Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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testimonianze, il sintagma ›lkein prof£seij veniva dunque impiegato<br />
per alludere alla formulazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso falso, implicando l’ idea<br />
<strong>di</strong> contraffazione della verità. Peraltro, a prescindere dal nesso<br />
sintagmatico in cui si trova incastonato, va osservato che in età<br />
ellenistica il termine prÒfasij veniva ormai esclusivamente impiegato<br />
col significato <strong>di</strong> “pretesto” cioè <strong>di</strong> “motivo falso 302 ”. Gastrone non si<br />
limita così a negare <strong>di</strong> aver mai visto Anfitea, bensì <strong>di</strong>chiara<br />
apertamente che Bitinna insinua contro <strong>di</strong> lui accuse fasulle, non<br />
corrispondenti con la realtà.<br />
Le parole <strong>di</strong> Gastrone si rivelano tuttavia del tutto inefficaci a sedare l’<br />
ira e la gelosia della donna, che spinta dal desiderio <strong>di</strong> vendetta lo<br />
minaccia <strong>di</strong> terribili torture 303 . In preda al terrore lo schiavo tenta allora<br />
una nuova strategia, piegandosi a confessare la colpa attribuitagli dalla<br />
sua padrona, vv. 26-27: Bítinna, ¥fej moi tÕn ¡martíhn taÚthn. /<br />
¥nqrwpÒj eêmi, ¼marton: (…).<br />
Nemmeno l’ ammissione <strong>di</strong> colpa da parte <strong>di</strong> Gastrone, <strong>di</strong> cui Eronda<br />
non ci lascia chiaramente intendere l’ autenticità 304 , sortisce tuttavia<br />
alcun effetto su Bitinna, che, rimanendo inflessibile, riba<strong>di</strong>sce la sua<br />
volontà <strong>di</strong> fargli infliggere un castigo esemplare, che, come lo schiavo<br />
osserva al v. 35, avrebbe avuto come probabile esito la morte, vv. 31b-<br />
34: mÕ láq+ luqeìj skéyai. / ¥g’ aÙtòn e„j tò zÔtreion pròj<br />
“Ermwna / kaì cil…aj mèn j tò nÏton gkÒyai / aÙtù kéleuson,<br />
cil…aj tÍ gastr….<br />
Gastrone, incapace <strong>di</strong> trovare un escamotage <strong>di</strong>alettico adeguato, si<br />
riattesta allora sulla sua posizione iniziale, e, ritrattando la sua<br />
confessione, torna a negare il tra<strong>di</strong>mento, vv. 35-36.<br />
Nei versi imme<strong>di</strong>atamente successivi peraltro si presentano a Lisistrata tre donne, le quali adducono le<br />
loro motivazioni per tornare a casa, tutte palesemente inatten<strong>di</strong>bili; cfr. vv. 728-761.<br />
302 Asheri, 1988, p. 283, osserva che “prÒfasij in Erodoto è il motivo ufficiale o formale, che non è<br />
necessariamente il motivo vero, sebbene non sia sempre un motivo falso”. Ciò che osserva Asheri<br />
riguardo al significato prÒfasij in Erodoto vale per tutta la letteratura precedente all’ epoca ellenistica:<br />
cfr. ad es. Thuc. 1, 23: Þlhqestáth prÒfasij; in generale sul valore del termine prÒfasij cfr.<br />
Pearson 1952, pp. 205-223; Schäublin 1971, pp. 133-144; Robert 1976, pp. 317-342.<br />
303 Cfr. vv. 10b-13: toûton dÖson - ¢ll’ œq’ ›sthkaj; - / tÕn ëmamÔqrhn toû kádou tacéwj<br />
lúsaj. / Àn mÕ kata…kisasa tÍ s’ ÓlV cèrV / parádeigma qî, mâ me qÍj gunaîk’ e%inai; 23-<br />
25:...Purr…h, klaúsei< / ñrÏ se dÔkou pánta mâllon À deûnta< / sússfigge toùj ÞgkÏnaj,<br />
œkprison dÔsaj.<br />
304 Su ciò cfr. Di Gregorio, op. cit., p. 60; Simon, op. cit. p. 27, n. 16.<br />
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