Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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sola essenza. Né qui essere è altra cosa che essere Dio: perciò il Padre, il Figlio e lo<br />
Spirito Santo sono un solo Dio 48.<br />
Un’essenza, tre Persone<br />
4. 7. Per parlare dell’ineffabile, affinché potessimo esprimere in qualche modo ciò che in<br />
nessun modo si può spiegare, i nostri Greci hanno usato questa espressione: una<br />
essenza, tre sostanze; i Latini invece: una essenza o sostanza, tre Persone 49, perché,<br />
come abbiamo già detto, nella nostra lingua, cioè in latino, "essenza" e "sostanza" sono<br />
correntemente considerate sinonimi. E purché si intenda almeno in enigma 50 ciò che si<br />
dice, ci si è accontentati di queste espressioni per rispondere qualcosa quando si chiede<br />
che cosa sono i Tre; questi Tre di cui la fede ortodossa afferma l’esistenza, quando<br />
dichiara che il Padre non è il Figlio e lo Spirito Santo, che è il dono di Dio 51, non è né il<br />
Padre né il Figlio. Quando si chiede dunque che cosa sono queste tre cose o questi Tre, ci<br />
affanniamo a trovare un nome specifico o generico che abbracci queste tre cose, ma non<br />
si presenta allo spirito, perché l’eccellenza sopraeminente della divinità trascende la<br />
capacità del linguaggio abituale 52. Quando si tratta di Dio il pensiero è più vero della<br />
parola e la realtà più vera del pensiero. Infatti, quando diciamo che Giacobbe non è<br />
Abramo, ed Isacco non è né Abramo né Giacobbe, riconosciamo che sono tre: Abramo,<br />
Isacco e Giacobbe. Ma quando si chiede che cosa siano questi tre rispondiamo tre uomini,<br />
e diamo loro un nome specifico al plurale, mentre è un nome generico se diciamo tre<br />
animali. L’uomo infatti è, secondo la definizione degli antichi, un animale ragionevole,<br />
mortale 53. Lo stesso quando con il linguaggio abituale delle nostre Scritture diciamo: tre<br />
anime, se si preferisce esprimere il tutto per mezzo della parte migliore, cioè, per mezzo<br />
dell’anima, sia il corpo sia l’anima, che sono l’uomo intero. È in questo senso che la<br />
Scrittura dice che scesero in Egitto con Giacobbe settantacinque anime, cioè<br />
settantacinque uomini 54. Così quando diciamo: "Il tuo cavallo non è lo stesso che il<br />
mio", e "un terzo cavallo, che appartiene a qualche altro, non è né il mio né il tuo",<br />
riconosciamo che sono tre e, se ci si domanda che cosa sono questi tre rispondiamo con<br />
un termine specifico: "tre cavalli"; con un termine generico: "tre animali". Così pure<br />
quando diciamo che un bue non è un cavallo, che un cane non è né un bue né un cavallo,<br />
parliamo di tre esseri. Ed a coloro che ci chiedono che cosa sono questi tre esseri, non<br />
rispondiamo con il nome specifico: tre cavalli, o tre buoi, o tre cani, perché questi tre<br />
esseri non sono della stessa specie, ma con un nome generico: tre animali, o con un<br />
termine generico più ampio: tre sostanze, tre creature, tre nature. Ora tutto ciò che si<br />
può designare con un termine specifico al plurale, si può pure esprimere con un solo<br />
termine generico ma non possiamo esprimere con un solo termine specifico tutto ciò che<br />
si può designare con un solo termine generico. Per esempio tre cavalli - che è un termine<br />
specifico - li chiamiamo anche tre animali, ma il cavallo, il bue e il cane li chiamiamo<br />
soltanto tre animali o tre sostanze - che sono termini generici - o con qualche altro nome<br />
generico che si può loro attribuire, ma non possiamo chiamarli tre cavalli, o tre buoi, o<br />
tre cani, che sono tutti termini specifici. Ossia chiamiamo con un solo nome, sebbene sia<br />
al plurale, le realtà che hanno in comune ciò che questo nome significa. Così Abramo,<br />
Isacco, Giacobbe hanno in comune l’umanità, perciò sono chiamati tre uomini; il cavallo,<br />
il bue e il cane hanno in comune l’animalità, perciò sono chiamati tre animali. Allo stesso<br />
modo tre lauri li chiamiamo anche tre alberi, ma un lauro, un mirto e un olivo li<br />
chiamiamo soltanto tre alberi, o tre sostanze o tre nature. Ancora, tre pietre le<br />
chiamiamo anche tre corpi; ma la pietra, il legno e il ferro li chiamiamo soltanto tre corpi<br />
o con qualche altro appellativo più ampio che si potrà loro attribuire. Ora il Padre, il Figlio<br />
e lo Spirito Santo, dato che sono tre 55, investighiamo che cosa siano, che cosa abbiano<br />
in comune. Infatti ciò che è loro comune non è ciò che costituisce il Padre, in maniera che<br />
reciprocamente siano padri, come alcuni amici - appellativo di relazione reciproca -<br />
possono essere chiamati tre amici, perché sono amici vicendevolmente. Questo non può<br />
verificarsi qui, perché soltanto il Padre è padre, né è padre di due, ma di un Figlio unico.<br />
Né vi sono tre figli, perché qui il Padre non è il Figlio, né lo Spirito Santo. Né vi sono tre<br />
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