Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Zeùj teÒn tà ›kast’ pidérketai, oÙdé min ¥ndrej
l»qomen œmpedon o† te qeoudéej oÙdè d…kaioi
“Veramente Zeus vede ogni cosa, e non gli sfuggiamo, / noi che siamo
uomini pii e amanti della giustizia”.
L’ attributo teÒj, ancora nella forma neutra avverbiale teÒn, si
incontra in questo passo svincolato da e„ 369 .
Tramite la forma avverbiale teÒn Giasone conferma in questi versi la
veridicità delle precedenti osservazioni di Argo su Zeus 370 , v. 1123:
¢ntómeqa pròj Zhnòj ;Epoyíou (…). La constatazione della veridicità
dell’ onniscienza di Zeus, precedentemente evocata da Argo sotto forma
di epiteto 371 - 'Epoyíou - costituisce la premessa alla richiesta di aiuto
ai figli di Frisso, in vista dell’ imminente impresa nella Colchide, v.
1192-94: 'All’ ¥geq’, ïde kaì aÙtoì æj `Ell£da maioménoisi / kîaj
¥gein crÚseion æp…rroqoi ¥mmi pélesqe / kaì plÒou ¹gemonÁej (...).
Nel seguito del discorso di Giasone tale richiesta troverà infatti
giustificazione proprio in nome del volere di Zeus, v. 1194-95:…æpeì
Fr…xoio quhlàj / stéllomai ¢mpl»swn, Zhnòj cólon AêolídVsin.
La convalida da parte di Giasone, tramite il lessema teÒn, dell’
attendibilità delle parole formulate da Argo è dunque funzionale a
creare un collegamento logico con la motivazione della richiesta d’
aiuto – il volere di Zeus –, rispondendo così ad un fine strategicodiplomatico.
I, 763-67
369
Nell’ Iliade e nell’ Odissea la forma neutra avverbiale teÒn compare solo nella iunctura e„ teÒn. In
H. Merc. 242 si constata tuttavia la presenza di teÒn non preceduto da e„: ægr»sswn teÒn ge: célun
Øpò masc£lV e%ice.
370
Cfr. anche vv. 1131-33.
371
L’ epiteto ricorre anche in Call., Inno a Zeus, 81-83: (…) †zeo d’ aÙtÒj / ¥krVs’ æn pol…essin,
˜pÒyioj o† te d…kVsi / laòn Øpò skoliVj
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