23.02.2018 Views

Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

prezzo e vendere a caro prezzo era una volontà comune a tutti. Ma, poiché di fatto è una<br />

inclinazione viziosa, ciascuno può, o acquistando su questo punto il senso della giustizia,<br />

o subendo il contagio di qualche vizio contrario a quello, resistere a questa inclinazione e<br />

vincerla. Io stesso conosco un uomo che, essendogli stato offerto un libro in vendita,<br />

vedendo che il venditore ne ignorava il prezzo, e perciò gli chiedeva un prezzo irrisorio,<br />

gli dette il giusto prezzo, che era molto maggiore, senza che questi se l’aspettasse. E che<br />

dire se c’è un uomo talmente pervertito da vendere a basso prezzo ciò che gli hanno<br />

lasciato i genitori per comprare a caro prezzo ciò di cui nutrire le sue passioni? A mio<br />

avviso questo eccesso non ha nulla di incredibile; se si cercano, si trovano e forse si<br />

incontreranno anche senza cercarli, degli uomini che, per una nequizia ancora maggiore<br />

di quella di cui parlava il mimo, smentiscano persino in modo insolente la promessa e la<br />

dichiarazione da lui fatta in teatro, comprando a caro prezzo i loro stupri, vendendo a<br />

basso prezzo i loro poderi. Conosciamo anche uomini che, per generosità, comprarono il<br />

grano a prezzo più alto per venderlo a prezzo più basso ai loro concittadini. Lo stesso<br />

quando l’antico poeta Ennio dice:<br />

Tutti i mortali desiderano essere lodati 22 ;<br />

non c’è dubbio che ha supposto negli altri l’esistenza di un sentimento che aveva<br />

sperimentato in se stesso e in quelli che aveva conosciuto e così sembra aver espresso<br />

una volontà comune a tutti gli uomini. Se anche il mimo avesse detto: "Tutti volete<br />

essere lodati, nessuno di voi vuole essere biasimato" 23 sembra ugualmente che avrebbe<br />

espresso quella che è la volontà di tutti. Ci sono tuttavia degli uomini che odiano i loro<br />

vizi, e per essi dispiacciono a se stessi, né vogliono essere lodati dagli altri e sono grati<br />

alla benevolenza di coloro che li criticano, perché il biasimo li spinge a correggersi. Ma se<br />

il mimo avesse detto: "Tutti volete essere beati, non volete essere infelici" 24 , avrebbe<br />

affermato un qualcosa che nessuno non può non scoprire nel fondo della sua volontà.<br />

Qualsiasi altra cosa voglia nel segreto del suo cuore, nessuno può esimersi da questa<br />

volontà sufficientemente conosciuta da tutti e presente in tutti gli uomini.<br />

Tutti aspirano alla beatitudine, ma la concepiscono in maniera differente<br />

4. 7. È strano però che, essendo presente in tutti gli uomini questa identica volontà di<br />

attingere e possedere la beatitudine, ci sia al contrario tanta varietà e diversità di voleri<br />

nei riguardi della stessa beatitudine 25 , non perché ci sia qualcuno che non la vuole, ma<br />

perché non tutti la conoscono. Se infatti tutti la conoscessero, gli uni non la riporrebbero<br />

nella virtù dell’anima, gli altri nel piacere del corpo, altri nell’una e nell’altro; altri in<br />

questo, altri in quello 26 . Infatti ciascuno ha fatto consistere la vita beata in quella cosa<br />

che gli procurava maggior diletto. Come dunque tutti amano in modo così fervente ciò<br />

che non tutti conoscono? Chi può amare ciò che ignora? Abbiamo già discusso su tale<br />

argomento nei libri precedenti. Perché dunque tutti amano la beatitudine, ma non tutti la<br />

conoscono? Sarà forse che tutti sanno che cosa essa sia, ma non sanno dove si trovi, e<br />

da qui scaturirebbe la diversità di opinioni? È come se si trattasse di un luogo di questo<br />

mondo, in cui dovrebbe voler vivere ognuno che voglia essere beato e non si cercasse<br />

dove sia la beatitudine, come si cerca che cosa essa sia. Perché, certamente, se la<br />

beatitudine consiste nel piacere del corpo, è beato colui che fruisce del piacere del corpo,<br />

se consiste nella virtù dell’anima, è beato colui che fruisce di questa; se nell’uno e<br />

nell’altra, lo è chi fruisce dell’uno e dell’altra. Dunque quando uno dice: "Vivere<br />

beatamente è fruire del piacere del corpo"; un altro invece: "Vivere beatamente è fruire<br />

della virtù dell’anima"; non bisogna concludere che tutti e due ignorano, o non sanno<br />

tutti e due che cosa sia la vita beata? Ma allora come possono ambedue amarla, se<br />

nessuno può amare ciò che ignora? O è forse falso ciò che abbiamo affermato come<br />

verità assoluta ed inconcussa, cioè che tutti gli uomini vogliono vivere felici 27 ? Se infatti<br />

vivere felici è, per esempio, vivere in conformità alla virtù dell’anima, come può voler<br />

vivere felice colui che non vuole vivere in conformità alla virtù? Non sarebbe più giusto<br />

dire: "Quest’uomo non vuol vivere felice, perché non vuol vivere in conformità alla virtù,<br />

che è la sola maniera di vivere felici?". Dunque non tutti vogliono vivere felici, anzi pochi<br />

152

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!