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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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coloro di cui l’Evangelista dice dopo, continuando: ma a quanti lo accolsero, dette il<br />

potere di diventare figli di Dio, ai credenti nel suo nome i quali non dal sangue, non dalla<br />

volontà della carne, ma da Dio sono nati 14 . È comune, non come una forma corporea è<br />

comune allo sguardo di tutti coloro ai quali è presente, perché in questo caso si tratta di<br />

un solo oggetto che, in qualche modo, informa lo sguardo di tutti coloro che lo vedono,<br />

ma nel senso in cui si può dire che il viso umano è comune a tutti gli uomini; infatti<br />

questa affermazione si intende nel senso che ogni uomo ha il suo proprio viso.<br />

Certamente affermiamo con piena verità che la fede impressa nel cuore di ciascuno di<br />

coloro che credono - di coloro che credono questa identica cosa - proceda da un’unica<br />

dottrina, ma una cosa è ciò che si crede, altra cosa la fede con cui si crede. Ciò che essi<br />

credono si trova nelle realtà presenti, passate o future, la fede invece è nel cuore di chi<br />

crede e non è visibile che a colui che crede; sebbene si trovi anche negli altri, essa non è<br />

la stessa fede, ma una fede simile. Infatti non è una nel numero, ma nel genere;<br />

tuttavia, in ragione della somiglianza e dell’assenza totale di diversità, preferiamo dire<br />

che c’è una sola fede piuttosto che molte. Infatti, quando vediamo due uomini<br />

estremamente somiglianti, noi diciamo: "hanno un solo viso", e ce ne meravigliamo. Ecco<br />

perché è facile dire che erano numerose le anime - ciascuna propria ad ogni individuo -<br />

riguardo a coloro di cui leggiamo negli Atti degli Apostoli che avevano una sola anima,<br />

ma quando l’Apostolo parla di una sola fede 15 è più difficile ed è cosa più audace dire che<br />

c’erano tante fedi quanti i credenti. Ma quando Cristo dice: O donna, grande è la tua fede<br />

16<br />

, ed ad un altro: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? 17 , esprime con questo che<br />

ciascuno ha una fede che gli è propria 18 . Ma si dice che coloro che credono le stesse cose<br />

hanno una sola fede, allo stesso modo che coloro che vogliono le stesse cose hanno una<br />

sola volontà, benché ciascuno di coloro che vogliono una stessa cosa, veda la sua propria<br />

volontà, ma non veda quella dell’altro, sebbene voglia la stessa cosa 19 ; e, se la volontà di<br />

quest’ultimo si riveli per mezzo di certi segni, la si crede, ma non la si vede 20 . Invece<br />

ciascuno, con la conoscenza che ha di se stesso, non crede affatto che questa è la sua<br />

volontà, ma la vede con piena chiarezza.<br />

Alcune volontà comuni a tutti<br />

3. 6. Fra i viventi dotati di ragione è tale l’armonia della identica natura che, sebbene uno<br />

ignori quello che un altro vuole, vi sono tuttavia alcune volontà comuni a tutti che sono<br />

conosciute da ciascuno anche considerato individualmente. E, benché ciascun uomo<br />

ignori ciò che voglia un altro determinato uomo, può sapere, in certe cose, che cosa<br />

vogliano tutti. Di qui quella burla graziosa che si attribuisce ad un certo mimo; egli aveva<br />

promesso che nelle rappresentazioni successive avrebbe detto nel teatro ciò che tutti<br />

pensavano e volevano. Nel giorno fissato la folla affluì nel teatro, più numerosa che mai,<br />

spinta da una grande curiosità, e si narra che nella silenziosa aspettativa generale il<br />

mimo abbia detto:<br />

Volete comprare a basso prezzo, vendere a caro prezzo 21 .<br />

In questa espressione di un buffone, tutti gli spettatori riconobbero tuttavia ciò che stava<br />

al fondo del loro pensiero: aveva loro rivelato una verità evidente agli occhi di tutti, e<br />

tuttavia inattesa, e perciò lo applaudirono con grandissimo entusiasmo. Ma perché una<br />

così grande attesa all’annuncio che egli avrebbe detto quale era la volontà di tutti, se non<br />

perché le volontà degli altri uomini sfuggono a ciascuno di noi? Ma quella volontà era<br />

forse sconosciuta al mimo? È essa forse sconosciuta a qualsiasi uomo? E quale ne è il<br />

motivo, se non che vi sono delle cose che ciascuno, senza rischio, può congetturare negli<br />

altri in base alla propria esperienza, in virtù di una comunanza di sentimenti e di<br />

aspirazioni dovuti ai vizi e alla natura? Ma una cosa è vedere la propria volontà, altra<br />

congetturare quella di un altro, benché con una congettura ben fondata. Così nelle cose<br />

umane sono tanto certo della fondazione di Roma come di quella di Costantinopoli, e<br />

tuttavia ho visto Roma con i miei occhi, mentre non so nulla di Costantinopoli, se non<br />

perché presto fede alla testimonianza di altri. Quanto al mimo è la coscienza che aveva di<br />

sé o anche l’esperienza che aveva degli altri, che gli fece credere che acquistare a buon<br />

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