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Mimiambo II, 10-15
(…) prostáthn [..]i MennÖn,
æg]Î d’ [ ;Aristof]Ïnta< pùx [ne]níkhken
Men]nÖj, [;Aris]tofÏn dè k[½ti] nûn ¥gcei:
…] æst’ ¢[lhq]éa taûta, to[û Ó]líou dúntoj
...].qetw[...]wn ¥ndrej .[..]claînan
...].nwse[.]o†_ prostát[+ t]eqÍrhgmai
(…) Per patrono ha Menne,
io Aristofonte: nel pugilato ha vinto
Menne, ma Aristofonte [ancora] adesso strangola;
…è vero questo, dopo il tramonto del sole
……….signori………………..mantello
……..di quale patrono mi faccio usbergo.
Il secondo mimiambo erondeo ha come singolare ambientazione un’ aula
di tribunale 326 . Al cospetto dei giudici di Cos il meteco Battaro, di
professione un lenone, porta avanti la sua arringa contro un altro
meteco, Talete, un naÚklhroj accusato di aver usato violenza contro
una delle ragazze al suo servizio. Dopo un incipit che riecheggia lo stile
dell’ oratoria attica, in cui viene esaltata l’ uguaglianza della legge per
tutti, a prescindere dai nobili natali o dalla fama 327 , Battaro
furbescamente si volge a lamentare 328 con toni patetici ed iperbolici la
sua indigenza 329 , sottolineando al contempo l’ agiatezza di Talete 330 .
326 Come è stato rilevato dallo Smotrytsch 1966, p. 68, una situazione simile, cioè un’ azione
giudiziaria, da quanto risulta dalle testimonianze letterarie a noi giunte, non era stata mai portata in
scena prima.
327 Cfr. ad es. Dem. XXI 143; Isocr. XX 19.
328 Tale lamentela va infatti intesa come una captatio benevolentiae.
329 Nella descrizione della propria povertà Battaro riecheggia peraltro Ipponatte. Non solo l’
affermazione di non possedere denaro a sufficienza per poter comprare il pane, v. 4, ma soprattutto la
descrizione del suo abbigliamento al v. 23: n gÍ tr…bwna kaì Þskéraj sapràj ›lkwn, con la
menzione del tr…bwn e delle ipponattee Þskérai, cui viene contrapposta la cla‹na di Talete, l’
indumento tanto agognato da Ipponatte, richiamano alla mente i versi del “poeta maledetto”. Cfr. frr.
42b, 2 e 43, 3 D.= frr. 4, 2 e 6, 3 Md. La contrapposizione tra tr…bwn e cla‹na si incontra anche in
Aristoph., Vesp., 1132: tòn tr…bwn’ ¥fej, thndì dè cla‹nan ¢naboloû tribwnikîj.
330 Cfr. vv. 1-4: ¥ndrej dikastaí, tÁj genÁj m[èn] o÷k sté / Óméwn kritaì dÔkouqen oødè [t]Áj
dóxhj / oød’ eê QalÖj mèn o*utoj Þxíhn tÕ[n] nhûn / œcei tal£ntwn pént’, gë dè m[h]d’ ¥rtouj.
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