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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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La conoscenza della giustizia<br />

5. 8. Per questo, desiderando comprendere, nella misura in cui ci è concesso di farlo,<br />

l’eternità, l’uguaglianza e l’unità della Trinità, dobbiamo credere 27 prima di comprendere<br />

e dobbiamo vigilare che la nostra fede sia sincera 28. È della Trinità che dobbiamo<br />

godere per vivere nella beatitudine 29; ora, se crediamo qualcosa di falso a suo riguardo,<br />

vana sarà la nostra speranza e non casta la nostra carità 30. Ma in che modo la fede può<br />

permetterci di amare questa Trinità che non conosciamo? Sarà forse guidati da quella<br />

conoscenza di specie e generi che ci permette di amare l’apostolo Paolo? Ma, sebbene<br />

l’Apostolo non abbia avuto un viso uguale a quello che ci si presenta all’immaginazione<br />

quando pensiamo a lui, e noi siamo nell’ignoranza più completa a questo riguardo,<br />

sappiamo almeno che cos’è un uomo. Senza andar lontano, noi lo siamo ed è manifesto<br />

che anche lui lo fu e che la sua anima ha vissuto questa vita mortale unita ad un corpo.<br />

Crediamo dunque di lui ciò che troviamo in noi, secondo la specie ed il genere che<br />

comprende tutta la natura umana. Ma di questa trascendenza della Trinità quale<br />

conoscenza generica o specifica abbiamo noi? Esistono forse molte altre trinità simili,<br />

alcune delle quali conosciamo per esperienza, di modo che, grazie a una regola di<br />

somiglianza impressa in noi o grazie ad una conoscenza del genere e della specie,<br />

possiamo credere che essa sia come quelle e così possiamo amare una realtà nella quale<br />

crediamo e che non conosciamo ancora, per la sua somiglianza con una realtà che<br />

conosciamo? Certamente non è così. O forse possiamo amare, per mezzo della fede, la<br />

Trinità che non vediamo e simile alla quale non ne abbiamo mai vista alcuna, alla stessa<br />

maniera che amiamo la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo dai morti, sebbene non<br />

abbiamo mai visto risuscitare nessun morto? Ma che cosa sia vivere e che cosa sia morire<br />

lo sappiamo molto bene, perché noi viviamo ed abbiamo avuto occasione di vedere e<br />

sappiamo per esperienza che cosa è un morto ed un morente. Ora, che altro è risorgere<br />

se non rivivere, cioè ritornare dalla morte alla vita 31? Quando dunque diciamo e<br />

crediamo che esiste la Trinità, sappiamo che cosa sia una trinità, perché sappiamo che<br />

cosa è essere tre, ma non è questo che amiamo. Infatti una trinità la possiamo trovare<br />

facilmente, quando lo vogliamo, non foss’altro, per non parlare del resto, giocando alla<br />

morra con tre dita. Ma ciò che amiamo non è ciò che è qualsiasi trinità, ma ciò che è<br />

questa Trinità: Dio. Questo dunque amiamo nella Trinità, che essa è Dio. Ora noi non<br />

abbiamo visto, non conosciamo alcun altro Dio, perché c’è un solo Dio 32, quello solo che<br />

non abbiamo ancora visto e che amiamo per fede. Ma il problema consiste nel chiedersi a<br />

partire da quale similitudine, da quale comparazione con cose da noi conosciute crediamo<br />

in Dio ed anche lo amiamo 33 prima ancora di conoscerlo.<br />

Il vero amore con il quale si conosce la Trinità<br />

6. 9. Facciamo dunque insieme un passo indietro ed esaminiamo perché amiamo<br />

l’Apostolo. È forse perché, grazie al concetto di natura umana, che conosciamo<br />

benissimo, crediamo che fu un uomo? Certamente no, perché altrimenti non esisterebbe<br />

ora l’oggetto del nostro amore, dato che egli non è più uomo in quanto la sua anima<br />

(anima) è stata separata dal corpo. Ma ciò che amiamo in lui noi crediamo che viva<br />

ancora adesso; amiamo infatti la sua anima (animus) giusta. Ed in virtù di quale norma<br />

generica e specifica, se non perché sappiamo che cos’è un’anima e che cosa è un giusto?<br />

Che cosa sia un’anima (animus) noi pretendiamo di saperlo, e non senza fondamento,<br />

perché anche noi abbiamo un’anima. Noi non abbiamo mai visto un’anima con gli occhi e<br />

non ce ne siamo formati un concetto generico e specifico a partire dalla rassomiglianza di<br />

più anime da noi viste, ma piuttosto, come ho detto, lo sappiamo perché anche noi<br />

l’abbiamo. C’è infatti una cosa conosciuta più intimamente, che senta con più chiarezza la<br />

sua esistenza, di ciò con cui si sentono anche tutte le altre cose, cioè l’anima stessa?<br />

Perché anche i movimenti dei corpi per mezzo dei quali percepiamo che vivono altri esseri<br />

oltre noi, noi li conosciamo per analogia con noi in quanto anche noi è grazie alla vita che<br />

muoviamo il nostro corpo, come vediamo che si muovono quei corpi. Infatti quando si<br />

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