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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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corporea. E a ciò che esso è non potrebbe affatto pensare nella medesima maniera in cui<br />

pensa a ciò che esso non è. È mediante rappresentazioni immaginarie che esso pensa<br />

tutte queste cose: il fuoco, l’aria, questo e quest’altro corpo, tale parte o coesione ed<br />

armonia del corpo; però non si dice, certo, che lo spirito è tutte queste cose insieme, ma<br />

una di esse. Ora, se fosse una di queste cose, esso penserebbe questa cosa in modo<br />

diverso da tutte le altre, cioè non per mezzo di una rappresentazione immaginaria, come<br />

vengono pensate le cose assenti, che sono state in contatto con i sensi del corpo, sia che<br />

si tratti di questi oggetti stessi, o di altri dello stesso genere, ma con una presenza<br />

interiore reale, non simulata per mezzo dell’immaginazione (perché non c’è nulla di più<br />

presente allo spirito dello spirito stesso), nella maniera in cui pensa di vivere, di<br />

ricordare, di comprendere, di volere se stesso. Esso conosce infatti queste cose in sé,<br />

non se le rappresenta per mezzo dell’immaginazione come se esso le attingesse al di<br />

fuori di sé, con i sensi, alla maniera in cui attinge tutti gli oggetti corporei. Se esso non si<br />

assimila falsamente a nessuno di questi corpi, che si rappresenta, al punto di credersi<br />

qualcuna di queste cose, ciò che di sé gli resta, questo solo esso è.<br />

Memoria, intelligenza e volontà<br />

11. 17. Lasciando per il momento da parte le altre cose che lo spirito riconosce in sé con<br />

certezza, consideriamo in modo del tutto particolare queste tre: la memoria,<br />

l’intelligenza, la volontà 33 . È da questo triplice punto di vista infatti che si è soliti<br />

esaminare le doti naturali dei fanciulli per farsi un’idea del loro temperamento. Quanto<br />

più un fanciullo ha la memoria tenace e facile, quanto più la sua intelligenza è penetrante<br />

ed il suo gusto al lavoro ardente, tanto più ci si dovrà felicitare delle sue doti naturali.<br />

Quando invece si tratta del sapere di un uomo, non si esamina con quanta tenacia e<br />

facilità ricordi, con quanto acume comprenda, ma che cosa ricordi e che cosa comprenda.<br />

E poiché l’uomo non è solo da lodarsi in base al suo sapere, ma anche alla sua bontà, si<br />

deve tener conto non soltanto di ciò che ricorda e di ciò che comprende, ma anche di che<br />

cosa vuole; non dell’ardore con cui lo vuole, ma anzitutto dell’oggetto e poi dell’energia<br />

del volere. Infatti l’anima che ama con ardore è degna di lode quando ciò che ama deve<br />

essere amato con ardore. Nella prima dunque di queste tre cose: capacità, dottrina, uso<br />

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, si considera di che cosa sia capace ciascuno con la sua memoria, intelligenza, volontà.<br />

Nella seconda, la dottrina, si considera che cosa ciascuno abbia raccolto nella memoria e<br />

nell’intelligenza lavorando con amorosa volontà. La terza cosa, l’uso, è proprio della<br />

volontà e consiste nel servirsi delle cose contenute dentro la memoria e l’intelligenza, sia<br />

per riferirle come mezzi ad altre cose, sia per compiacersi e riposarsi in esse come in un<br />

fine raggiunto. Infatti far uso di una cosa è porla a disposizione della volontà, fruirne<br />

invece è usarne con la gioia non già della speranza, ma del possesso 35 . Perciò chiunque<br />

fruisce di una cosa, ne fa uso, ne dispone infatti ad arbitrio della volontà, tenendo per<br />

fine il diletto. Invece non sempre chi fa uso di una cosa ne fruisce, se la cosa che pone a<br />

libera disposizione della sua volontà non la desidera per se stessa, ma per un altro fine.<br />

Memoria, intelligenza e volontà sono una sola essenza, tre secondo la relazione<br />

11. 18. Queste tre cose dunque: memoria, intelligenza, volontà, non sono tre vite, ma<br />

una vita sola; né tre spiriti, ma un solo spirito; di conseguenza esse non sono tre<br />

sostanze, ma una sostanza sola 36 . La memoria, in quanto si dice vita, spirito, sostanza, si<br />

dice in senso assoluto; ma come memoria si dice in senso relativo. Lo stesso si può<br />

affermare per l’intelligenza e la volontà perché anche l’intelligenza e la volontà si dicono<br />

in senso relativo. Ma considerata in sé ognuna è vita, spirito ed essenza. E queste tre<br />

cose sono una cosa sola 37 , per la stessa ragione per la quale sono una sola vita, un solo<br />

spirito, una sola essenza. Ed ogni altra cosa che si dice di ciascuna di esse in senso<br />

assoluto, anche di tutte insieme la si predica non al plurale ma al singolare. Invece esse<br />

sono tre cose per la stessa ragione per cui sono in reciproca relazione tra loro. E se non<br />

fossero uguali, non solo ciascuna a ciascuna, ma anche ciascuna a tutte, esse non si<br />

includerebbero a vicenda. Infatti non soltanto ciascuna è contenuta in ciascuna, ma<br />

anche tutte sono contenute in ciascuna. Infatti ho memoria di aver memoria, intelligenza<br />

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