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Mimiambo III, 47-49
– &en gàr stÒm’ æstì tÖj sunoikíhj páshj,
“toû Mhtrotímhj œrga Kottálou taûta”,
k¢lhqín’ – éste mhd’ ÑdÒnta kinÖsai.
“Una sola infatti è la voce dell’ intero caseggiato:
“Prodezze queste del figlio di Metrotime, di Cottalo”
ed è vero -, cosicché non si muove neppure un dente.”
I versi 47-49 del terzo mimiambo fanno parte della lunga sezione
monologica che si estende dall’ inizio del componimento sino al v. 58, e
in cui trovano sfogo le lamentele dal tono tragicomico di Metrotime,
una madre afflitta per la condotta indisciplinata di suo figlio Cottalo,
studente sfaccendato e scapestrato.
I vv. 1-58 si concretizzano così in una elencazione dei misfatti
perpetrati dal fanciullo, tra i quali Metrotime deplora ai vv. 40-49 la
malsana abitudine di Cottalo di arrampicarsi sui tetti del caseggiato in
cui essi vivono, vv. 40-41: À toà tégeuj Ûperqe tà skélea te…naj /
k£qhq’ Ókwj tij kall…hj k£tw kÚptwn, causando danni che essa è
costretta a ripagare, vv. 44-46: ¢ll’ Ð kéramoj p©j ésper ‡tria /
kºp¾n Ð ceimën ggùj %+, tr…’ ½maiqa / kla…ous’ ˜k£stou toà
platÚsmatoj t…nw.
Al termine della rievocazione della monelleria del figlio e delle
conseguenze da essa suscitate, Metrotime riferisce inoltre, ai vv. 47-49,
della pessima nomea che Cottalo si è guadagnato presso l’ intero
“condominio 307 ”, il quale all’ unanimità addita nel fanciullo l’ autore
dei danni, e al cui cospetto Metrotime non può che confermare l’
autenticità delle colpe attribuite al figlio.
Al v. 49 l’ aggettivo ¢lhqinój – k¢lhqín’ – svolge così la precipua
funzione di suffragare la veridicità dell’ enunciato del v. 48: “toû
307
Col termine sunoikía si indicava uno stabile in cui vivevano più famiglie; cfr. Aeschin. 1. 124; cfr.
inoltre Pritchett 1956, p. 268.
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