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Scarica la relazione finale - DiMaPla

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• le altre colonne illustrano i diversi materiali testati ed i numeri rappresentano il peso in<br />

grammi di quel componente per formare un grammo di quel<strong>la</strong> data misce<strong>la</strong>; infatti <strong>la</strong><br />

somma di ogni riga dà sempre come risultato 1.<br />

Dopo aver realizzato il progetto il piano sperimentale si è iniziato a dar corpo al<strong>la</strong> fase più operativa<br />

dello studio.<br />

Per prima cosa si è proceduto al<strong>la</strong> combinazione dei cinque polimeri a disposizione, utilizzando<br />

una comune bi<strong>la</strong>ncia digitale, al fine di ottenere le singole miscele polimeriche nel<strong>la</strong> quantità di tre<br />

chilogrammi per ciascuna misce<strong>la</strong> e rispettando al meglio <strong>la</strong> composizione prevista dal piano<br />

sperimentale. Successivamente le singole miscele preparate sono state sottoposta a<br />

deumidificazione all’interno dei deumidificatori di Errore. L'origine riferimento non è stata<br />

trovata., per almeno un’ora ad una temperatura di 85°C come consigliato per il polietilene.<br />

In seguito al<strong>la</strong> fase di deumidificazione il materiale è stato stampato utilizzando <strong>la</strong> pressa di Errore.<br />

L'origine riferimento non è stata trovata. presente nel <strong>la</strong>boratorio Te.Si. dell’università di<br />

Padova. La scelta di questa procedura è stata dettata da due fattori chiave:<br />

<strong>la</strong> necessità di ottenere del materiale che avesse <strong>la</strong> composizione desiderata e nello<br />

stesso tempo fosse omogeneizzato al meglio. Per questo si è scelto il modo migliore<br />

che riproducesse il processo produttivo reale ed anche omogeneizzasse tra loro i diversi<br />

grani polimerici, ossia il processo di stampaggio. La vite poi avrebbe dato luogo ad una<br />

misce<strong>la</strong> con le medesime caratteristiche in ogni punto.<br />

<strong>la</strong> necessità, di ordine più pratico, di ottenere una forma geometrica che fosse semplice<br />

da sezionare e da inserire nel<strong>la</strong> matrice del reometro per le successive prove reologiche,<br />

com’è appunto il sistema di alimentazione del componente stampato.<br />

Quindi sono state stampate tutte le miscele una dopo l’altra, avendo sempre cura di rispettare il<br />

tempo di deumidificazione. Sembra doveroso sottolineare che durante <strong>la</strong> fase di stampaggio non<br />

sono stati considerati buoni i primi sei/sette pezzi realizzati, in quanto si doveva attendere che <strong>la</strong><br />

vite del<strong>la</strong> pressa si pulisse dai residui polimerici del<strong>la</strong> misce<strong>la</strong> precedentemente processata. Solo in<br />

questo modo, nonostante l’indubbio spreco di materiale, si è potuto essere certi che ciascun canale<br />

di alimentazione e manufatto connesso fossero privi di qualsivoglia genere di contaminazione<br />

generata dalle altre miscele.<br />

Tutti i sistemi di alimentazione sono stati successivamente tagliati in parti più piccole, anche se<br />

abbastanza grosso<strong>la</strong>ne per non indurre delle ulteriori degradazioni meccaniche alle catene<br />

polimeriche che ne potessero alterare i valori di viscosità, e catalogati.<br />

Prima di svolgere le prove reologiche si è pensato di eseguire alcune simu<strong>la</strong>zioni di riempimento<br />

utilizzando il software di calcolo numero Moldflow P<strong>la</strong>stic Insight ® . Lo scopo era quello di orientare<br />

lo sperimentatore al<strong>la</strong> scelta degli shear rate più opportuni ai quali effettuare i test. A tal scopo<br />

l’azienda ci ha fornito il modello cad del bidone in questione che è stato poi mesciato dal software.<br />

Per <strong>la</strong> simu<strong>la</strong>zione si è caricato dal data base del programma un generico polietilene con<br />

caratteristiche meccaniche, fisiche e termiche intermedie. Dall’analisi del<strong>la</strong> simu<strong>la</strong>zione, tenendo<br />

conto di ciò che dice <strong>la</strong> norma ASTM D 3835-2, e soprattutto delle reali possibilità di acquisizione di<br />

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