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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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orientamenti artistici dell’epoca. Al contempo, a scopo mimetico,<br />

tramite la descrizione delle impressioni suscitate dalle immagini nelle<br />

donne, il poeta registra la prospettiva della gente comune sull’opera<br />

d’arte. Come ha rilevato Pollitt 655 infatti, sebbene il concetto <strong>di</strong><br />

“ÞlÔqeia artistica”, intesa come realismo e accuratezza nella<br />

riproduzione dell’immagine, fosse stato <strong>di</strong>battuto in seno alle riflessioni<br />

teoriche e alle <strong>di</strong>squisizioni eru<strong>di</strong>te sull’arte, l’ aderenza alla realtà era<br />

uno <strong>degli</strong> elementi maggiormente apprezzati dagli strati popolari, e<br />

qualificato come ÞlÔqeia.<br />

Nel quarto mimiambo erondeo, come si è visto 656 , due donne<br />

appartenenti al popolo si de<strong>di</strong>cano alla descrizione delle opere d’arte<br />

presenti all’interno e all’esterno dell’ Asklepieion <strong>di</strong> Cos, esaltando<br />

principalmente il realismo e la vivezza delle raffigurazioni. Cinno, una<br />

delle due protagoniste del mimiambo, in riferimento ai quadri <strong>di</strong> Apelle<br />

esclama, vv. 72-73: ¢lhqinaí, fílh, gàr aƒ 'Efesíou ceîrej / æj<br />

p£nt’ 'Apelléw gr£mmat’: (…). Come si è osservato, poiché tramite<br />

l’impiego dell’aggettivo ¢lhqinój Cinno si avvale <strong>di</strong> una terminologia<br />

tecnica, ostentando così mo<strong>di</strong> raffinati e millantando cultura artistica,<br />

Eronda mira verosimilmente a fornirne una rappresentazione<br />

caricaturale. L’ altra protagonista del quarto mimiambo erondeo,<br />

Coccale, la quale personifica altresì la popolana priva <strong>di</strong> pretese<br />

culturali, palesa il suo ammirato stupore per la verosimiglianza delle<br />

immagini, tramite una serie <strong>di</strong> espressioni che rispecchiano spontanee<br />

reazioni emotive. Lo si desume in particolare 657 dai vv. 32-34: prò tÏn<br />

podÏn goûn e#i ti mÕ líqoj, to#urgon, / æreîj, lalÔsei. mâ, crón_<br />

kot’ ênqrwpoi / kºj toùj líqouj !exousi tÕn zoÕn qeînai, o dal v.<br />

61: aƒ s£rkej oŒa qermà qermà phdîsai, o ancora dal v. 68: oÙcì<br />

zÒhn blšpousin ¹mšrhn p£ntej;, ove, a proposito delle immagini,<br />

impiegando un linguaggio del tutto scevro <strong>di</strong> tecnicismi, viene esaltata<br />

da Coccale quella vivezza che la Prassinoa teocritea, a proposito <strong>degli</strong><br />

655<br />

Op. cit.<br />

656<br />

Ve<strong>di</strong> supra cap. III.<br />

657<br />

Cfr. anche vv. 62-65: tËrgúreun dè púraustron (…) dokeûntej Ôntwj ¢rgÚreun pepoiÖsqai.<br />

196

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