Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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del verismo, e l’ impiego <strong>di</strong> uno specifico “lessico del verismo” nei<br />
brani ecfrastici alessandrini, vanno certamente in parte riconnessi alle<br />
tendenze dell’ arte contemporanea, che si sostanziavano nella minuziosa<br />
cura del dettaglio e nella strenua ricerca del realismo dell’ immagine 380 .<br />
Se dunque l’ accento posto dal poeta dello Scudo sulla vivezza e<br />
verosimiglianza delle figure, quasi assente nell’ œkfrasij omerica 381 ,<br />
è, come osserva Belloni 382 , “già espressione <strong>di</strong> un realismo che la techne<br />
vorrebbe ora riprodurre e ancora misconosciuto all’ arte geometrica”,<br />
bisogna rilevare che questa stessa istanza caratterizza al massimo grado<br />
l’ œkfrasij alessandrina. Essa <strong>di</strong>viene così lo specchio <strong>di</strong> orientamenti<br />
che appartengono al contempo all’ arte e alla poesia, e in cui si<br />
intrecciano mirabilmente i riflessi <strong>di</strong> quel processo parallelo compiuto<br />
dal poeta e dall’ artista ellenistico, per cui il poeta cerca <strong>di</strong> rendere i<br />
suoi versi verosimili quanto la pittura dell’ epoca 383 .<br />
L’ evoluzione del modello ecfrastico, il cui realismo viene portato alle<br />
estreme conseguenze dai poeti ellenistici, non è così esclusivamente<br />
frutto delle suggestioni dell’ arte contemporanea.<br />
Teocrito ed Eronda la traducono anche attraverso una “reinvenzione”<br />
della forma, che da <strong>di</strong>egetica <strong>di</strong>viene <strong>di</strong>alogica 384 , consentendo al poeta<br />
<strong>di</strong> contemplarvi le reazioni emotive dei personaggi <strong>di</strong>nnanzi all’ opera<br />
d’ arte, in modo tale che esse contribuiscano a rendere la cifra del<br />
realismo delle immagini, <strong>di</strong>venendo esse stesse un ulteriore elemento<br />
realistico.<br />
Il genere letterario scelto da Apollonio, l’ epos, costringeva tuttavia il<br />
poeta a costruire un’ œkfrasij <strong>di</strong>egetica secondo lo schema<br />
¢trek»j, vv. 745-46:…tò d’ ¢nt…on ¢trekèj aÜtwj / calke…V de…khlon n ¢sp…<strong>di</strong> fa…net’<br />
„désqai. Su questo passo ve<strong>di</strong> infra.<br />
380<br />
Su questi argomenti, ve<strong>di</strong> supra, cap. III.<br />
381<br />
Cfr. tuttavia Il. XVIII, 418, ove a proposito delle ancelle <strong>di</strong> Efesto Omero osserva: crÚseiai,<br />
zwÍsin neVn…sin iku‹ai; cfr. anche vv. 539, 548. Su questo tipo <strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ni in Omero cfr. Prier<br />
1989, pp. 85-87 e 91-97.<br />
382<br />
Art. cit., p. 148.<br />
383<br />
Su questi argomenti cfr. Zanker 2004.<br />
384<br />
L’ œkfrasij “<strong>di</strong>alogica” viene adottata da Eronda nel quarto mimiambo e da Teocrito nell’ I<strong>di</strong>llio<br />
XV. Nell’ I<strong>di</strong>llio I, 27-56, Teocrito adotta invece una œkfrasij per così <strong>di</strong>re “monologica”: la<br />
descrizione del kissÚbion viene infatti eseguita da un unico personaggio, il quale tuttavia si rivolge al<br />
suo interlocutore; cfr. v. 42: fa…hj ken gu…wn nin Óson sqénoj llopieÚein. La voce del poeta risulta<br />
comunque filtrata.<br />
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