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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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posseduto dall’aggettivo ¢trek»j, il quale implica un’idea <strong>di</strong><br />

puntualità, correttezza e precisione, verosimilmente Callimaco inserisce<br />

al v. 137 la forma avverbiale ¢trekéj al fine <strong>di</strong> scan<strong>di</strong>re e<br />

puntualizzare l’ esatto momento dell’ arrivo del Palla<strong>di</strong>on, in implicita<br />

opposizione alla mancata puntualità dell’ avvento della dea, annunciato<br />

e invocato nei versi precedenti. La scansione e l’ in<strong>di</strong>cazione specifica<br />

<strong>di</strong> un momento “esatto” – nàn – generano una forte impressione<br />

realistica, in piena coerenza con l’ impianto mimetico dell’ inno, tanto<br />

che il poeta sembra svolgere le tappe <strong>di</strong> un rito da lui “realmente”<br />

celebrato, come hanno supposto alcuni stu<strong>di</strong>osi 628 , i quali ritengono che<br />

l’ Inno V debba essere considerato “an actual cult hymn”.<br />

Non mi sembra pertanto necessario supporre, come fa Bulloch, che con<br />

il lessema ¢trekéj Callimaco intenda alludere all’ identità fra il<br />

Palla<strong>di</strong>on e Atena stessa, ovvero che il poeta affermi che con l’ arrivo<br />

del simulacro arrivi “veramente” Atena 629 , <strong>di</strong> cui verrebbe annunciata l’<br />

epifania. Sebbene l’identità tra il Palla<strong>di</strong>on e la dea sia implicita, e<br />

sebbene la forma topica <strong>di</strong> saluto che si incontra ai vv. 140 e 141:<br />

caîre, qeá…/ caîre sia in alcuni contesti allusiva ad epifania<br />

<strong>di</strong>vina 630 , tramite il lessema ¢trekéj Callimaco mi sembra far qui<br />

fondamentalmente menzione, a fini realistici e mimetici, dell’ “esatto”<br />

momento 631 dell’ arrivo della statua della dea, la cui epifania vera e<br />

propria viene altresì descritta all’ interno del racconto mitico relativo<br />

alla punizione <strong>di</strong> Tiresia 632 .<br />

628<br />

Su ciò cfr. Bulloch, op. cit., p. 4.<br />

629<br />

Cfr. op. cit., p. 244 “This sense (“real”),…, would emphasise the identity of the Palla<strong>di</strong>on with the<br />

goddess herself”.<br />

630<br />

Ve<strong>di</strong> supra n. 125.<br />

631<br />

Pertanto la forma avverbiale ¢trekéj si dovrà considerare come riferita non solo al verbo – œrcetai<br />

– bensì anche all’ avverbio nàn.<br />

632 Su ciò cfr. Henrichs, 1993, p. 144.<br />

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