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CAPITOLO II
Teocrito: Þl£qeia/ ÞlaqÔς/ ¢laqinÒj
Idillio VII, 42-44
ìj æf£man æp…tadej: ñ d’ a„pÒloj ¡dù gel£ssaj
“tán toi, œfa, korúnan dwrúttomai, oÛneken ss…
pân æp’ Þlaqeí= peplasménon æk Diòj œrnoj”
“Così dissi di proposito, e il capraio, ridendo dolcemente, / “Il mio
bastone” disse “voglio donarti, perché sei / un virgulto di Zeus tutto
forgiato sulla verità”.
Il v. 44 dell’ Idillio VII di Teocrito ha suscitato l’ interesse e l’
attenzione di numerosissimi studiosi. Il punto di partenza da cui si sono
poi sviluppate e hanno preso corpo le varie interpretazioni del passo è
consistito nel tentativo di fornire una risoluzione esegetica plausibile
all’ originale nesso sintagmatico pân æp’ Þlaqeí= peplasménon,
tentativo che ha poi portato ad enucleare l’ identificazione del termine
Þl£qeia con uno dei concetti-chiave della poetica teocritea, soprattutto
per opera di G. Serrao 138 .
E’ in primo luogo necessario inquadrare il passo. Recandosi a una festa
in onore di Demetra – le Talisie – uno dei due protagonisti dell’ idillio,
Simichida, alter-ego dello stesso Teocrito 139 , incontra il capraio Licida
e gli propone una gara di canto da svolgersi lungo il tragitto. Dopo un’
ammissione di inferiorità rispetto ad altri poeti da parte di Simichida,
138 Cfr. 1971; Id. 1978, pp. 911-948; Id. 1979b, pp. 200-220.
139 L’ identificazione tra Simichida e Teocrito è ormai generalmente accolta da tutti gli studiosi. Cfr.
Gow., 1952, II, p. 129; van Groningen, 1959, pp. 37-38; Puelma, 1960, pp. 158-160; Serrao, 1971, pp.
13-14; Zagagi, 1984, pp. 427-428; Negro, AALig 2001, 6a ser. 4, pp. 225-231.
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