Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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umana. Analogamente, se riferiti a un oggetto, questi aggettivi ne<br />
in<strong>di</strong>cano talora la qualità eccelsa, cosicché in alcuni contesti si verifica<br />
una sorta <strong>di</strong> equazione “vero=eccellente nell’ambito <strong>di</strong> una determinata<br />
categoria”. Così ad esempio Senofonte 283 , in Oec. 10.3, crea una<br />
contrapposizione tra le vesti <strong>di</strong> porpora ¢lhqinaí e quelle dal colore<br />
sbia<strong>di</strong>to, xíthloi, in<strong>di</strong>cando così che le “vere porfur…dej” sono<br />
quelle che possiedono il tono cromatico più sgargiante: eê æpeirÍmhn<br />
se æxapatân (…) kaì porfur…daj xit»louj fa…hn ¢lhqinàj e%inai.<br />
In riferimento a un prodotto artigianale la sfumatura semantica <strong>di</strong><br />
ÞlhqÔj <strong>di</strong>viene in tal caso estetica 284 . La qualifica dell’œrgon come<br />
Þlhqéj viene infatti ad in<strong>di</strong>care che esso risponde pienamente ai<br />
parametri in base ai quali dovrebbe essere forgiato. L’ associazione <strong>di</strong><br />
ÞlhqÔj ad un manufatto denota così la perfezione della realizzazione, e<br />
cioè che l’oggetto “è stato prodotto proprio come andrebbe realmente<br />
prodotto”. Lo <strong>di</strong>mostra peraltro la traduzione “lavoro perfetto” che ne<br />
fornisce Di Gregorio. In tal modo l’aggettivo ÞlhqÔj viene ad<br />
implicare anche in questo passo un’idea <strong>di</strong> pregevolezza, cosicché si<br />
verifica la suddetta equazione “vero=eccellente”, in contrapposizione ad<br />
un’altra ipotetica “non vero=scadente”.<br />
Poiché l’oggetto in questione è un prodotto artigianale, l’ attributo<br />
viene comunque ad in<strong>di</strong>care, da un punto <strong>di</strong> vista logico, anche la<br />
maestria del suo artefice, poiché essa rappresenta la causa della sua<br />
perfezione. In tal senso questo passo si può, in modo generico,<br />
accostare al precedente IV 72: la veri<strong>di</strong>cità dell’oggetto, nel primo caso<br />
un quadro, nel secondo un paio <strong>di</strong> scarpe, deriva in entrambi i casi<br />
dall’abilità del loro demiurgo. Tuttavia la veri<strong>di</strong>cità del lavoro <strong>di</strong><br />
Apelle rimanda ad una precisa tecnica pittorica, per cui essa combacia<br />
283 In modo simile il poeta comico Amfide, nel fr. 26 K. A., applica l’ aggettivo ¢lhqinój al termine<br />
„cqÚj, e, sebbene l’ aggettivo si riferisca ad un animale, esso viene impiegato per alluderne alla<br />
prelibatezza, e dunque alla migliore qualità <strong>di</strong> pesce inteso come cibo: Óstij ¢gor£zwn Ôyon / xòn<br />
¢polaÚein „cqÚwn ¢lhqinîn, / ·afan‹daj piqume‹ pr…asqai, ma…netai.<br />
284 La connessione tra l’ aggettivo ¢lhqéj ed un oggetto risulta comunque essere molto rara. Oltre i casi<br />
citati si potrebbero menzionare Men. fr. 64 K. A., 5-6:… nàn ¢lhqinòn / e„j pélagoj aØtòn<br />
mbale‹j gàr pragm£twn; Polyb. 2, 61, 11; 3, 70, 5; 3, 115, 2. Non includo naturalmente in questa<br />
trattazione le applicazioni <strong>di</strong> ¢lhqÔj e ¢lhqinój a concetti astratti, sebbene spesso anche in questi casi<br />
gli aggettivi manifestino un’ idea <strong>di</strong> eccellenza; cfr. ad es Plat. Resp. 499 c: aÙto‹j œk tinoj qe…aj<br />
pipno…aj ¢lhqinÁj filosof…aj ¢lhqinÕj œrwj mpés+.<br />
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