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IV, 14-15 aÙt…ka gàr nhmertèj Ñ…ssato m» min ¢rwg»n lhqémen, a%iya dè p©san ¢naplÔsein kakÒthta “Improvvisamente pensò (ed era vero!) che il suo aiuto / non poteva essere rimasto nascosto al padre, e che presto avrebbe provato fino in fondo ogni angoscia 444 ”. I, 1021-24 o÷dé tij a÷tÕn nÖson æpifradéwj nóhsen œmmenai : o÷d’ Øpò nuktì Dol…onej ÿ ¢niÒntaj ¼rwaj nhmertèj p»isan, ¢ll£ pou ¢ndrîn Makriéwn e‡santo Pelasgikòn ”Area kélsai. “Nessuno fu pronto a capire che l’ isola era la stessa, / e nella notte neppure i Dolioni capirono / che erano gli eroi di ritorno; pensavano invece che fossero / sbarcate le tribù pelasghe dei loro nemici, i Macriei”. II, 958-959 o† ·a tÒq’ , æj nÒhsan ¢rist»wn stÒlon ¢ndrîn, sf©j aÙtoùj nhmertèj péfradon ¢nti£santej “E quando videro arrivare gli eroi, andarono loro incontro / e si fecero apertamente conoscere”. 444 Traduzione di E. Livrea, op. cit. 135
Si constata negli ultimi tre passi citati un uso affatto diverso dell’ aggettivo nhmert¾j rispetto ai brani precedenti; esso si incontra infatti impiegato in qualità di neutro avverbiale, in contesti in cui viene meno la consueta connessione ai verba dicendi. Nell’ esordio del Libro quarto, v. 14-15, Apollonio descrive l’ “esatta intuizione” di Medea relativamente all’ evidenza del suo misfatto agli occhi del padre, e il conseguente sgomento che per lei ne deriva. La forma neutra avverbiale nhmertéj viene congiunta ad un verbo, Ñ…ssato 445 , forma di aoristo di o‡omai, che indica una facoltà intellettiva. Già in Omero, Od. XXI 205, compare un simile uso dell’ aggettivo, allorché viene descritta la precisa comprensione da parte di Odisseo dei sentimenti, precedentemente sondati, del porcaro Eumeo e del bovaro Filezio nei suoi confronti: a÷tàr æpeì dÕ tÏn ge nóon nhmerté’ 446 Þnégnw. Sebbene questa sia l’ unica attestazione in Omero della forma avverbiale nhmertéj in relazione a un elemento connotativo di un procedimento mentale, va tuttavia osservato che a proposito di una delle figlie di Nereo, divinità profetica, Esiodo, Theog. 262, rileva che il suo teonimo è NhmertÔj, poiché condivide il nÒoj del suo genitore immortale, cioè possiede una “mente che conosce la verità”: NhmertÔj q’, ¿ patròj œcei nÒon ¢qanátoio. In virtù della sua etimologia, il termine nhmertÔj, composto 447 da un prefisso negativo, nh, e dal verbo ¢martánw, veniva verosimilmente percepito come adatto a qualificare un pensiero che soppesa la realtà senza errare, sia essa passata, presente o futura. In tal modo, per quanto la connessione tra una forma avverbiale di tale lessema e un verbum sentiendi rappresenti il risultato di un’ evoluzione sintetizzata da Apollonio 448 , essa affonda le sue radici in Omero ed Esiodo 449 . 445 Su questa forma di aoristo cfr. Livrea, op. cit., p. 9. 446 Sul valore esatto della forma nhmerté’ cfr. Levet, op. cit., pp. 158-59. 447 Cfr. Chantraine, Dictionnaire I p. 71. 448 Se si eccettuano rarissime, sporadiche testimonianze, Soph., Tr. 173-74: kaì tînde namérteia sumba…nei crÒnou / toà nàn parÒntoj; Aesch. Pers. 246: ¢ll’ æmoì doke‹n tác’ e‡sV pánta namertÁ lÒgon; Empedocle, fr. 122 DK: NhmertÔj t’ ærÒessa melágkourÒj t’ 'Asáfeia; Timeo, fr. 56 a Jacoby: cr»sei kaq’ Ûpnon p©si nhmertÁ fátin, dopo Esiodo tale aggettivo sparì dal panorama linguistico greco, finché non venne riesumato da Apollonio. Per l’ impiego di questo aggettivo in epoca contemporane ad Apollonio cfr. A. P. 5, 202, 5, Asclepiade o Posidippo: KÚpri f…lh, sÝ dè tÍde nhmertéa n…khj / dÒxan, ¢e…mnhston t»nde tiqe‹sa c£rin; A. P. 11, 354, 16, Agatia Scolastico:…Ótan d’ 'Acéronta per»sVj, / ke‹qi tò nhmertèj gnèseai æj Ð Pl£twn 136
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA "TO
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letteratura medica, se da un lato h
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Alle soglie del V secolo a. C., nel
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con “ciò che è 27 ” -, incrin
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Korínq_ 43 , è principalmente tra
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menzogne credibili. La contraddizio
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allo stesso Callimaco 99 - o÷ món
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Epigramma XIII % H ·’ ÙpÕ soˆ
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direbbe che per un bue di Pella nel
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CAPITOLO II Teocrito: Þl£qeia/ Þ
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successivi, 45-49: éς moi kaì t
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ealistici li possedeva, visto l’
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un filo rosso tra i due passi anche
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modello. D’ altra parte la cornic
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vv. 100-101: kºpe… k£ nin Ònta
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sfumatura semantica di ÞlaqÔj var
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constatare ad es. da Il 183 . IV, 4
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Idillio XXIX, 1-3 O‡noj ð f…le
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serie di riflessioni intorno al cod
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Idillio XIII, 14-15 æj aÙtù kat
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fondamentalmente divenire Þgaqòj
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Va peraltro constatato che Pindaro,
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Poiché in questa iniziale sezione
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CAPITOLO III Eronda: ¢lhqeíh/Þlh
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su quella determinata opera: diÒti
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(…) dokeûntej Ôntwj ¢rgÚreun
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Ciò che tuttavia si può certament
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umana. Analogamente, se riferiti a
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orientamenti artistici dell’epoca
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poeta di contemplarvi le reazioni e
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Teocrito, Idillio II, 149-51 ke%ipe
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A proposito del poeta-letterato di
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maschile plurale Þlaqéaj, v. 2: k
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Eronda si serve in questo passo di
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Lo zÁloj ÒmhrikÒj di questo auto
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quelle dell’ immagine dinnanzi al
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BIBLIOGRAFIA EDIZIONI, TRADUZIONI E
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A. D. Knox-W. Headlam, Herodas, the
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P. Bing, The Well-Read Muse. Presen
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M. Di Marco, Il proemio dell’ Ila
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M. A. Harder, “Generic Games” i
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L. Malten, Ein neues Bruchstück au
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R. Scodel, Wine, Water and Antheste
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G. Zanker, Realism in Alexandrian p
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c - ¢trek»j p. 188 V. 2 - Teocrit
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