Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

nekuom£nteij, yeudÁ p£nta kaì ¢nupÒstata cr¾ nomízein: kaì gàr
aƒ técnai aÙtîn e„sì toiaûtai kaì aÙtÁj mèn mantikÁj oÙdè bracù
‡sasi, gohteÚontej dè kaì ¢patîntej ¢podid£skousi toùj
ntugc£nontaj. Tuttavia dalle informazioni forniteci da Filostrato, Vit.
Ap. 6.11, sappiamo che tali veggenti espletavano le loro arti in luoghi
agresti, al servizio dei pastori, al fine di curare gli animali malati:
gr©ej ¢nhmménai kÒskina foitîsin pì poiménaj, Óte dè kaì
boukÒlouj, „èmenai tà nosoànta tîn qremm£twn mantikÍ, éj
fasin, ¢xioàsi dè sofaì Ñnom£zesqai kaì sofèterai À oƒ ¢tecnîj
m£nteij. Inoltre, se pure ignoriamo i dettagli della loro tecnica, l’
impiego di un kÒskinon, cioè di un setaccio, implica naturalmente l’
utilizzazione del grano, la quale in ogni caso ci rivela la loro
ambientazione rurale.
Teocrito sancisce dunque per mezzo del responso di una m£ntiς
tipicamente rustica 189 una verità che costituisce il Leitmotiv della
serenata del capraio davanti alla grotta della fanciulla amata: la
mancanza di corresponsione amorosa da parte di Amarillide.
Va osservato inoltre che in questo verso l’ aggettivo ÞlaqÔj, pur
riferendosi fondamentalmente ad un atto di parola, cioè al vaticinio di
Agroiò, risulta connesso tramite il kaˆ, secondo elemento del v. 31,
anche all’ affidabilità dell’ “autovaticinio” descrittoci dal capraio nei
versi immediatamente precedenti, 28-30: œgnwn pr©n, Ók’ œmoige
memnamén_ eê filéeij me / o÷dè tò thléfilon potemáxato tò
platághma, / Þll’ aÜtwj ßpalÏ potì páceoj æxemaránqh.
Tramite la tecnica 190 , anch’ essa rustica, del trarre auspici dal
thléfilon, il papavero, in base al tipo di schiocco o di impronta
lasciata dal petalo del fiore sul braccio – una sorta di “m’ ama non m’
ama” – il capraio trae conferma di quanto egli enuncia con toni patetici
al v. 27, relativamente alla totale indifferenza di Amarillide nei suoi
confronti: ka‡ ka dÕ Œpoqánw, tÒ ge màn teòn Þdù tétuktai.
189
Peraltro, se è vero, come ci informa Filostrato, che le koskinom£nteij si dedicavano con la loro
técnh alla cura delle nósoi degli animali, il ricorso al loro aiuto da parte di un essere umano, in preda
alla nósoj amorosa, risulta fortemente umoristico.
190
Per una descrizione più dettagliata di questa pratica cfr. Gow, op. cit., pp. 70-71.
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