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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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1. 3. Vi sono dunque nella Scrittura alcuni testi sul Padre e il Figlio che indicano l’unità e<br />

l’uguaglianza della natura, come: Io e il Padre siamo una sola cosa 9 , e: Sussistendo in<br />

natura di Dio, non considerò questa uguaglianza con Dio come una rapina 10 , e tutti gli<br />

altri testi di questo genere. Ve ne sono alcuni invece che presentano il Figlio come<br />

inferiore al Padre per la natura di servo, cioè per la creatura da lui assunta nella natura<br />

umana mutevole, come quando è detto: perché il Padre è più grande di me 11 ; e: il Padre<br />

non giudica alcuno, ma ha rimesso ogni giudizio nelle mani del Figlio 12 ; poco dopo<br />

aggiunge: E gli ha dato il potere di giudicare perché è il Figlio dell’uomo 13 . In altri testi<br />

ancora il Figlio non viene presentato né come inferiore né come uguale al Padre, ma vi si<br />

afferma solamente che il Figlio ha origine dal Padre, come quello che dice: Perché, come<br />

il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di averla in sé 14 , e l’altro:<br />

il Figlio non può fare nulla da sé ma solo quello che vede fare dal Padre 15 . Se noi<br />

interpreteremo questa espressione nel senso che il Figlio è inferiore al Padre, per la<br />

natura assunta dalla creatura, ne conseguirà che il Padre camminò prima sulle acque o<br />

che aprì con la saliva e il fango gli occhi di un altro cieco nato e ha fatto le altre cose che<br />

il Figlio incarnato ha fatto tra gli uomini 16 , affinché possa farle colui che disse che il Figlio<br />

non può fare nulla da sé, eccetto ciò che abbia visto fare dal Padre 17 . Ma chi, per quanto<br />

stolto, penserà così? Non rimane dunque da intendere, che queste espressioni indichino<br />

che la vita del Figlio è immutabile come quella del Padre, ma che in lui ha origine dal<br />

Padre, e che l’azione del Padre e del Figlio, è inseparabile, ma che per il Figlio ha origine<br />

da colui da cui ha origine il suo essere, cioè dal Padre, e che il Figlio vede il Padre in<br />

modo che il vederlo sia per lui la stessa cosa che essere Figlio 18 . Infatti per lui aver<br />

origine dal Padre, cioè nascere dal Padre, non è altra cosa che vedere il Padre; come il<br />

vederlo agire non è altra cosa che agire con lui; ma non agisce da sé perché non ha<br />

l’essere da se stesso, e perciò fa quello che vede fare dal Padre, perché ha origine dal<br />

Padre. Né fa altre cose in modo simile, come il pittore che dipinge altri quadri copiando<br />

quelli dipinti da un altro pittore, né le cose medesime in maniera diversa, come la bocca<br />

esprime le medesime lettere che la mente ha pensato; ma tutto ciò che fa il Padre -<br />

afferma il Signore - il Figlio lo fa allo stesso modo 19 . Ha detto il Signore: Le stesse cose,<br />

e allo stesso modo; e per questo il Padre e il Figlio hanno in comune la medesima<br />

attività, ma il Figlio l’ha dal Padre. Perciò il Figlio non può far nulla da sé, se non quello<br />

che avrà visto fare dal Padre 20 . Da questo principio secondo il quale la Scrittura non<br />

vuole indicare che uno è inferiore all’altro, ma chi abbia origine e chi ne sia il principio,<br />

alcuni hanno concluso che la Scrittura afferma che il Figlio è inferiore al Padre. Ma alcuni<br />

dei nostri, troppo ignoranti e privi di qualsiasi competenza in questa materia, mentre<br />

tentano di intendere queste affermazioni come riguardanti la natura di servo 21 , poiché ne<br />

viene fuori un senso errato, rimangono turbati. Ma perché questo non accada si segua<br />

anche questa regola: il Figlio non è inferiore al Padre ma è dal Padre. Così si esprime non<br />

la sua ineguaglianza, ma la sua nascita 22 .<br />

Alcune espressioni della Scrittura riguardanti il Figlio non si sa a quale regola riferirle<br />

2. 4. Vi sono dunque nei Libri santi alcune espressioni, come avevo iniziato a dire, che<br />

non si sa in che senso vadano interpretate: se in riferimento all’inferiorità del Figlio<br />

conseguente all’unione con la creatura o in riferimento, nonostante l’uguaglianza, alla sua<br />

origine dal Padre. E in verità mi pare che, se ci si trova davanti a un testo talmente<br />

ambiguo da non poter essere spiegato e chiarito, esso possa venire interpretato senza<br />

pericolo in base alla duplice regola di cui si è parlato. È il caso di questa affermazione: La<br />

mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato 23 . Infatti la si può intendere in<br />

riferimento alla natura di servo, come si è spiegato nel libro primo, e in riferimento alla<br />

natura divina nella quale è uguale al Padre ma avendo origine dal Padre. Perché, secondo<br />

la natura divina, come il Figlio e la vita divina non sono due cose diverse, ma il Figlio è la<br />

vita stessa, così non sono due cose diverse il Figlio e la sua dottrina ma il Figlio è la<br />

stessa dottrina 24 . E come per questo l’espressione: Diede la vita al Figlio 25 non significa<br />

nient’altro che "generò il Figlio che è la vita", così anche quando è detto: "diede al Figlio<br />

la dottrina" tale espressione viene intesa nel giusto senso se si interpreta: "generò il<br />

Figlio che è la dottrina". Cosicché l’affermazione: La mia dottrina non è mia, ma di Colui<br />

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