Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Qualche perplessità a proposito della identità di longevità di ninfe e
piante potrebbe venire ingenerata esclusivamente da Apollonio Rodio,
II, 476-83:…`O gàr o%ioj æn oÜresi déndrea témnwn / dÔ poq’
`Amadruádoj Númfhj Þqérixe lit£wn, / ¼ min Ñduroménh Þdinù
meil…sseto múqJ / m¾ taméein prémnon druòj ¼likoj, Î œpi poulùn
/ a„Ïna tr…beske dihnekéj: aÙtàr Ð t»n ge / Þfradéwj œtmhxen
Þghnor…V / neÒthtoj. / Tùd’ ¥ra nhkerdÁ Númfh pÒren o%iton
ðp…ssw / a÷tù kaì tekéessin. (…). In questi versi Apollonio modifica
la versione pindarica secondo cui Roico - trasformato nel padre di
Parebio -, aveva salvato l’ albero cui era legata la ninfa, e lo rende
colpevole dell’ abbattimento della pianta; ad essa tuttavia sembra
sopravvivere la ninfa 565 , dal momento che Apollonio fa menzione di una
funesta vendetta da parte dell’ Hamadriade su Parebio e sulla sua stirpe,
v. 483 – Tùd’ ¥ra nhkerdÁ Númfh pÒren o%iton ðp…ssw / a÷tù kaì
tekéessin. (…). Poiché Apollonio, nel menzionare la vendetta,
sembrerebbe alludere a un momento successivo – ðp…ssw –
all’abbattimento dell’albero, la testimonianza dell’Alessandrino non
risulta del tutto chiara a proposito del destino della ninfa. Ciò che
tuttavia da essa risulta evidente, è l’ adesione alla tradizione nel
ribadire il forte legame simbiotico tra le ninfe e gli alberi ad esse
coetanei. Va osservato inoltre che la testimonianza apolloniana, qualora
si accolga l’interpretazione della sopravvivenza della ninfa al suo
albero, potrebbe comunque non essere probante a proposito
dell’esistenza di ulteriori versioni mitiche relative alla sopravvivenza
delle Hamadriadi alle loro piante, poiché l’artefice della variazione
potrebbe essere identificato con lo stesso Apollonio.
Anche Callimaco sembra inserirsi nel solco di questa tradizione. Il
poeta innesta l’episodio di Melia nel contesto della fuga delle località
geografiche divinizzate o impersonate da ninfe 566 , per alludere alla fuga
della Beozia, simboleggiata dall’Elicona, sulla cui cima si trova la dràj
Þnétreye kaì tÕn gÖn cÍmati Ëcúrwsen. Ó dè númfh {Crusopéleia tÕn klÖsin kat’ EÜmelon}
sunelqoàsa a÷tù #eteken #Elaton kaì ;Amfidámanta, æx *wn eêsin oë ;Arkádej {éj fhsin
'Apollènioj (2, 475) }.
565
Cfr. Nonno XXXVII, 18-21.
566
Cfr. vv. 70-78. La descrizione della fuga delle località geografiche riprende al v. 99, a seguito della
profezia di Apollo.
172