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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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2. 3. Dio è tuttavia senza alcun dubbio sostanza, o, se il termine è più proprio, essenza,<br />

che i Greci chiamano . Come infatti dal verbo sapere si è fatto derivare sapientia,<br />

da scire scientia, dal verbo esse si è fatto derivare essentia 5. E chi è dunque più di Colui<br />

che ha dichiarato al suo servo Mosè: Io sono colui che sono 6. Dirai ai figli di Israele:<br />

Colui che è, mi ha mandato a voi 7? Ma tutte le altre essenze o sostanze che conosciamo,<br />

comportano degli accidenti, da cui derivano ad esse trasformazioni grandi o piccole. Dio<br />

però è estraneo a tutto questo e perciò vi è una sola sostanza immutabile o essenza, che<br />

è Dio, alla quale conviene nel senso più forte e più esatto, questo essere dal quale<br />

l’essenza deriva il suo nome. Perché ciò che muta non conserva l’essere, e ciò che può<br />

mutare, anche se di fatto non muta, può non essere ciò che era. Perciò solo ciò che, non<br />

soltanto non muta, ma soprattutto non può assolutamente mutare, merita senza riserve<br />

ed alla lettera il nome di essere.<br />

L’argomentazione degli Ariani<br />

3. 4. Cominciamo dunque a rispondere agli avversari della nostra fede anche su queste<br />

questioni in cui né l’espressione eguaglia il pensiero, né il pensiero la realtà. Fra i tanti<br />

argomenti che gli Ariani sogliono contrapporre alla fede cattolica ve n’è uno che essi<br />

sembrano considerare come l’espediente più ingegnoso. È quando dicono: "Quanto si<br />

enuncia o si pensa di Dio, si predica non in senso accidentale, ma in senso sostanziale.<br />

Perciò il Padre possiede l’attributo di ingenerato secondo la sostanza, come anche il Figlio<br />

possiede secondo la sostanza l’attributo di generato. Ma non è la stessa cosa essere<br />

ingenerato ed essere generato. Di conseguenza la sostanza del Padre e la sostanza del<br />

Figlio sono differenti" 8. Noi rispondiamo: "Se tutto ciò che si predica di Dio, si predica<br />

secondo la sostanza, allora l’affermazione: Io e il Padre siamo una cosa sola 9, riguarda<br />

la sostanza. Perciò unica è la sostanza del Padre e del Figlio". Ovvero, se questa<br />

affermazione non concerne la sostanza, allora c’è qualcosa che non si attribuisce a Dio<br />

secondo la sostanza e non siamo più obbligati ad intendere in senso sostanziale<br />

"ingenerato" e "generato". Similmente si afferma del Figlio: Non stimò una rapina essere<br />

uguale a Dio 10; uguale in qual senso? chiediamo. Infatti se non è detto uguale in senso<br />

sostanziale, essi ammettono che non tutto ciò che si predica di Dio concerne la sostanza.<br />

Ammettano allora che "ingenerato" e "generato" non si debbano intendere secondo la<br />

sostanza. Se non lo ammettono, perché pretendono che tutto ciò che si attribuisce a Dio<br />

ha valore sostanziale, allora il Figlio è uguale al Padre secondo la sostanza.<br />

La mutazione è essenziale ad ogni accidente<br />

4. 5. Accidente designa ordinariamente una realtà che una mutazione nella cosa cui<br />

appartiene può far scomparire. Certo vi sono degli accidenti, come si dice, inseparabili, i<br />

Greci li chiamano<br />

come il colore nero delle piume del corvo, tuttavia esse<br />

perdono il colore, non fino a quando sono piume, ma perché cessano di essere piume.<br />

Ecco perché la stessa materia è soggetta al mutamento e per il fatto che cessa di esistere<br />

quell’animale o quella piuma e quel corpo tutto intero si muta e converte 11 in terra,<br />

essa perde evidentemente anche quel colore. Certo anche l’accidente che si chiama<br />

separabile scompare non per separazione, ma per mutazione. Così, ad esempio, il nero<br />

dei capelli umani, poiché i capelli possono incanutire, si chiama accidente separabile. Ma<br />

per gli osservatori attenti appare sufficientemente evidente che non vi è separazione,<br />

come se qualche cosa emigrasse dalla testa che incanutisce, in modo tale che il nero si<br />

ritiri e se ne vada altrove per lasciar posto al bianco, ma che qui c’è proprio un<br />

mutamento ed una trasformazione della qualità del colore. Perciò nulla è accidente in Dio,<br />

perché in lui nulla vi è che possa mutare e che possa scomparire. Se poi si vuole<br />

chiamare accidente anche ciò che, sebbene non scompaia, tuttavia diminuisce e si<br />

accresce, come la vita dell’anima - per tutto il tempo infatti che l’anima esiste, vive, e<br />

poiché l’anima esiste sempre, sempre essa vive; ma essa vive più intensamente quando<br />

è saggia, meno finché è insipiente, ed è questo una specie di mutamento, che non fa<br />

cessare la vita, come all’insensato viene a mancare il buon senso, ma la diminuisce -<br />

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