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Callimaco, Giambo XVI, fr. 228, 39 Pf.
PrwtÖi mèn ïd’ tÚmoi kat£go[nto f©mai.
“A Proteo così veritiere [voci] giungevano.”
Dal brevissimo argomento giuntoci 604 del fr. 228 Pf., sappiamo che esso
aveva come oggetto l’ apoteosi 605 di Arsinoe II, sorella e moglie di
Tolomeo II Filadelfo, morta ai primi di luglio del 268 a. C.
Il componimento si apre con un’invocazione ad Apollo e alle Muse
perché siano guida al poeta nel canto, vv. 1-4: 'Agétw qeÒj, oÙ gàr gë
d…ca tînd’ ¢e…dein / p]ropode‹n 'ApÒllwn / ]ken duna…man / kat]à
ce‹ra b©sai, cui segue la menzione del viaggio celeste di Arsinoe,
rapita dai Dioscuri 606 , vv. 5-6: nÚmfa, sù mèn ¢ster…an Øp’ ¥maxan
½dh / kleptomén]a paréqeij sel£n=.
Al v. 7 ha inizio una sezione gravemente corrotta che si estende per una
trentina di versi, vv. 7-38. Sebbene in un primo blocco di versi,
costituto dai vv. 7-16, diverse parole risultino intelligibili, cosicché è
possibile inferire che il poeta vi descrivesse il cordoglio per la morte
della regina e gli onori funebri a lei tributati: ] ¢nte‹j ðdurmoí / ] mía
toûto fwn£ / ßmetéra] basíleia froÚda / t]í paqën ¢pésbh; / ß d]è
cÚdan d…daske lÚpa / ] mégaj gamétaj ÐmeÚn_ / ]an próqesin pÚr’
a‡qein / ] leptòn Ûdwr / Qét]idoj tà péraia bwmîn / ].[..]wde Q»ba,
a partire dal v. 17 la lacuna si aggrava ulteriormente, rendendo
estremamente arduo qualunque tentativo esegetico a proposito dei vv.
17-38.
Al termine della lacuna il componimento riprende con il sopra citato v.
39: PrwtÖi mèn ïd’ tÚmoi kat£go[nto f©mai.
La menzione di Proteo, divinità marina dotata di capacità profetiche,
trova giustificazione alla luce della sua connessione con l’isola di
604
Dieg. X 10-13: 'Agétw qeÒj, oÙ gàr gë d…ca tînd’ ¢e…dein `Ekqéwsij 'ArsinÒhj: fhs…n dè
aÙt¾n ¢nhrp£sqai Øpò tîn DioskoÚrwn kaì bwmòn kaì témenoj aÙtÁj kaqidràsqai pròj tù
mpor…J.
605
Il titolo del frammento, anch’ esso, come l’ argomento, molto probabilmente tardo, è infatti
EKQEWSIS ARSINOHS.
606
Del rapimento di Arsinoe da parte dei Dioscuri parla già l’ argomento. La notizia viene ribadita dallo
scolio al v. 38: Øpò tîn DioskoÚrwn ¹rp£sqai.
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