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Idillio II, 149-154 ke%ipe moi ¥lla te pollà kaì æj ¥ra Délfij œratai. ke‡te nin aâte gunaikòj œcei pÒqoj e‡te kaì ¢ndrÒj oÙk œfat’ ¢trekèj ‡dmen, ¢tàr tóson: a„èn # Erwtoj ¢krátw æpeceîto kaì æj téloj õceto feÚgwn, k½faq’ Ó oƒ stefánoisi tà dèmata tÁna pÚkasqen. Taàta moi ¡ xe…na muq»sato, œsti d' ÞlaqÔj “E tra molte altre cose mi ha detto che Delfi è innamorato. / Se questa volta lo tiene amore di donna, o anche di uomo, / diceva di non sapere precisamente, ma questo soltanto: più volte libava / vino puro all’ Amore, e infine se ne andò in fretta / e diceva di aver adornato di ghirlande quella casa. / Questo mi raccontava l’ ospite, ed è veritiera”. L’ aggettivo ÞlaqÔj compare nuovamente all’ interno dell’ Idillio II al v. 154. In questo secondo caso ÞlaqÔj viene attribuito a persona 168 . L’utilizzazione di ÞlaqÔj in riferimento a persona per contraddistinguerne la sincerità non è particolarmente frequente nella letteratura greca. Se ne incontrano esempi 169 in Hes., Theog. 233: Nhréa d’ ¢yeudéa kaì ¢lhqéa ge…nato PÒntoς; Eur. Ion. 1537: ñ qeòς ÞlhqÕj À m£thn manteÚetai; Arist. E.N. 1108a 20: ñ mèn mésoς ÞlhqÔj tiς; Tryph. 641: Þlhqéoj ƒApÒllwnoj. Come si è constatato nel precedente capitolo 170 , ascritto a persona l’ attributo acquisisce talora anche una sfumatura etica, venendo ad indicare, oltre che l’ esattezza del dettato, anche l’ onestà morale dell’ individuo. In questo caso tuttavia l’ attributo denota fondamentalmente l’ aderenza alla realtà e la correttezza di un enunciato; la xe…na menzionata da Simeta viene infatti giudicata ÞlaqÔj per la veridicità delle sue parole. Rispetto al passo immediatamente precedente di questo idillio la 168 Sul sapore omerico del v. 154 e della formula tòn Þlaqéa mûqon œlexa del v. 94 analizzata nel precedente passo, cfr. N. E. Andrews, 1996, in particolare pp. 30-31 e 48-51. 169 Cfr. anche Pind. Ol. 2, 167: aÙd£somai nÒrkion lÒgon ¢laqe‹ nÒ_; Aesch. Sept. 439: Ó glÏss’ ÞlhqÕj g…gnetai katÔgoroς. 170 Vedi supra cap. I. 49
sfumatura semantica di ÞlaqÔj varia dunque leggermente. La donna che racconta a Simeta del nuovo amore di Delfi è definita ÞlaqÔj poiché i fatti da lei narrati trovano corrispondenza nella realtà. Nei versi immediatamente successivi infatti, 155-158, Simeta, introducendo con un g£r esplicativo il suo discorso, conferma la veridicità delle parole della sua ospite constatando come esse abbiano riscontro nei fatti: Ã g£r moi kaì trìς kaì tetr£kiς ¥llok’ fo…th / kaì par’ mìn t…qei tàn dwr…da poll£kiς Ôlpan: / nàn màn dwdekata‹oς, ¢f’ ïté nin oÙdè pote‹don. / Ã ·’ oÙk ¥llo ti terpnòn œcei, ¡mîn dè lélastai; 50
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All’ interno delle Argonautiche l
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I sinonimi in Callimaco, Teocrito,
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Ptolemaîon tòn Filádelfon, toû
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Qualche perplessità a proposito de
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klÚomen / tÒnde par’ ¢rca…ou
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Come ha osservato Cappelletto 591 ,
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Lo zÁloj `OmhrikÒj di questo auto
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A. D. Knox-W. Headlam, Herodas, the
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M. Di Marco, Il proemio dell’ Ila
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M. A. Harder, “Generic Games” i
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L. Malten, Ein neues Bruchstück au
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R. Scodel, Wine, Water and Antheste
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c - ¢trek»j p. 188 V. 2 - Teocrit
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