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In tal modo l’autore del carme XXV, palesando il gusto tipicamente alessandrino per i dettagli, ovvero il carattere erudito della sua poesia, specifica di non poter riferire Þtrekéwj sulla città di provenienza di Eracle, bensì esclusivamente sulla sua origine argiva. Esprimendo dubbio sull’esatta città natale dell’eroe, il poeta mostra infatti di essere a conoscenza di una tradizione che a tal proposito non risultava univoca. Nell’ Eracle, 1-3: t…j tòn Diòj sÚllektron oÙk o%iden brotÏn / ;Argeîon ;AmfitrÚwn’, Ön 'Alka‹Òj pote / œticq’ Ð Perséwj, patéra tÒnd’ `Hrakléouj; 674 , e nel fr. 591, 1-2 Kn.: moˆ patrìj mèn ”Argoj, Ônoma d’ `HraklÁj, / qeîn dè p£ntwn patròj xéfun DiÒj, Euripide addita in Argo la città d’ origine dell’ eroe 675 . Tuttavia nell’ Alcesti, 838-39: nûn deîxon o*ion pa‹dá s’ Ó Tirunq…a / ƒElektrúwnoj geínat’ ŒAlkmÔnhn Dií, il tragediografo nomina Tirinto 676 , e così fanno Callimaco, Inno ad Artemide 146:…to‹oj gàr ¢eì TirÚnqioj ¥kmwn 677 / ›sthke prò puléwn..., ed Erucio, A.P. 9, 237, 3: tî leiontopála Tirunqíw (…). Infine negli Eraclidi 136, proponendo un’ ulteriore variante che verrà seguita da Apollodoro 678 , Euripide menziona Micene: pémpei MukhnÏn deûro m’ EÙrusqeùj ¥nax. Il poeta del carme XXV dimostra così di conoscere tutte le varianti presenti nella tradizione, scegliendo tuttavia di non associarsi ad alcuna, bensì fornendo l’unico dato certo: l’origine argiva di Eracle. Questa è verosimilmente la ragione per cui Eracle, nella replica che si dispiega dal v. 193 al v. 281, pur narrando l’impresa del leone nemeo con numerosi dettagli, lascerà insoluta la questione sollevata da Fileo relativa alla sua città d’origine. 674 Cfr. anche vv. 13-16, ove in riferimento a Eracle, Euripide osserva: lipën dè Q»baj, oá katJk…sqhn gè, / Meg£ran te t»nde penqeroÚj te pa‹j mòj / 'Arge‹a te‹ch kaì Kuklwp…an pÒlin / çréxat’ o„ke‹n. 675 Cfr. anche Ep. Ad. 3. 8 (Powell, p. 76); A. Pl. (A) Damageto, 95, 1-2. 676 Cfr. anche Euphor. 51, 12 (Powell, p. 51). 677 Nel passo callimacheo Eracle viene denominato metaforicamente “incudine tirinzia”, probabilmente, come osserva Bornmann, op. cit., p. 72, alludendo “all’ invincibilità e instancabilità” dell’ eroe. 678 Cfr. 2. 4. 5. 203
Teocrito, Idillio II, 149-51 ke%ipe moi ¥lla te pollà kaì æj ¥ra Délfij œratai ke‡te nin aâte gunaikòj œcei pÒqoj e‡te kaì ¢ndrÒj oÙk œfat’ ¢trekèj ‡dmen, ¢tàr tóson: (...). “E tra molte altre cose mi ha detto che Delfi è innamorato. / Se questa volta lo tiene amore di donna, o anche di uomo, / diceva di non sapere precisamente, ma questo soltanto”. La forma avverbiale dell’aggettivo ¢trek»j, qui desunta dal neutro dell’attributo – ¢trekéj –, al v. 149 dell’ Idillio II viene associata, come nel caso precedente, al verbo o%ida. Dopo aver rievocato, rivolgendosi alla Luna, la vicenda del suo innamoramento per Delfi e la passione dei loro incontri, Simeta, la protagonista di questo mimo urbano 679 , narra nel finale del carme l’amaro epilogo della sua avventura amorosa, riferendo dell’abbandono subito dal giovane. La prolungata assenza di Delfi dalla sua casa, che Simeta lamenta al v. 157 – nàn màn dwdekata‹oj, ¢f’ ïte nin oÙdè pote‹don – trova motivazione alla luce del resoconto di una donna, di cui Teocrito non fornisce il nome 680 , la quale comunica a Simeta della nuova passione di Delfi, vv. 149-151. L’ identità della persona amata da Delfi è tuttavia oscura all’informatrice di Simeta, la quale dichiara di ignorarne perfino il sesso. Anche in questo caso, come nel precedente, il neutro avverbiale ¢trekéj designa la correttezza e l’esaustività della conoscenza. Osservando di non sapere ¢trekéj in relazione all’oggetto amato da Delfi, l’interlocutrice di Simeta insinua così un dubbio sulla natura della nuova passione del giovane e sulle propensioni sessuali di 679 Per un inquadramento più dettagliato del carme vedi supra cap. II. 680 Il poeta si limita a definirla madre della suonatrice di flauto Filista e di una certa Melixò; cfr. vv. 145-46:…¤ te Filístaj / máthr t©j ¡m©j aÙlhtrídoj ¤ te Melixoûj. 204
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA "TO
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letteratura medica, se da un lato h
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Alle soglie del V secolo a. C., nel
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Epigramma XVIII Náxioj o÷k æpì
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Epigramma XIII % H ·’ ÙpÕ soˆ
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un filo rosso tra i due passi anche
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vv. 100-101: kºpe… k£ nin Ònta
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Idillio XXIX, 1-3 O‡noj ð f…le
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serie di riflessioni intorno al cod
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Idillio XIII, 14-15 æj aÙtù kat
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fondamentalmente divenire Þgaqòj
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Va peraltro constatato che Pindaro,
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Poiché in questa iniziale sezione
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CAPITOLO III Eronda: ¢lhqeíh/Þlh
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Ciò che tuttavia si può certament
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Mhtrotímhj œrga Kottálou taûta
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1275-77, nel tentativo di scuotere
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Il valore assunto dall’ aggettivo
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IV. a - teÒj Il sinonimo di Þlhq
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III, 815-16 Kaì té oƒ ºélioj g
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Nel primo passo citato, I, 153-55:
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la realtà oggettiva, a lui chiaram
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esito felice del viaggio, nel caso
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All’ interno delle Argonautiche l
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valore formulare che si è constata
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predilezione accordata all’ agget
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