Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Viene a tal punto introdotto dal poeta un brevissimo brano ecfrastico 651<br />
che si <strong>di</strong>spiega dal v. 78 al v. 86. L’ attenzione del poeta non risulta<br />
tuttavia focalizzata principalmente sui soggetti raffigurati sugli arazzi.<br />
All’immagine <strong>di</strong> Adone il poeta si de<strong>di</strong>ca infatti sommariamente solo ai<br />
vv. 84-85, allorché egli accenna, attraverso la voce <strong>di</strong> Prassinoa, al<br />
giaciglio argenteo del fanciullo, e dunque alla sua posa <strong>di</strong>stesa, v. 84, e<br />
alla barba leggera che copre il suo volto, e dunque al suo aspetto<br />
giovanile, v. 85. I versi precedenti sono altresì de<strong>di</strong>cati alla descrizione<br />
delle reazioni emotive delle protagoniste del mimo <strong>di</strong> fronte all’opera<br />
d’arte.<br />
I giu<strong>di</strong>zi espressi dalle due donne si estrinsecano in un’ammirazione<br />
stupita per l’abilità <strong>degli</strong> artisti. Ad una prima esclamazione da parte <strong>di</strong><br />
Gorgò, vv. 78-79, che encomia la natura variopinta, la finezza e la<br />
grazia dei <strong>di</strong>segni, segue il commento <strong>di</strong> Prassinoa, che ne esalta la<br />
precisione, il realismo e la vivezza, vv. 81-83: poîoi zwográfoi<br />
tÞkribéa grámmat’ œgrayan. / `Wj œtum’ ˜stákanti kaì æj œtum’<br />
n<strong>di</strong>neànti, / œmyuc’, oÙk nufant£ (…).<br />
Come si è constatato 652 , il rilievo conferito alla verosimiglianza delle<br />
immagini è un tratto topico dei brani ecfrastici 653 già fin dall’epoca<br />
arcaica 654 ; tuttavia l’esaltazione del verismo delle figure trova massima<br />
espressione nell’ œkfrasij alessandrina. Tale istanza si configura in<br />
primo luogo come il riflesso del nuovo gusto e delle nuove tendenze<br />
dell’arte ellenistica, tesa a riprodurre i soggetti <strong>di</strong>pinti, <strong>di</strong>segnati o<br />
scolpiti, per mezzo <strong>di</strong> una cura così attenta per il dettaglio, e <strong>di</strong> uno<br />
zelo tecnico talmente minuzioso, da conferire all’immagine una forte<br />
impressione realistica. I termini impiegati da Prassinoa a proposito dei<br />
<strong>di</strong>segni sugli arazzi – ¢krib»j, œtumoj, œmyucoj – manifestano proprio<br />
l’ammirazione per la perizia tecnica <strong>degli</strong> artisti, e per la<br />
verosimiglianza e la vivezza che ne derivano nelle immagini. Si può<br />
dunque certamente inferire che, tramite il lessico con cui Teocrito fa<br />
esprimere Prassinoa, l’Alessandrino si faccia testimone <strong>degli</strong><br />
651<br />
Su questi versi cfr. Nicosia, 1968.<br />
652<br />
Cfr. supra cap. III.<br />
653<br />
Cfr. Fusillo, op. cit, pp. 300-301. Ciò vale anche in ambito latino; cfr. ad es. Ovi<strong>di</strong>o Met. VI, 104:<br />
Maeonis elusam designat imagine tauri / Europam: verum taurum, freta vera putares.<br />
654<br />
Cfr. le osservazioni fatte a proposito dello Scudo pseudo-esiodeo nel cap. IV.<br />
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