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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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sua giustificazione nel fatto che in epoca alessandrina risulta ormai<br />

essersi definitivamente concluso il processo <strong>di</strong> identificazione a livello<br />

ontologico tra mûqoj e yeûdoς 59 , che affonda le sue ra<strong>di</strong>ci in epoca<br />

arcaica, cosicché lo yeudoímhn del v. 65 testimonia una sorta <strong>di</strong><br />

assimilazione analogica, <strong>di</strong> associazione semantico-concettuale, tra il<br />

comporre poesia e il mentire. Pur nella sua falsità <strong>di</strong> fatto, il mito<br />

continuava però ad essere considerato potenziale veicolo <strong>di</strong> messaggi<br />

veri<strong>di</strong>ci 60 , cosicché Callimaco, pur ammettendo <strong>di</strong> ricorrere alla<br />

finzione insita nella poesia, si augura <strong>di</strong> risultare cre<strong>di</strong>bile affinché il<br />

sovrano possa riconoscersi nel modello mitico proposto. La polemica<br />

nei confronti dei poeti del passato non investe dunque la sfera<br />

dell’asserzione <strong>di</strong> una verità assoluta, in quanto in base all’equivalenza<br />

mûqoj-yeûdoj, Callimaco stesso riconosce “la dose <strong>di</strong> finzione<br />

presente nel suo racconto 61 ”. La condanna rivolta agli Þoidoí in quanto<br />

non Þlhqéej va interpretata nell’ottica della contingenza del contesto,<br />

poiché il poeta polemizza contro un’ ÞlÔqeia <strong>di</strong> carattere per così <strong>di</strong>re<br />

“esteriore”, corrispondente a una mancanza <strong>di</strong> verosimiglianza logica,<br />

cioè <strong>di</strong> plausibilità che l’ alessandrino si augura invece <strong>di</strong> riuscire ad<br />

avere.<br />

Ma nello yeudoímhn del v. 65 si può forse leggere qualcosa <strong>di</strong> più.<br />

L’ammissione <strong>di</strong> mendacità, proprio in un punto nodale del<br />

componimento, ovvero ad anticipazione <strong>di</strong> una versione mitica costruita<br />

col preciso fine <strong>di</strong> compiacere il sovrano, si riveste a mio parere <strong>di</strong><br />

significati più sostanziali, che non possono essere limitati nel confine<br />

del puro e semplice riconoscimento della poesia come finzione. Dunque,<br />

per fornire un’ esegesi esauriente del v. 65, sarà forse lecito fare<br />

appello al rapporto dell’ Alessandrino con la tra<strong>di</strong>zione, e, più in<br />

particolare, con Esiodo.<br />

Come si è detto, respingendo la versione omerica del sorteggio,<br />

Callimaco si accosta a quella esiodea, imperniata sull’ esaltazione della<br />

timÔ <strong>di</strong> Zeus. Tuttavia, esigenze celebrative inducono il poeta ad<br />

59<br />

A ulteriore riprova dell’ associazione semantica tra i due vocaboli, vorrei osservare che Callimaco,<br />

nell’ Epigramma XIII, 4 (ve<strong>di</strong> infra), denuncia la falsità dei miti relativi all’ Ade proprio per mezzo dei<br />

sostantivi mûqoj e yeûdoς, i quali vengono accomunati in virtù <strong>di</strong> un valore sinonimico.<br />

60<br />

Cfr. Flori<strong>di</strong>, art. cit., pp. 70-71; Pratt 1993, p. 62.<br />

61<br />

Cfr. Flori<strong>di</strong>, art. cit., p. 70.<br />

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