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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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poeta alessandrino aveva profon<strong>di</strong>ssima padronanza, come egli stesso<br />

proclama nel fr. 612 Pf.: Þmárturon o÷dèn ¢eídw 103 .<br />

Va rilevata al contempo la tipica pre<strong>di</strong>lezione <strong>di</strong> Callimaco a inserire<br />

elementi tra<strong>di</strong>zionali all’interno <strong>di</strong> forme nuove. Notevole è infatti la<br />

<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> toni e contesto che intercorre tra Callimaco e la letteratura<br />

precedente e successiva, nello sfruttare il topos. La tra<strong>di</strong>zione anteriore<br />

lo inserisce in contesti dall’ intonazione seria, come <strong>di</strong>mostra Platone<br />

che lo sfrutta all’ interno della trattazione filosofica, e come tale filtrò<br />

nella poesia latina, ove si ritrova in elegie amorose dal tono patetico 104 .<br />

L’ unica soluzione <strong>di</strong> continuità è rappresentata da Callimaco, che al<br />

contrario lo fa proprio in un ambito leggero con un tono ironico e<br />

<strong>di</strong>staccato, che conferisce ai versi quasi una sfumatura <strong>di</strong> beffa nei<br />

confronti della sorte della talaính 105 númfh, la fanciulla<br />

abbandonata 106 .<br />

Tuttavia, poiché la tendenza alla sentenziosità caratterizza l’ epigramma<br />

greco fin dalle sue origini 107 , l’ Alessandrino si attiene a un modulo<br />

espressivo tipico. Il recupero della tra<strong>di</strong>zione, palesato da Callimaco<br />

tramite la certificazione della sua veri<strong>di</strong>cità, avviene dunque me<strong>di</strong>ante<br />

la sua rielaborazione in modo originale e innovativo, secondo un’<br />

istanza già riscontratasi a proposito del passo precedente, e che<br />

103 Va peraltro osservato che al v. 6 Callimaco inserisce un’ ulteriore espressione<br />

proverbiale:…Ìj Megaréwn o÷ lógoj o÷d’ Þriqmój. Il detto sui Megaresi, usato<br />

per in<strong>di</strong>care cose o persone <strong>di</strong> nessun conto, trae le sue origini da una<br />

testimonianza <strong>di</strong> Dinia, FGrHist 306 F 6, il quale racconta che ai Megaresi, i quali<br />

avevano interrogato l’ oracolo <strong>di</strong> Delfi su quale fosse il miglior popolo tra i Greci<br />

nella speranza <strong>di</strong> essere nominati, fu risposto che essi non erano né terzi né quarti<br />

né do<strong>di</strong>cesimi: ømeîj d’ ð Megareîj oÜte trítoi oÜte tétartoi oÜte duwdékatoi<br />

oÜt’ æn lÒg_ oÜt’ æn Þriqmù. Il proverbio trova eco in Theocr. Id. XIV, 48-49.<br />

104 È stato osservato che l’ elegia amorosa latina è modellata sull’ epigramma<br />

erotico alessandrino, che a sua volta deriva la modalità espressiva dall’ elegia<br />

arcaica, satura <strong>di</strong> gnomai (cfr. Parsons, 2002, pp. 128-130). La trasfusione da un<br />

genere all’altro <strong>di</strong> tematiche e moduli espressivi è pienamente ravvisabile nel caso<br />

<strong>di</strong> questo epigramma. Callimaco si serve infatti <strong>di</strong> una modalità espressiva tipica<br />

dell’elegia, la gnome, per veicolare un messaggio precedentemente riscontrabile in<br />

contesti affatto <strong>di</strong>versi, e che penetra proprio nell’elegia latina. In generale sulle<br />

interferenze tra elegia ed epigramma cfr. Gentili, 1968, pp. 37-90; Giangrande,<br />

1968, pp. 91-177.<br />

105 Per l’ uso <strong>di</strong> questo aggettivo in riferimento alla fanciulla abbandonata dall’<br />

amante cfr. anche Asclepiade, A.P. XII, 153, 1-2: Prósqe moi ;Arceádhj<br />

æqlíbeto< nûn dé, tálaina, / o÷d’ Óson paízwn eêj #em’ æpistréfetai; Teocrito,<br />

Id. II, 96, ove Simeta abbandonata da Delfi lamenta: pâsan œcei me t£lainan Ð<br />

MÚn<strong>di</strong>oς (…).<br />

106 Sull’ intonazione ironica <strong>di</strong> questo epigramma, cfr. Tar<strong>di</strong>ti, 1988, pp. 39-40.<br />

107 Su ciò cfr. ad es. Labarbe, 1968, pp. 349-86<br />

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