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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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da parte <strong>di</strong> Licida a Simichida, che avviene pochi versi oltre, 128-<br />

129 150 , venga riprodotta la scena, contenuta nel prologo della Teogonia,<br />

30-32, dell’ investitura poetica <strong>di</strong> Esiodo da parte delle Muse sull’<br />

Elicona 151 , per mezzo del dono dello skÁptron.<br />

La riproduzione della scena viene contestualizzata da Teocrito, che la<br />

attualizza. Il ruolo delle Muse esiodee viene infatti trasferito a Licida,<br />

un capraio vero e proprio, come si deduce dal suo abbigliamento 152 , ma<br />

che mantiene un elemento <strong>di</strong>vino, il sorriso 153 , proprio per rendere<br />

perspicua l’ assimilazione alle Muse 154 ; assimilazione che peraltro viene<br />

ulteriormente palesata al v. 129 tramite la definizione k Mois©n<br />

xein»ion che Teocrito riferisce al lagwbÒlon ricevuto in dono. La<br />

scelta <strong>di</strong> Teocrito <strong>di</strong> trasferire il ruolo delle Muse a un capraio viene<br />

operata in virtù del carattere della sua poesia: sia perché poesia<br />

bucolica, che ha cioè come oggetto il mondo pastorale, sia per esigenze<br />

<strong>di</strong> realismo.<br />

Se la scena dell’ investitura rappresenta già <strong>di</strong> per sé un chiaro segnale<br />

della connessione che Teocrito intende instaurare allusivamente con<br />

Esiodo, l’ inserimento del termine Þl£qeia ne è un ulteriore, specifico,<br />

in<strong>di</strong>catore. Esso rappresenta infatti l’ eco dell’ esortazione delle Muse<br />

ad Esiodo, contenuta all’ interno del prologo, a farsi poeta <strong>di</strong> “verità”,<br />

Theog. 27-28: ‡dmen yeÚdea poll¦ lšgein tÚmoisin Ðmo‹a, / ‡dmen<br />

d' eât' qšlwmen ¢lhqša ghrÚsasqai. Naturalmente la verità ad<strong>di</strong>tata<br />

da Esiodo è <strong>di</strong> ben altra natura rispetto a quella teocritea; è una verità<br />

che si delinea quasi per litote: rappresenta cioè l’ antitesi alle<br />

menzogne narrate dall’ epos. Pur facendosi portavoce <strong>di</strong> una verità 155<br />

<strong>di</strong>fferente dalla verità-realtà 156 <strong>di</strong> Teocrito – ma che pure caratteri<br />

150<br />

TÒss’ æf£man: Ö dé moi tò lagwbÒlon, ¡dù gel£ssaj / æj p£roj, k Mois©n xein»ion<br />

êpasen e%imen.<br />

151<br />

Kaì moi skÁptron œdon, d£fnhς riqhléoς Ôzon / dréyasai qhhtÒn : népneusan dé moi<br />

aÙd¾n / qéspin, †na kle…oimi t£ t’ ssÒmena prÒ t’ Ònta.<br />

152<br />

Cfr. vv. 15-19: k mèn gàr las…oio dasÚtricoς e%ice tr£goio / knakòn dérm’ êmoisi néaς<br />

tam…soio potÒsdon, / ¢mfì dé oƒ st»qessi gérwn sf…ggeto péploς / zwstÁri plakerù, ·oikàn<br />

d’ œcen ¢griela…w / dexiter´ korÚnan (…).<br />

153<br />

La menzione del sorriso <strong>di</strong> Licida ricorre a più riprese: v. 20: Ômmati mei<strong>di</strong>Òwnti, gélwj dé oƒ<br />

e‡ceto ce…leuj; v. 42: ¡dù gel£ssaj e al v. 128, ove si incontra ancora la formula ¡dù gel£ssaj.<br />

154<br />

Peraltro Licida viene introdotto sulla scena da Teocrito attraverso un linguaggio che ricalca quello<br />

usato da Omero per introdurre le scene <strong>di</strong> epifania <strong>di</strong>vina, v. 14: œxoc’ ókei.<br />

155<br />

Cfr. anche il v. 10 delle Opere: gë dé ke PérsV t»tuma muqhsa…mhn.<br />

156<br />

Utilizzo qui il nesso proposto da M.G. Bonanno, art. cit. p. 464.<br />

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