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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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attacchi aperti che egli promuove per mezzo di un popolo vizioso, indicato in Amalec, e<br />

gli ostacoli che egli frappone all’entrata nella terra promessa non si superino per mezzo<br />

della croce del Signore, prefigurata nelle braccia aperte di Mosè 124 . Il motivo della pretesa<br />

di costoro di purificarsi da se stessi è che alcuni di essi sono riusciti a sollevare la punta<br />

dello spirito al di sopra di ogni creatura e attingere, per quanto poco, la luce della<br />

immutabile verità; e poiché molti cristiani che vivono attualmente solo di fede non hanno<br />

potuto fare altrettanto, li deridono 125 . Ma a chi è superbo, e per questo si vergogna di<br />

salire sulla nave, che giova intravedere da lontano la patria d’oltremare 126 ? Oppure che<br />

nuoce a chi è umile il non vederla per tanta distanza, se si trova dentro la nave che voga<br />

verso di essa e sulla quale il superbo rifiuta di viaggiare?<br />

I filosofi non hanno potuto vedere nelle ragioni eterne ciò che concerne la storia<br />

16. 21. Costoro criticano anche la nostra fede nella risurrezione della carne e pretendono<br />

che invece diamo il nostro assenso a ciò che essi affermano anche circa queste cose.<br />

Come se debbano essere consultati sul cambiamento delle cose mutevoli e sul<br />

concatenarsi dei secoli per il fatto che sono riusciti, tramite le creature, a comprendere la<br />

realtà trascendente ed immutabile. Certo, le loro spiegazioni sono pienamente esatte e i<br />

loro argomenti decisivi nel dimostrare la dipendenza assoluta di ogni cosa temporale dalle<br />

ragioni eterne, ma ne consegue per questo che siano riusciti a penetrare queste ragioni<br />

stesse e dedurne quanti generi di animali vi siano, quali furono all’origine i loro germi,<br />

quale il processo del loro sviluppo, quali numeri reggano le loro concezioni, le loro<br />

nascite, le loro età e i loro declini, quali i movimenti regolatori dei loro istinti che li<br />

portano verso ciò che è loro naturale e li allontanano da ciò che è loro nocivo? Non si<br />

sono forse informati circa queste cose, non per mezzo di quella immutabile sapienza ma<br />

sulle pagine della storia nella sua evoluzione spaziale e temporale, prestando fede a ciò<br />

che altri hanno per esperienza appreso e consegnato ai loro scritti? È dunque ancor meno<br />

degno di meraviglia che non abbiano in alcun modo potuto investigare una così larga<br />

serie di secoli né incontrare, per così dire, un termine al centro di questo scorrere dei<br />

secoli, che come un fiume trascina il genere umano, né il cambiamento di rotta che porta<br />

ciascuno al suo punto di arrivo particolare. Queste cose non hanno potuto scrivere gli<br />

storici, perché troppo lontane nell’avvenire e nessuno ne ha fatto l’esperienza e la<br />

narrazione. Né questi filosofi migliori degli altri ne hanno avuto la visione intellettuale in<br />

quelle supreme ed eterne ragioni, altrimenti non si sarebbero accontentati di indagare il<br />

passato, come possono fare gli storici, ma svelerebbero anche il futuro. Coloro che<br />

ebbero questo potere, ebbero presso di loro il nome di vati, presso di noi quello di Profeti.<br />

Prescienza del futuro<br />

17. 22. Ma per la verità il nome di Profeta non è del tutto estraneo alla loro letteratura.<br />

Tuttavia interessa moltissimo distinguere tra diverse possibilità. Il futuro può essere<br />

congetturato dalle esperienze del passato. I medici per esempio, che pronosticano molte<br />

cose, mettono per iscritto i risultati delle loro osservazioni, così gli agricoltori ed anche i<br />

marinai predicono molte cose (quando tali predizioni sono molto anteriori agli<br />

avvenimenti, sono ritenute divinazioni). Oppure gli eventi futuri sono già in processo di<br />

svolgimento e vengono preannunciati da chi ha la fortuna di scorgerli da lontano per una<br />

vista relativamente acuta (quando le potenze dell’aria fanno questo si ritiene che facciano<br />

delle divinazioni). È come se qualcuno dalla vetta di un monte vedesse uno che viene da<br />

lontano e annunciasse in anticipo la sua venuta a coloro che abitano lì vicino nella<br />

pianura. Oppure gli Angeli santi, ai quali Dio li rivela per mezzo del suo Verbo e Sapienza<br />

nella quale stanno immobili il futuro e il passato, rivelano ad alcuni uomini gli eventi<br />

futuri e questi poi li trasmettono ad altri. Oppure gli spiriti di alcuni uomini vengono così<br />

innalzati dallo Spirito Santo da apprendere, non per mezzo degli Angeli ma da sé, le<br />

cause degli eventi futuri, come già presenti nel supremo principio delle cose. <strong>De</strong>l resto<br />

anche le potestà dell’aria odono circa queste cose ciò che annunciano gli Angeli o gli<br />

uomini, ma odono solo nella misura che ritiene utile Colui al quale tutto è sottomesso.<br />

Infine molte predizioni hanno origine da una specie di istinto e d’impulso inconscio dello<br />

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