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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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Figlio deve alla sua nascita non solo l’essere figlio, appellativo che appartiene all’ordine<br />

della relazione, ma l’essere sostanzialmente? O forse lo Spirito Santo procede sempre e<br />

non nel tempo, ma dall’eternità? Ma allora, poiché procedeva per essere dato, era già<br />

dono, prima che esistesse qualcuno al quale darlo 63? Infatti una cosa si intende quando<br />

si dice "dono", un’altra quando si dice "donato". Perché vi può essere un dono anche<br />

prima che sia stato donato, ma non si può parlare assolutamente di "donato", senza che<br />

il dono sia stato effettivamente fatto 64.<br />

Gli attributi divini improntati al tempo non sono accidentali, suppongono la mutazione<br />

nelle creature, non in Dio<br />

16. 17. Né deve creare difficoltà il fatto che, pur essendo lo Spirito Santo coeterno al<br />

Padre e al Figlio, gli si attribuisce qualche appellativo legato al tempo, come appunto<br />

quello di "donato" 65. Infatti lo Spirito è eternamente dono, ma temporalmente donato.<br />

Se uno non si chiama padrone che dal momento in cui ha un servo, anche questa<br />

denominazione relativa di signore è applicata a Dio sul piano del tempo; infatti la<br />

creatura di cui Dio è Signore non è eterna. Allora come proveremo che nemmeno questi<br />

relativi sono degli accidenti, in quanto nulla di temporale può esistere in Dio, che non è<br />

mutevole, come l’abbiamo dimostrato all’inizio di questa discussione? Ebbene Dio non è<br />

eternamente Signore, altrimenti saremmo obbligati ad ammettere anche l’eternità della<br />

creatura, perché Egli non dominerebbe eternamente, se questa eternamente non lo<br />

servisse; come non c’è servo senza padrone, così non c’è padrone senza servo. Qualcuno<br />

potrà dire che senza dubbio Dio solo è eterno, che i tempi invece non sono eterni per la<br />

loro instabilità e mutevolezza; ma i tempi non hanno cominciato nel tempo (perché non<br />

c’era tempo prima che cominciassero i tempi; di conseguenza non è accaduto nel tempo<br />

a Dio di essere signore, perché era Signore dei tempi, che certamente non hanno<br />

cominciato nel tempo). Ma che risponderà questi a proposito dell’uomo? L’uomo infatti è<br />

stato creato nel tempo e Dio non era evidentemente suo Signore prima che esistesse<br />

appunto l’uomo di cui Dio fosse il Signore. Certamente che Dio sia il Signore dell’uomo,<br />

gli è accaduto nel tempo e, per chiudere, sembra, ogni controversia, è accaduto a Dio nel<br />

tempo di essere tuo Signore o mio, perché noi esistiamo da poco. Ma se anche questo, a<br />

causa dell’oscurità del problema dell’anima, appare incerto, che dire di Dio come Signore<br />

del popolo di Israele? Supponendo anche che la realtà dell’anima esistesse già, anima<br />

che quel popolo possedeva - lasciamo da parte per il momento questa questione - certo<br />

quel popolo non esisteva ancora e si sa in quale momento ha incominciato ad esistere.<br />

Infine è accaduto nel tempo a Dio di essere Signore di questo albero e di questa messe,<br />

che hanno cominciato ad esistere da poco. Perché, sebbene la materia stessa esistesse<br />

già, una cosa è essere signore della materia, un’altra essere signore della materia<br />

formata. Anche l’uomo d’altra parte è proprietario del legno in un determinato momento,<br />

ed in un altro momento è proprietario dell’armadio, sebbene questo sia stato fabbricato<br />

con quel legno e così acquista un attributo che non aveva quand’era solamente padrone<br />

del legno. Come proveremo dunque che nulla di accidentale si predica di Dio? Soltanto<br />

affermando che la sua natura sfugge a tutto ciò che potrebbe modificarla, mentre gli<br />

accidenti relativi sono quelli che implicano una mutazione nella cosa della quale si<br />

predicano. Così amico è una denominazione relativa. Non si incomincia ad essere amici,<br />

se non quando si incomincia ad amare; si produce dunque una mutazione della volontà,<br />

perché si possa parlare di amico. Ma una moneta dice relazione quando la si chiama<br />

prezzo; questa moneta però non è cambiata diventando prezzo; nemmeno muta quando<br />

viene chiamata pegno o qualche altra cosa di simile. Ebbene se una moneta senza<br />

mutare in alcun modo può assumere tante volte una denominazione relativa, senza che,<br />

ricevendola o perdendola, il suo essere o la sua forma di moneta sia modificata, con<br />

quanta maggiore facilità dobbiamo ammettere, nei riguardi della immutabile sostanza di<br />

Dio, che essa possa ricevere una denominazione relativa alla creazione senza con questo<br />

intendere che vi sia stata qualche mutazione nella sostanza di Dio, ma invece nella<br />

creatura che è il termine di questa relazione? La Scrittura dice: Signore, tu sei divenuto il<br />

nostro rifugio 66. Il Signore è detto nostro rifugio in senso relativo; infatti si riferisce a<br />

noi e Dio diviene nostro rifugio, quando ci rifugiamo in lui. Ma si produce allora nel suo<br />

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