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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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s’intende come sua la dottrina che pur dichiara non sua ma del Padre, quanto più si deve<br />

intendere come procedente anche da lui lo Spirito Santo nel testo dove dice che procede<br />

dal Padre senza dire: "non procede da me"? Da colui dal quale riceve di essere Dio (è<br />

infatti Dio da Dio), da lui riceve pure di essere, anche lui, principio da cui procede lo<br />

Spirito Santo; e per questo che lo Spirito proceda anche dal Figlio come procede dal<br />

Padre, il Figlio lo riceve dal Padre stesso. Così comprendiamo anche in quale modo, per<br />

quanto, deboli come siamo, possiamo comprenderlo, perché non si dica che lo Spirito<br />

Santo è nato, ma piuttosto che procede; per il fatto che, se si dicesse che anche lui è<br />

Figlio, sarebbe figlio di tutte e due le altre Persone, ciò che sarebbe un grandissimo<br />

assurdo. Nessuno infatti è figlio di due persone se non avendole come padre e madre. Ma<br />

sia lungi da noi l’idea di immaginare tra Dio Padre e Dio Figlio un rapporto simile. Perché<br />

anche nell’ordine umano il figlio non procede nel medesimo tempo dal padre e dalla<br />

madre, ma quando procede dal padre nella madre, allora non procede dalla madre, e<br />

quando procede dalla madre alla luce di questo mondo, allora non procede dal padre.<br />

Ora lo Spirito Santo non procede dal Padre nel Figlio e poi dal Figlio per santificare la<br />

creatura, ma procede dall’uno e dall’altro simultaneamente, benché sia il Padre che ha<br />

dato al Figlio di essere, come lo è egli stesso, principio da cui procede lo Spirito.<br />

Nemmeno possiamo infatti dire che lo Spirito Santo non sia vita, dato che è vita il Padre,<br />

è vita il Figlio; di conseguenza, come il Padre, che ha la vita in se stesso, ha dato anche<br />

al Figlio di avere la vita in se stesso, così gli ha dato che la vita proceda da lui, Figlio,<br />

come procede anche da lui, Padre 316 . Ho trascritto qui le parole del mio sermone, ma<br />

allora parlavo ai credenti, non a coloro che non credono.<br />

Bisogna però attenersi alla regola della fede, e pregare e cercare e vivere bene per<br />

capire<br />

27. 49. Ma se alcuni non arrivano a contemplare questa immagine né a vedere nel loro<br />

spirito quanto sono reali queste tre potenze, che non sono tre persone, bensì possesso<br />

tutte e tre di una sola persona umana; perché circa la somma Trinità di Dio non credono<br />

a quello che si trova nei Libri sacri invece di reclamare una spiegazione evidente che non<br />

è alla portata dell’intelligenza umana, che è tarda e debole? E dopo che avranno creduto<br />

fermissimamente alle Scritture sante come a testimoni veracissimi, s’industrino con la<br />

preghiera, con lo studio, con la vita retta, di capire, cioè di vedere con lo spirito, per<br />

quanto è possibile, quanto ritengono per fede. Chi glielo impedirà? Anzi, chi non li<br />

esorterà a farlo? Se tuttavia ritengono di dover negare questi misteri, perché i loro spiriti<br />

ciechi non li possono vedere, bisognerebbe pure che i ciechi dalla nascita negassero che<br />

esiste il sole. La luce dunque risplende nelle tenebre 317 ; se le tenebre non riescono a<br />

comprenderla, si lascino illuminare dapprima dal dono di Dio per aver la fede, ed<br />

incomincino ad essere luce in confronto a coloro che non hanno la fede e, gettato questo<br />

fondamento, si elevino per vedere quelle cose che credono, affinché un giorno le possano<br />

vedere. Vi sono infatti delle cose che si credono senza la speranza di non poterle mai<br />

vedere. Non si vedrà una seconda volta Cristo in croce, ma se non si crede che quello è<br />

un fatto accaduto ed è stato visto, senza tuttavia che si possa sperare che si riproduca e<br />

lo si veda di nuovo, non si giunge a Cristo, come lo si deve vedere eternamente. Invece<br />

per quanto concerne quella suprema, ineffabile, immateriale, immutabile natura che, in<br />

qualche modo, deve essere vista con l’intelligenza, non vi è nulla, purché lo si faccia sotto<br />

la direzione della regola della fede, su cui lo sguardo dello spirito si possa meglio<br />

esercitare di ciò che nella natura umana è superiore agli altri animali, è superiore anche<br />

alle altre parti dell’anima umana, voglio dire lo spirito: esso cui è accordata una certa<br />

visione delle cose invisibili, che come da un tribunale interiore che presiede con onore<br />

riceve tutte le conoscenze che gli stessi sensi del corpo sottomettono al suo giudizio;<br />

esso non ha nulla di superiore cui debba sottomissione ed obbedienza, eccetto Dio.<br />

Agostino indica la differenza tra generazione e processione nel modo diverso di<br />

procedere del verbo e dell’amore: l’amore non procede come immagine, ma come<br />

appetito o fruizione<br />

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