Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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La fede implica una conoscenza<br />
4. 7. Ogniqualvolta noi crediamo a delle realtà sensibili di cui abbiamo sentito parlare e di<br />
cui abbiamo letto, ma che non abbiamo visto, è una necessità, per la nostra anima, farsi,<br />
conformemente a ciò che si presenta all’immaginazione, un’immagine dei contorni e delle<br />
forme corporee. Sia che questa immagine corrisponda, cosa che accade di rado, sia che<br />
non corrisponda alla realtà, l’importante per noi non è di prestar fede a questa immagine,<br />
ma attingere un’altra conoscenza utile, che ci viene suggerita da questa<br />
rappresentazione. Chi infatti, tra coloro che leggono o ascoltano gli scritti dell’apostolo<br />
Paolo, o ciò che è stato scritto su di lui, non si rappresenta nel suo animo il viso<br />
dell’Apostolo e quelli di tutti coloro i cui nomi sono ivi ricordati? Ora, poiché fra tanta<br />
moltitudine di persone che conoscono queste Epistole, gli uni si rappresentano in un<br />
modo, gli altri in un altro i lineamenti e l’aspetto fisico di questi uomini, è ben difficile<br />
sapere chi si avvicini di più alla verità. Ma ciò che interessa la nostra fede, non è sapere<br />
che sembianze abbiano avuto quegli uomini, ma il sapere che sono vissuti in tal modo<br />
con la grazia di Dio e che hanno compiuto quelle azioni che ci riferisce la Scrittura; ecco<br />
ciò che dobbiamo credere, ciò di cui non dobbiamo disperare, ciò che dobbiamo<br />
desiderare. Lo stesso viso del Signore varia all’infinito, secondo le diverse<br />
rappresentazioni che ciascuno se ne fa, e tuttavia era uno solo, qualunque esso fosse. Ma<br />
ciò che è salutare nella fede che noi abbiamo circa il Signore Gesù Cristo, non è ciò che<br />
l’anima si rappresenta, forse in maniera molto diversa dalla realtà, ma ciò che pensiamo<br />
dell’uomo secondo la natura specifica. Abbiamo infatti impressa in noi, come una regola,<br />
la nozione di natura umana, secondo la quale riconosciamo immediatamente che è uomo,<br />
formalmente uomo, ogni essere in cui essa si realizza.<br />
Come si ama la Trinità senza conoscerla<br />
5. È secondo questa nozione che si foggia il nostro pensiero quando crediamo che Dio,<br />
per noi, si è fatto uomo per dare un esempio di umiltà e per farci conoscere l’amore di<br />
Dio verso di noi 22. Per noi è utile infatti credere e ritenere con fermezza incrollabile nel<br />
cuore che l’umiltà che ha spinto Dio a nascere da donna 23 ed a lasciarsi, fra tanti<br />
oltraggi, condurre a morte da uomini mortali, è il supremo rimedio per guarirci dal<br />
gonfiore del nostro orgoglio ed il sublime sacramento per sciogliere il reato del peccato. E<br />
così si dica della potenza dei suoi miracoli e della sua stessa risurrezione; perché<br />
sappiamo che cosa è l’onnipotenza, crediamo in un Dio onnipotente e, secondo la<br />
conoscenza innata o acquisita per esperienza che abbiamo delle specie e dei generi, noi<br />
giudichiamo dei fatti di questo tipo, affinché la nostra fede non sia finta. Noi non<br />
conosciamo nemmeno il viso della Vergine Maria, che, senza l’intervento di alcun uomo,<br />
rimasta intatta nello stesso parto, ha dato alla luce miracolosamente Cristo. Non<br />
conosciamo neppure l’aspetto fisico di Lazzaro, non abbiamo visto Betania, né il sepolcro,<br />
né la pietra che il Signore ha fatto rimuovere quando egli lo risuscitò 24, né il sepolcro<br />
nuovo scavato nella roccia, da cui egli risuscitò 25, né il monte degli Olivi da cui è asceso<br />
al cielo 26 e tutti noi che non abbiamo visto queste cose non sappiamo affatto se siano<br />
come le immaginiamo, anzi noi riteniamo più probabile che non siano così. Perché se<br />
l’aspetto di un luogo, di un uomo, di un corpo qualunque si presenta ai nostri occhi quale<br />
si presentava alla nostra anima, quando lo immaginavamo prima di vederlo, restiamo<br />
fortemente sorpresi dalla stranezza della cosa perché una tale coincidenza si verifica solo<br />
raramente, o quasi mai. E tuttavia crediamo fermamente queste cose perché ce le<br />
rappresentiamo secondo una nozione specifica e generica che teniamo per certa.<br />
Crediamo che il Signore Gesù Cristo è nato da una Vergine che si chiamava Maria, ma<br />
non crediamo che cosa sia una vergine, che cosa è nascere, e che cosa sia un nome<br />
proprio: lo sappiamo. Se il viso di Maria sia stato come ce lo immaginiamo quando<br />
parliamo di queste cose o quando vi pensiamo, non lo sappiamo affatto, né lo crediamo.<br />
Dunque, in questo caso, restando salva l’integrità della fede, possiamo dire: "Forse la<br />
Vergine aveva questo volto, forse non l’aveva così"; ma nessuno potrà dire: "Forse Cristo<br />
è nato da una Vergine", senza ferire la fede cristiana.<br />
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