Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Mimiambo VII, 29-34
c[ ]. treîj œdwke Kandât[.]
k[ ] toàto k½teron crÏma
b.[ ]mi p£nq’ Ós’ st’ êrà
kw[ ] t¾n ¢lhq[e]í[h]n b£zein
] oÙd’ Óson ·op¾n yeàdoj
]Kérdwni mÕ b…ou Ônhsij
…tre ha dato a Candati
…questo e un altro colore
…per quanto vi è di sacro
…dire la verità
…minimante la bilancia una bugia
…a Cerdone non godimento di vita
All’ interno del settimo mimiambo si riscontra l’ impiego del sostantivo
¢lhqeíh, ma con una funzione completamente diversa rispetto a quella
sopra esaminata a proposito dell’ aggettivo ÞlhqÔj. Dopo una breve
sezione introduttiva costituita dai vv. 1-14a, in cui Eronda ci introduce
all’ interno della bottega del calzolaio Cerdone alle prese con alcune
nuove clienti appena giunte, ha inizio la seconda parte del mimiambo,
che si estende dal v. 14b al v. 63. In questa successiva sezione si assiste
al ricorso da parte di Cerdone a tutte le astuzie dialettiche tipiche del
venditore per indurre le donne ad acquistare la sua merce. Così, dopo
aver esaltato l’ eccelsa qualità dei suoi manufatti 285 , il calzolaio si
appresta a dichiarare gli esorbitanti prezzi da lui sborsati ai fornitori
della materia prima necessaria alla lavorazione, al fine di inibire le
donne dal chiedere sconti. Cerdone sancisce poi la veridicità delle
informazioni fornite in relazione alle cifre menzionate con un solenne
giuramento. Nonostante la forte lacunosità del testo e la molteplicità dei
285 Cfr. in particolare vv. 16-25.
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