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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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27. 50. Ma tra le molte cose che ho detto, oso professare di non aver detto nulla che sia<br />

degno di quella suprema ed ineffabile Trinità, ma piuttosto confessare che la mirabile<br />

conoscenza di Dio ha superato la mia debolezza e che non ho potuto elevarmi fino ad<br />

essa 318 . O tu, anima mia, dove ti senti di essere, dove giaci, dove stai, in attesa che Colui<br />

che si è fatto propizio a tutte le tue iniquità guarisca le tue infermità 319 ? Senza dubbio<br />

riconosci di essere in quella locanda in cui il Samaritano condusse colui che trovò<br />

semivivo con il corpo coperto di numerose ferite inflittegli dai ladroni 320 . E tuttavia tu hai<br />

visto molte verità, non con quegli occhi che vedono i corpi colorati, ma con quelli per i<br />

quali pregava colui che diceva: I miei occhi vedano la giustizia 321 . Sì, tu hai visto molte<br />

verità, e le hai distinte da quella luce che ti ha illuminato per fartele vedere; eleva ora gli<br />

occhi verso quella luce e fissali su di essa, se puoi. Così infatti vedrai che differenza vi sia<br />

tra la nascita del Verbo e la processione del Dono di Dio, differenza per cui il Figlio<br />

unigenito ha detto che lo Spirito Santo 322 non è generato dal Padre (altrimenti sarebbe<br />

suo fratello) ma ne procede. Per questo, essendo lo Spirito di ambedue come comunione<br />

consustanziale dell’uno e dell’altro, non si dice - sarebbe sacrilegio il dirlo - che è figlio di<br />

tutti e due. Ma per vedere chiaramente e perspicuamente questo mistero, tu non puoi<br />

fissare là il tuo sguardo; lo so, non lo puoi. Dico il vero, lo dico a me stesso; so ciò che<br />

non posso. Ma quella luce ti ha fatto vedere in te quelle tre potenze, in cui puoi<br />

riconoscere te come l’immagine di quella stessa suprema Trinità che sei ancora incapace<br />

di contemplare tenendo fisso su di essa il tuo sguardo. Essa ti ha fatto vedere che c’è in<br />

te un verbo vero, quando è generato dalla tua scienza, cioè quando diciamo ciò che<br />

sappiamo, sebbene non pronunciamo né pensiamo alcuna parola comprensibile di alcuna<br />

lingua umana, ma invece il nostro pensiero prende forma da ciò che sappiamo e nello<br />

sguardo di colui che pensa l’immagine della conoscenza è esattamente simile a quella<br />

contenuta nella memoria, essendo questi due termini, come generante e come prole,<br />

uniti dalla volontà o dilezione che costituisce il terzo termine. Ma che questa volontà<br />

proceda dalla conoscenza (nessuno infatti vuole ciò di cui ignora totalmente la natura e la<br />

qualità) senza essere tuttavia l’immagine della conoscenza e che perciò in questa realtà<br />

intelligibile sia suggerita una certa differenza tra nascita e processione, perché non è la<br />

stessa cosa vedere con il pensiero e desiderare o anche fruire con la volontà, lo vede e lo<br />

discerne chi lo può. L’hai potuto anche tu, sebbene non abbia potuto e non possa<br />

spiegare con linguaggio adeguato ciò che tra le nebbie delle immagini corporee, che non<br />

cessano di addensarsi sul pensiero umano, hai solo intravisto. Ma quella luce che non è<br />

ciò che sei tu, ti ha anche mostrato che una cosa sono le immagini incorporee dei corpi,<br />

altra cosa la verità che, respingendo queste immagini, attingiamo con l’intelligenza;<br />

queste certezze ed altre simili quella luce ha mostrato ai tuoi occhi interiori. Perché<br />

dunque non puoi vedere questa verità stessa tenendovi fisso lo sguardo se non a motivo<br />

della sua debolezza? E quale la causa di questa debolezza, se non, certo, l’iniquità? Chi<br />

dunque guarisce tutte le tue infermità, se non Colui che è propizio riguardo a tutte le tue<br />

iniquità 323 ? Perciò è meglio che finalmente concluda questo libro con una preghiera<br />

piuttosto che con una discussione.<br />

Preghiera - Conclusione e preghiera finale<br />

28. 51. Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo. Perché la<br />

Verità non avrebbe detto: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del<br />

Figlio e dello Spirito Santo 324 , se Tu non fossi Trinità. Né avresti ordinato, Signore Dio,<br />

che fossimo battezzati nel nome di chi non fosse Signore Dio. E una voce divina non<br />

avrebbe detto: Ascolta Israele: Il Signore Dio tuo è un Dio Unico 325 , se Tu non fossi<br />

Trinità in tal modo da essere un solo Signore e Dio. E se Tu fossi Dio Padre e fossi pure il<br />

Figlio tuo Verbo, Gesù Cristo, e il Vostro Dono lo Spirito Santo, non leggeremmo nelle<br />

Sacre Scritture: Dio ha mandato il Figlio suo 326 , né Tu, o Unigenito, diresti dello Spirito<br />

Santo: Colui che il Padre manderà in mio nome 327 e: Colui che io manderò da presso il<br />

Padre 328 . Dirigendo la mia attenzione verso questa regola di fede, per quanto ho potuto,<br />

per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato ed ho desiderato di vedere con<br />

l’intelligenza ciò che ho creduto, ed ho molto disputato e molto faticato. Signore mio Dio,<br />

mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma<br />

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