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Si sono così citati passi quali Hom., Od. IV, 157: keínou méntoi Ód’ uƒòj t»tumon (…); Aesch., Choeph. 948-50: œqige d’ n m£cai ceròj t»tumoj / Diòj kÒra, Díkan, dé nin / prosagoreÚomen; Soph. Trach., 1064: ’W paî, genoû moi pa‹j t»tumoj gegèj, i quali trovano riscontro in Apollonio Rodio, I, 142-44, oÙ mèn Óg’ Ãen ”Abantoj t»tumon, ¢llà min aÙtòj / ge…nato kudal…moij nar…qmion A„ol…dVsin / Lhto@idhj, (...), III, 358, e„ d’ aÙtoà KrhqÁoj t»tumon sti genéqlhj; III, 402, e„ gàr t»tumÒn ste qeîn génoj (…); nonché in Callimaco stesso, fr. 617 Pf. 537 : p£ntej ¢f’ `HraklÁoj t»tumon †œssa kÍmou†. / œxoca d’ æn pedíoij o‰ pÒlin òkísate / 'Italîn. La sostituzione di t»tumoj con teÒj nel passo sopra citato, ha verosimilmente lo scopo di emulare la dizione epica; non solo poiché teÒj, come si è constatato, è peculiare termine omerico, bensì anche perché Omero è l’unico autore greco ad alternare t»tumoj con teÒj in relazione alle genealogie 538 . Così in Od. III, 121-23, riguardo alla discendenza di Telemaco da Odisseo, allorché Elena osserva: …d‹oj 'Odusseùj /…pat¾r teÒj, e„ teÒn ge / keínou œgkonÒj ssi (…), viene impiegata la iunctura e„ teÒn, senza che vi venga espresso, come di consueto, un reale scetticismo; la iunctura e„ teÒn si incontra anche in Od. IX, 528-29, col medesimo valore rafforzativo, allorché Polifemo dichiara la sua discendenza da Poseidone: klàqi, Pose…daon gai»oce kuanoca‹ta: / e„ teÒn ge sÒj e„mi, pat¾r d’ mòj eÜceai e%inai ; infine in Od. XVI, 300, Odisseo vi sancisce la sua consanguineità con Telemaco: e„ teÒn g’ mÒj ssi kaì a†matoj ¹metéroio. Anche in tal caso l’intento zelotico-ludico nei confronti della dizione omerica è piuttosto evidente. Pur rifacendosi a un uso linguistico caratteristico di Omero, Callimaco non rinuncia a variare le forme, scindendo ancora una volta teÒn dalla tipica iunctura e„ teÒn, per impiegare il lessema all’ interno di un sintagma, ove, perdendo il suo tipico valore avverbiale, assume quello di aggettivo. 537 Su questo frammento vedi infra. 538 È infatti successivamente a Omero che diviene tipico l’ impiego di t»tumoj in contesti in cui vengano menzionate le stirpi. Cfr. Headlam, op. cit., il quale osserva che t»tumoj “is frequently used in later Greek in connexion with descent”. 165
Fr. 780 Pf. æj tà Thmen…doj crÚseon génoj Come davvero l’ aurea stirpe della Temenide 539 Il segmento esametrico sopra citato viene inserito da Pfeiffer tra i Fragmenta incerti auctoris. Il valore del neutro plurale tà 540 va con ogni verosimiglianza ritenuto avverbiale, come suggerisce Pfeiffer 541 , che sulla scorta di Maas 542 prospetta l’ equivalenza æj tà = æj Þlhqîj. La presenza del sostantivo génoj indurrebbe a postulare che la forma tá fosse correlata a un verbo indicante discendenza, secondo la consuetudine dei poeti greci di confermare la veridicità delle genealogie citate 543 . Poiché sappiamo che Temeno era un Eraclide 544 , e che la sua unica figlia, Irnetò, aveva sposato un altro Eraclide 545 da cui aveva generato tre figli maschi e una femmina 546 , si può forse supporre che nel seguito del frammento venisse fatta menzione della discendenza della stirpe dei Temenidi da Eracle. A sostegno di questa interpretazione è stato posto 547 in parallelo il fr. 617 Pf.: p£ntej ¢f’ `HraklÖoj t»tumon †œssa kÍmou† / œxoca d’ æn pedíoij o‰ pÒlin òkísate / 'Italîn, in cui, tramite il neutro avverbiale t»tumon, Callimaco sancisce la veridicità della discendenza dei fondatori di Taranto da Eracle 548 . 539 La traduzione è mia. 540 La forma tá non è attestata altrove, ma riecheggia il neutro plurale te£ presente in Il. XX, 255: pÒll’ te£ te kaì oÙcí: cÒloj dé te kaì tà keleÚei, ove tuttavia l’aggettivo assume valore sostantivato. Pertanto, qualora il frammento appartenga realmente a Callimaco, la tendenza a variare le forme omeriche ne risulterebbe ancora una volta confermata. 541 Op. cit. II, p. 483. 542 Così Maas, 1929, p. 300 “sondern æj t£ Call. Fr. an. 283, cf. æj túmwj, æj thtúmwj”. 543 Vedi supra. 544 La tradizione lo vuole re di Argo; cfr. Herodot. 8, 137; Plat. Leg. 683d, 692b; Paus. 2, 18, 7. 545 Deifonte; cfr. Pfeiffer, op. cit., II, p. 483, ad loc.: Thmen…j, i.e. Temeni Heraclidae filia unica ÙrneqÍ, uxor Deiphontae (qui et ipse Heraclides est). 546 Cfr. Paus. II, 28, 6. 547 Cfr. Pfeiffer, op. cit., II, p. 483, ad loc. 548 Sebbene il nome del capostipite sia menzionato – ¢f’ `HraklÖoj –, anche il fr. 617 Pf. suscita difficoltà a causa dell’ assenza del verbo della principale nel primo verso. Per l’esegesi di questo frammento vedi infra. 166
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tód’ Þlhqéj ai topoi condensat
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poeta alessandrino aveva profondiss
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Epigramma XIII % H ·’ ÙpÕ soˆ
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CAPITOLO III Eronda: ¢lhqeíh/Þlh
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Gli aggettivi neutri plurali ¢lhq
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Mhtrotímhj œrga Kottálou taûta
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1275-77, nel tentativo di scuotere
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Il valore assunto dall’ aggettivo
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IV. a - teÒj Il sinonimo di Þlhq
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Nel primo passo citato, I, 153-55:
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la realtà oggettiva, a lui chiaram
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esito felice del viaggio, nel caso
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n kaì Fr…xoj œhn Minu»ioj, æj
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del verismo, e l’ impiego di uno
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All’ interno delle Argonautiche l
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A. D. Knox-W. Headlam, Herodas, the
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P. Bing, The Well-Read Muse. Presen
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M. A. Harder, “Generic Games” i
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L. Malten, Ein neues Bruchstück au
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R. Scodel, Wine, Water and Antheste
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G. Zanker, Realism in Alexandrian p
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