Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Esiodo a tale impiego venne preferito quello <strong>degli</strong> aggettivi neutri<br />
corrispondenti 297 , fino a <strong>di</strong>venire in epoca alessandrina quasi l’<br />
esclusiva prassi linguistica. La <strong>di</strong>zione omerica ha verosimilmente lo<br />
scopo <strong>di</strong> accrescere la solennità del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Cerdone.<br />
Peraltro, per conferire maggiore cre<strong>di</strong>bilità alla sua presunta onestà,<br />
Cerdone non si limita a giurare p£nq’ Ós’ st’ êrá che ciò che egli ha<br />
affermato costituisce un’ ¢lhqeíh, bensì rimarca la sua franchezza 298 ,<br />
<strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> non proferire alcuna menzogna, per quanto “priva <strong>di</strong><br />
peso”, contrapponendo al sostantivo ¢lhqeíh il sintagma oÙd’ Óson<br />
·op¾n yeàdoj nel successivo v. 32.<br />
Sebbene la locuzione oÙd’ Óson ·opÔn non sia del tutto perspicua, il<br />
suo senso generico doveva rimandare all’ idea <strong>di</strong> “scarsa quantità”,<br />
ovvero “scarso peso”, in senso letterale e figurato 299 .<br />
L’ impiego del sostantivo ¢lhqeíh, associato a un verbum <strong>di</strong>cen<strong>di</strong>,<br />
implica dunque in questo caso l’ idea <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso privo <strong>di</strong> inganno e<br />
mendacità, e si configura così come l’ esatta antitesi <strong>di</strong> yeàdoj, cui<br />
viene espressamente contrapposto da Eronda nel verso successivo.<br />
297 In Esiodo il sostantivo ¢lhqeíh viene impiegato un’ unica volta, peraltro non a seguito <strong>di</strong> un verbo<br />
<strong>di</strong> “<strong>di</strong>re”; cfr. Op. 766-68:…trihk£da mhnòj ¢r…sthn / œrga t’ popteÚein ºd’ ¡rmali¾n<br />
datéasqai, / e%ut’ ¨n ¢lhqe…hn laoì kr…nontej ¥gwsin. Da Esiodo in poi l’ impiego del sostantivo<br />
ÞlÔqeia in connessione ai verba <strong>di</strong>cen<strong>di</strong> <strong>di</strong>venne nettamente inferiore a quello <strong>degli</strong> aggettivi neutri<br />
corrispondenti.<br />
298 Peraltro nel verso imme<strong>di</strong>atamente successivo, 34: ]Kérdwni mÕ b…ou Ônhsij, Cerdone si spinge<br />
ancora oltre, evocando su <strong>di</strong> sé una terribile punizione nel caso in cui si scoprisse spergiuro.<br />
L’evocazione <strong>di</strong> una punizione rappresenta un ulteriore espe<strong>di</strong>ente furbesco da parte <strong>di</strong> Cerdone, mirante<br />
a persuadere il suo u<strong>di</strong>torio, alla pari del giurare <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità.<br />
299 La locuzione è stata infatti, da taluni, sulla base <strong>di</strong> oÙd’ Óson=ne…quidem, (cfr. Headlam, op. cit. p.<br />
338; Terzaghi, op. cit. p. 87; Cataudella, op. cit., p. 103; Herzog, 1927, p. 36) riconnessa a sintagmi<br />
quali smikrà ·opÔ, attestato in Sofocle, O.T. 961; o æpì smikrâj ·opÖj attestato in Euripide, Hipp.<br />
1163, rimandanti alla lieve inclinazione della bilancia dovuta allo scarso peso sovrappostovi. Da altri<br />
(cfr. Cunningham, op. cit., p. 179; l’ ipotesi avanzata da Cunningham viene con<strong>di</strong>visa da Di Gregorio,<br />
op. cit. II, p. 254.) viene invece interpretata come un insieme <strong>di</strong> elementi da separare in oÙd’ Óson,<br />
perifrasi avverbiale da intendersi col significato <strong>di</strong> ne tantillum quidem, e ·opÔn giu<strong>di</strong>cato un oggetto<br />
retto da un verbo che doveva trovarsi nella parte lacunosa del verso. Il significato letterale <strong>di</strong> “scarso<br />
peso materiale” insito nella locuzione, probabilmente assume dunque in questo passo il senso metaforico<br />
<strong>di</strong> “scarso valore”.<br />
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