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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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che noi amiamo soltanto in vista della beatitudine, non osino persuaderci di non amare la<br />

beatitudine stessa. Ma se fanno questo, non v’è dubbio che cessiamo di amare anch’esse,<br />

se non amiamo più la beatitudine che sola ce le ha fatte amare. Inoltre, come sarà vera<br />

quell’affermazione così attentamente esaminata, così indagata, così chiarificata, così<br />

certa, che tutti gli uomini vogliono essere felici 40 , se quelli stessi che sono felici non lo<br />

vogliono, né vogliono esserlo? O se vogliono, come la verità lo proclama e lo esige la<br />

natura in cui il Creatore supremamente buono ed immutabilmente beato ha posto questo<br />

desiderio; se, dico, vogliono essere beati coloro che sono beati, dunque non vogliono non<br />

essere beati. Se poi non vogliono non essere beati, non v’è dubbio che non vogliono che<br />

svanisca e perisca la loro beatitudine. Ma solo vivendo possono essere beati: dunque non<br />

vogliono che perisca la loro vita. Dunque vogliono essere immortali tutti coloro che sono<br />

o vogliono essere veramente beati. Ma non vive beatamente colui che non ha ciò che<br />

vuole; non vi sarà dunque in nessun modo vita veramente beata che non sia eterna.<br />

Solo la fede permette l’immortalità dell’uomo nella sua interezza<br />

9. 12. Non è problema di poco conto chiarire se la natura umana sia capace di ricevere<br />

questa eterna felicità che tuttavia riconosce come desiderabile. Ma se esiste la fede, che<br />

è presente a coloro ai quali Gesù ha dato il potere di diventare figli di Dio 41 , non c’è alcun<br />

problema. Ma tra coloro che si sono sforzati di trovare una soluzione con l’aiuto di<br />

argomentazioni umane, solo assai pochi, dotati di potente ingegno, in possesso di molto<br />

tempo da dedicare alle cose dello spirito, scaltriti nei ragionamenti più sottili, poterono<br />

giungere a scoprire l’immortalità dell’anima soltanto 42 . Tuttavia non hanno pensato che ci<br />

fosse per l’anima una vita beata durevole, cioè vera. Affermarono infatti che, anche dopo<br />

aver goduto della beatitudine, l’anima tornava alle miserie di questa vita. E coloro che tra<br />

essi arrossirono di questa opinione e hanno pensato che l’anima, una volta purificata e<br />

separata dal corpo, doveva essere posta nella beatitudine eterna, contraddittoriamente<br />

hanno sostenuto tali teorie circa l’eternità del mondo, che essi stessi confutano questa<br />

loro opinione circa l’anima 43 . Sarebbe troppo lungo dimostrarlo qui, ma è stato da noi<br />

sufficientemente dimostrato, credo, nel libro XII de La città di Dio 44 . Ma la fede,<br />

appoggiandosi non su argomenti umani, ma sull’autorità divina, promette che l’uomo<br />

tutto intero, l’uomo composto di anima e di corpo 45 , sarà immortale e dunque veramente<br />

beato. Ecco perché, dopo aver detto nel Vangelo che Gesù ha dato il potere di divenire<br />

figli di Dio a coloro che l’hanno ricevuto 46 , dopo aver esposto brevemente cosa significhi<br />

averlo ricevuto, con le parole: ai credenti nel suo nome, ed aver aggiunto in quale<br />

maniera divenissero figli di Dio: perché non sono nati dal sangue, né dalla volontà della<br />

carne, né dalla volontà dell’uomo, ma da Dio 47 , perché la debolezza umana, che vediamo<br />

e portiamo in noi, non ci facesse disperare di una condizione così elevata, l’Evangelista<br />

aggiunge subito: E il Verbo si è fatto carne ed abitò fra noi 48 , per persuaderci,<br />

presentandoci il movimento contrario, di una cosa che ci sembrava incredibile. Se, infatti,<br />

colui che per natura è Figlio di Dio, si è fatto figlio dell’uomo per compassione verso i figli<br />

degli uomini (è ciò che significa l’affermazione: Il Verbo si è fatto carne ed abitò fra gli<br />

uomini), quanto è più credibile che coloro che per natura sono figli dell’uomo divengano<br />

per grazia figli di Dio, ed abitino in Dio, nel quale e per il quale solo possono essere beati,<br />

fatti partecipi della sua immortalità? È per persuaderci di questo che il Figlio di Dio si è<br />

fatto partecipe della nostra mortalità 49 .<br />

L’Incarnazione del Verbo impedisce agli spiriti degli uomini di disperare della beatitudine<br />

10. 13. Vi sono di quelli che dicono: "Dio non aveva un altro modo di liberare gli uomini<br />

dalla miseria di questa condizione mortale? Era necessario che egli volesse che il suo<br />

Figlio unigenito, Dio eterno come lui, si facesse uomo, rivestendo un’anima ed una carne<br />

umana, ed una volta divenuto mortale, soffrisse la morte?". Per confutare questa<br />

obiezione è insufficiente affermare che è buono e conforme alla dignità divina questo<br />

modo con il quale Dio si è degnato di liberarci per mezzo del Mediatore tra Dio e gli<br />

uomini, l’uomo Gesù Cristo 50 ; è pure insufficiente rispondere mostrando che Dio, alla cui<br />

potenza tutto è ugualmente sottomesso, aveva la possibilità di fare uso di un altro modo;<br />

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