <strong>di</strong> Cinno le proprie<br />
concezioni artistiche, come è stato invece per lungo tempo prospettato<br />
da numerosi stu<strong>di</strong>osi 270 . L’ ipotesi che qui Eronda stia propagandando la<br />
pittura veristica <strong>di</strong> Apelle, aderendo così ad un movimento artistico che<br />
avesse risonanza anche negli ambienti letterari – i cui esponenti<br />
avrebbero fatto propri i principi teorici ed estetici elaborati da Apelle in<br />
265 Sui ruoli impersonati dalle due donne in questo mimiambo cfr., fra gli altri, Mastromarco, op. cit.,<br />
1984, pp. 39-45. Nei versi successivi si assiste a una caduta <strong>di</strong> stile da parte <strong>di</strong> Cinno, che si esprime in<br />
modo tutt’ altro che raffinato a proposito <strong>di</strong> chiunque <strong>di</strong>sprezzi l’ arte <strong>di</strong> Apelle, augurandogli <strong>di</strong> poter<br />
essere appeso per un piede nella casa <strong>di</strong> un gualchieraio a mo’ <strong>di</strong> panno vecchio , vv. 76-78:…Öj d’<br />
ke‹non À œrga tà ke…nou / m¾ pamfal»saj k d…khj Ðrèrhken, / podòj krémait’ ke‹noj n<br />
gnaféwj o‡k_. In questi versi anche Cinno tra<strong>di</strong>sce la sua estrazione socio-culturale, allineandosi a<br />
Coccale nel formulare un giu<strong>di</strong>zio in preda ad una reazione emotiva.<br />
266 Va constatato che anche i termini Ó grammÔ e tà gr£mmata facevano parte del lessico tecnico. In<br />
ambito latino essi trovano un parallelo nelle probabili traduzioni linea e lineamentum; cfr. Pollitt, op.<br />
cit., p. 251.<br />
267 Il termine più comune per esaltare la verosimiglianza era infatti œtumoj, che come si è rilevato, cfr.<br />
n. 17, non faceva parte del lessico tecnico. Cfr., oltre ai versi 37-38 <strong>di</strong> questo mimiambo, Theocr. XV,<br />
82, e, per il corrispondente avverbio tÚmwj, cfr. Erinna, A. P. VI, 352, 3-4: taÚtan goàn tÚmwj tàn<br />
parqénon Óstij œgrayen, / a„ kaÙdàn potéqhk’, %hj k’ 'Agaqarcìj Óla; Nosside, A. P. VI, 353, 3:<br />
æj tÚmwj qug£thr t´ matéri p£nta potókei.<br />
268 Un parallelo a questo mimiambo si riscontra in Teocrito, Id. XV, 78-83, un mimo urbano in cui le due<br />
protagoniste osservano gli arazzi nel palazzo <strong>di</strong> Alessandria esaltando principalmente la vivezza dei<br />
<strong>di</strong>segni, 78-83: (Gor.) PraxinÒa, pÒtag’ ïde. Tà poik…la pr©ton ¥qrhson, / leptà kaì æj<br />
car…enta: qeîn peron£mata fase‹j. / (Prax.) pÒtni’ 'Aqana…a, po‹a… sf’ pÒnasan œriqoi /<br />
po‹oi zJogr£foi t¢kribéa gr£mmat’ œgrayan. / æj œtum’ ˜st£kanti, kaì æj œtum’ n<strong>di</strong>neànti /<br />
œmyuc’, oÙk nufant£. sofÒn ti crÁm’ ¥nqrwpoj. Teocrito fa esprimere entrambe le donne con un<br />
lessico misto <strong>di</strong> termini tecnici, quali ¢krib»j e car…eij (cfr. Pollitt, op. cit., rispettivamente a pp. 117-<br />
126 e 205-209), e comuni: leptój, poik…loj, œtumoj, œmyucoj, anche in tal caso probabilmente per<br />
suscitare un effetto comico. In generale la miscela <strong>di</strong> toni e lessico fa parte <strong>di</strong> tutto l’ I<strong>di</strong>llio XV: nella<br />
prima parte esso presenta infatti uno stile fortemente colloquiale, che si trasforma in stile elevato nella<br />
sezione dell’ Inno ad Adone, vv. 100-144.<br />
269 Cfr. Mastromarco 1984, pp. 89-90; Simon 1991, pp. 58-67.<br />
270 L’ ipotesi che Cinno riferisca le teorie estetiche <strong>di</strong> Eronda, oltre che da Luria 1963, pp. 394-415 e<br />
Gelzer 1985, pp. 96-116, che vi hanno de<strong>di</strong>cato <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> specifici, è con<strong>di</strong>visa anche da Waldstein<br />
1892, pp. 135-36, Dalmeyda 1893, pp. 28-30, Crusius 1893, XV, Terzaghi, 1925, p. 75, Reich, 1903, I,<br />
p. 304, Massa Positano 1973, pp. 9-10, Specchia 1979, pp. 34-36, Gigante 1971, pp. 91-92.<br />
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