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IV, 1602-1603
(…) Ð dè bénqeoj xefa£nqh
to‹oj ën oŒoj per t»tumoj Ãen „désqai.
“(…) Allora il dio emerse dagli abissi / apparendo nel suo vero
aspetto 411 ”.
A seguito del sacrificio compiuto da Giasone in onore di Tritone, e
della preghiera con cui l’ eroe, rivolgendosi al dio, invoca una
traversata propizia dal lago Tritonide fino alla Grecia 412 , il figlio di
Poseidone, precedentemente manifestatosi agli Argonauti sotto
sembianze umane 413 , emerge dalle acque del lago con la sua vera
immagine.
La descrizione dell’ aspetto di Tritone 414 avviene ai vv. 1610-1616:
Démaj dé oƒ x Øp£toio / kr£atoj ¢mfí te nîta kaì êxÚaj œst’ pì
nhdùn / ¢ntikrù mak£ressi fuÕn œkpaglon œikto< / aÙtàr Øpaì
lagÒnwn díkrair£ oƒ œnqa kaì œnqa / kÔteoj ¢lkaíh mhkÚneto<
kÒpte d’ ¢k£nqaij / ¥kron Ûdwr, a† te skolio‹j pineiÒqi kéntroij
/ m»nhj æj ker£essin eidÒmenai dicÒwnto.
Non è questo l’ unico caso, all’ interno del Libro quarto, in cui
Apollonio descrive epifanie divine.
In IV 1428-30, le Esperidi, dopo essersi tramutate in alberi 415 , assumono
nuovamente il loro aspetto reale al cospetto degli Argonauti:…k dé nu
keínwn / dendréwn, oŒai œsan, to‹ai p£lin œmpedon aÜtwj /
xéfanen, q£mboj perièsion (…).
L’ avverbio œmpedon, col quale Apollonio indica che le ninfe appaiono
“esattamente” come esse sono, viene impiegato dal poeta anche in
relazione all’ epifania di Teti, che in IV, 854-55, compare a Peleo nelle
sue vere sembianze: oÙdé tij e„sidéein dÚnat’ œmpedon, ¢ll’ ¥ra
411
Traduzione di E. Livrea.
412
Cfr. vv. 1593-1600.
413
Cfr. vv. 1551-52: to‹sin d’ a„zhù nalígkioj ¢ntebÒlhse / Trítwn eÙrubíhj (…).
414
Essa è preceduta da una similitudine, propedeutica all’ azione successiva, che associa Tritone nell’
atto di sollevare la nave Argo ad un domatore che guida un cavallo; cfr. vv. 1604-10.
415
Cfr. vv. 1423-26.
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