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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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colui che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l’immagine di Colui che l’ha creato,<br />

non c’è alcun dubbio che non è secondo il corpo, né secondo una qualsiasi parte<br />

dell’anima, ma secondo l’anima razionale la quale può conoscere Dio, che l’uomo è stato<br />

fatto ad immagine di Colui che l’ha creato. Inoltre per questo rinnovamento noi<br />

diventiamo altresì figli di Dio, con il battesimo di Cristo e rivestendoci dell’uomo nuovo, ci<br />

rivestiamo di Cristo per mezzo della fede 48 . Chi dunque potrebbe pretendere di escludere<br />

le donne da questa partecipazione, dato che esse sono nostre coeredi della grazia e visto<br />

che l’Apostolo dice in un altro passo: Voi siete infatti tutti figli di Dio per mezzo della fede<br />

in Cristo Gesù, perché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.<br />

Non c’è più né Giudeo, né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché<br />

siete tutti uno solo in Gesù Cristo 49 ? Si dovrà dunque pensare che le donne che credono<br />

hanno perduto il loro sesso? No, ma poiché si rinnovano ad immagine di Dio 50 , là dove<br />

non entra il sesso, perciò, ivi stesso ove il sesso non entra, l’uomo è stato fatto ad<br />

immagine di Dio 51 , cioè nella sua anima spirituale 52 . Perché allora l’uomo non deve<br />

velare il suo capo perché è immagine e gloria di Dio, mentre la donna deve velarlo,<br />

perché è gloria dell’uomo 53 , come se la donna non si rinnovasse nella sua anima<br />

spirituale, che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l’immagine di Colui che l’ha<br />

creata 54 ? Perché, essendo la donna differente dall’uomo per il suo sesso, poté<br />

giustamente raffigurarsi nel velo del suo capo quella parte della ragione che si abbassa a<br />

dirigere le attività temporali. L’immagine di Dio non risiede se non nella parte dello spirito<br />

dell’uomo che si unisce alle ragioni eterne, per contemplarle ed ispirarsene, parte che,<br />

come è manifesto, possiedono non solo gli uomini, ma anche le donne 55 .<br />

L’oscuramento dell’immagine di Dio<br />

8. 13. Dunque nei loro spiriti si riconosce una natura comune, nei loro corpi è invece<br />

raffigurata una diversità di funzioni di questo solo e medesimo spirito. Salendo perciò<br />

interiormente alcuni gradini attraverso le varie parti dell’anima con la riflessione, dove<br />

cominciamo a trovare in essa qualcosa che non ci è comune con gli animali, lì incomincia<br />

la ragione, in cui si può già riconoscere l’uomo interiore. Anche questi, se sotto l’influsso<br />

di quella ragione che è stata delegata all’amministrazione delle cose temporali scivola<br />

eccessivamente, con rapido cammino, verso le cose esteriori, con il consenso del suo<br />

"capo", cioè senza che lo trattenga e lo raffreni quella parte della ragione che comanda<br />

nella specola del consiglio e compie in qualche modo la funzione dell’uomo, invecchia in<br />

mezzo ai suoi nemici 56 , i demoni invidiosi della sua virtù, con il loro principe, il diavolo, e<br />

la visione delle cose eterne è sottratta allo stesso "capo", che con la sua sposa mangia il<br />

frutto proibito, cosicché la luce dei suoi occhi non è più con lui 57 . Così, spogliati ambedue<br />

di quella illuminazione della verità, ed essendo aperti gli occhi della loro coscienza per<br />

vedere quanto siano rimasti disonesti e laidi, uniscono insieme delle belle parole senza il<br />

frutto delle buone opere, cosicché, pur vivendo male, nascondono la loro turpitudine<br />

sotto l’apparenza di buone parole, come unendo insieme delle foglie che annunciano dolci<br />

frutti, ma senza questi stessi frutti 58 .<br />

9. 14. Innamorata del suo potere l’anima scivola dall’universale, che è comune a tutti, al<br />

particolare, che le è proprio per quella superbia che è forza di separazione, chiamata<br />

inizio del peccato 59 , mentre, se avesse seguito Dio come guida nell’universalità della<br />

creazione, avrebbe potuto essere governata in maniera perfetta dalla legge divina.<br />

<strong>De</strong>siderando invece qualcosa di più dell’universo, e avendo preteso di governarlo con la<br />

propria legge, precipita nella cura del particolare, perché non c’è nulla al di là<br />

dell’universo e così, desiderando qualcosa di più, diminuisce ; per questo l’avarizia è<br />

chiamata radice di tutti i mali 60 ; e questo tutto in cui essa si sforza di agire in maniera<br />

sua propria contro le leggi dalle quali è governato l’universale, lo regge con il suo corpo,<br />

che può avere solo un possesso parziale; e così affascinata dalle forme e dai movimenti<br />

corporei, dato che non li possiede nella sua interiorità, si involge nelle loro immagini, che<br />

ha fissato nella memoria, e si inquina vergognosamente per la fornicazione<br />

dell’immaginazione, riferendo tutte le sue attività a quei fini per cui cerca con<br />

inquietudine le cose corporee e temporali per mezzo dei sensi corporei, o, con fasto<br />

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