Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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L’ aggettivo nhmertÔj contrad<strong>di</strong>stingue dunque la veracità <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>vino e premonitore. Sebbene la iunctura nhmert¾j màqoj in<br />
Omero sia assente 428 , va segnalata, all’ interno dell’ O<strong>di</strong>ssea, l’<br />
altissima incidenza dell’ aggettivo in relazione all’ atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scorsi profetici o <strong>di</strong>vini. In Od. XII, 112, O<strong>di</strong>sseo chiede a Circe una<br />
“parola infallibile” sulle modalità per superare illeso Scilla e Carid<strong>di</strong>:<br />
e„ d’ ¥ge d» moi toàto, qe£, nhmertèj œnispe. In Od. XI, Tiresia<br />
impiega l’ attributo due volte in relazione alle proprie profezie, al v.<br />
96: a†matoj Ôfra p…w kaí toi nhmertéa e‡pw; e al v. 137: tà dé toi<br />
nhmertéa e‡rw; e una volta in relazione alle potenziali rivelazioni<br />
delle ombre dell’ Ade, v. 147-48: Ón tina mén ken ´j nekÚwn<br />
katateqnhèton / a†matoj ¥sson #imen, Ð dé toi nhmertèj n…yei.<br />
Infine in Od. V, 300, nhmert¾j viene riferito da O<strong>di</strong>sseo alle parole <strong>di</strong><br />
Calipso: de…dw m¾ d¾ p£nta qeà nhmertéa e%ipen.<br />
Oltre che per il suo sapore para-formulare, il v. 810 andrà così messo in<br />
correlazione con i numerosi passi o<strong>di</strong>ssiaci in virtù della preferenza<br />
accordata all’ attributo nhmertÔj, in rapporto ad un <strong>di</strong>scorso profetico,<br />
emanante da voce <strong>di</strong>vina.<br />
L’ aggettivo nhmertÔj viene nuovamente associato alla parola <strong>di</strong> Era in<br />
IV, 1184: (…) peì nhmertéa b£xin / ! Hrh piproéhken. (…).<br />
Dopo aver celebrato in tutta fretta nozze notturne scevre da cerimonie<br />
sull’ isola dei Feaci, all’ alba Giasone e Medea vengono festeggiati<br />
dall’ intera popolazione, informata del matrimonio per opera <strong>di</strong> Era 429 .<br />
La parola <strong>di</strong> Era viene in questo caso definita nhmertÔj, non in virtù<br />
della prescienza <strong>di</strong>vina, bensì della realtà oggettiva dell’ evento<br />
<strong>di</strong>vulgato, già verificatosi. L’ attributo contrad<strong>di</strong>stingue comunque un<br />
<strong>di</strong>scorso rivelatore originato da un <strong>di</strong>o, cosicché il suo uso manifesta<br />
un’ analogia con il passo precedente.<br />
428 In Omero l’ aggettivo, in connessione ai verba <strong>di</strong>cen<strong>di</strong>, si incontra in qualità <strong>di</strong> attributo, in unione al<br />
sostantivo œpoj un’ unica volta, Il. III, 204: % W gÚnai, Ã m£la toàto œpoj nhmertèj œeipej.<br />
429 Come osserva Paduano, op. cit., p. 661, la <strong>di</strong>vulgazione della notizia delle nozze da parte <strong>di</strong> Era, deve<br />
essere interpretata nell’ ottica della sua influenza sulla futura decisione <strong>di</strong> Alcinoo, il quale avrebbe<br />
acconsentito a prendere le parti dei due giovani, rifiutandosi <strong>di</strong> consegnare Medea ad Eeta, solo nel caso<br />
in cui la fanciulla avesse già perso la verginità.<br />
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