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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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parola che si dice del corpo, ma questi filosofi affermarono trattarsi proprio di quella<br />

piccola parte del corpo che vediamo quando vengono messi a nudo i visceri. Altri<br />

ritennero che essa fosse formata dal concorso e dalla coesione di corpuscoli infinitamente<br />

piccoli e distinti, che chiamano atomi 21 . Altri hanno detto che la sostanza dello spirito era<br />

l’aria, altri il fuoco. Altri hanno negato che fosse una sostanza, non potendo pensare che<br />

ci fosse sostanza se non corporea, e d’altra parte vedevano che essa non era corpo. Essi<br />

ritennero che essa fosse l’equilibrio stesso del nostro corpo o l’unione degli elementi<br />

primordiali di cui il nostro corpo è in qualche modo l’unione. E tutti costoro hanno<br />

pensato che essa fosse mortale perché, essendo corpo o un composto corporeo, è<br />

impossibile che rimanga immortale 22 . Coloro che hanno pensato che la sostanza<br />

dell’anima era una vita senza nulla di corporeo, avendo scoperto che la vita anima e<br />

vivifica ogni corpo vivente, si sono sforzati conseguentemente di provare, ciascuno come<br />

ha potuto, che era immortale, perché la vita non può essere senza vita 23 . Non credo che<br />

sia il caso di discutere qui a lungo sopra non so quale quinto elemento di cui alcuni,<br />

aggiungendolo ai quattro classici elementi di questo mondo, affermano che costituisce<br />

l’anima 24 . Infatti o chiamano corpo ciò che noi chiamiamo corpo un oggetto esteso la<br />

parte del quale è minore del tutto, e allora debbono essere posti nel numero di coloro che<br />

ritennero lo spirito una cosa materiale; ovvero se chiamano corpo ogni sostanza od ogni<br />

sostanza mutevole, pur sapendo che non ogni sostanza è limitata nello spazio da una<br />

lunghezza, una larghezza ed una altezza, non è il caso di impegnarsi in una discussione<br />

su una questione di parole.<br />

L’errore procede da questo: lo spirito pensando se stesso aggiunge a sé qualcosa di<br />

estraneo<br />

7. 10. In questa varietà di opinioni, ognuno vede che lo spirito per sua natura è sostanza,<br />

e non è corporea, cioè non occupa nello spazio un luogo minore con una parte minore di<br />

sé, né un luogo maggiore con una parte maggiore; deve comprendere ugualmente che<br />

coloro che ritengono che lo spirito è corporeo sbagliano non perché siano privi di<br />

conoscenza su di esso, ma perché aggiungono degli elementi senza i quali non possono<br />

pensare nessuna natura. Tutto ciò che siano spinti a pensare facendo astrazione da ogni<br />

rappresentazione corporea, lo reputano assolutamente inesistente. Perciò lo spirito non si<br />

cerchi, come se fosse assente a se stesso. Che c’è infatti di così presente alla conoscenza<br />

come ciò che è presente allo spirito e che cosa vi è di così presente allo spirito come lo<br />

spirito stesso? Così la parola "invenzione" (inventio), se noi ricorriamo alla sua origine<br />

etimologica, che altro significa se non "venire in" (in venire) ciò che si cerca? Perciò le<br />

cose che vengono quasi spontaneamente nello spirito, non diciamo di solito che sono<br />

trovate (inventa), sebbene si possono dire conosciute, perché non tendevamo ad esse<br />

con la ricerca per venire in esse, cioè per trovarle (invenire). Dunque allo stesso modo in<br />

cui ciò che cercano gli occhi o gli altri sensi del corpo è lo spirito che lo cerca - perché è<br />

esso che dirige l’attenzione del senso della carne ed è esso che trova (invenit) quando il<br />

senso giunge sugli oggetti cercati -, così per le realtà che lo spirito deve conoscere di per<br />

se stesso, senza l’intervento dei sensi corporei, esso le trova (invenit), quando giunge in<br />

esse (in venit), si tratti della sostanza trascendente, cioè di Dio, o delle altre parti<br />

dell’anima (anima), come quando giudica delle immagini corporee; esso infatti le trova<br />

all’interno dell’anima (anima) dove sono state impresse attraverso i sensi del corpo.<br />

Per conoscersi lo spirito deve separarsi dal sensibile<br />

8. 11. È dunque una strana questione l’indagare come lo spirito si cerchi e si trovi, verso<br />

che cosa tenda per cercarsi, o dove venga (veniat) per trovarsi (inveniat). Che c’è infatti<br />

che sia altrettanto nello spirito quanto lo spirito? Ma, poiché esso è nelle cose che pensa<br />

con amore - le cose sensibili, cioè le cose corporee - con le quali con l’amore si è<br />

familiarizzato, esso non è più capace di essere in se stesso senza le immagini dei corpi.<br />

L’origine del suo errore umiliante è nella sua impotenza di separarsi dalle immagini delle<br />

cose sentite per vedersi solo. Quelle infatti si sono unite ad esso in modo straordinario<br />

con il legame dell’amore ed è questa la loro impurità, perché quando si sforza di pensare<br />

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