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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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insegnamenti della tradizione filosofica, che espone con stile delizioso e sublime, ha<br />

affermato che tutte queste quattro virtù ci sono necessarie solo in questa vita, che<br />

vediamo piena di pene e di errori; nessuna di esse lo sarà più quando lasceremo questa<br />

vita, se ci è concesso di vivere là dove si vive felici; per essere beate basteranno alle<br />

anime buone la conoscenza e la scienza, cioè la contemplazione della natura in cui nulla<br />

vi è di più eccellente e di più degno di essere amato di quella natura che ha creato ed<br />

ordinato tutte le altre nature. Ora, se è proprio della giustizia sottomettersi al governo di<br />

questa natura, la giustizia è certamente immortale, né cesserà di esistere in quella<br />

beatitudine, ma raggiungerà tale perfezione e grandezza da non poter essere più perfetta<br />

e più grande. Forse anche altre tre virtù sussisteranno in quella vita beata, la prudenza<br />

senza più alcun rischio di errore, la fortezza senza la prova di mali da sopportare, la<br />

temperanza senza resistenza proveniente dalle passioni. Così la prudenza consisterà nel<br />

non preferire né uguagliare alcun bene a Dio, la fortezza nel restargli assai fermamente<br />

uniti, la temperanza nel non abbandonarsi ad alcun compiacimento colpevole. Ma il<br />

compito che svolge ora la giustizia nel venire in soccorso agli infelici, la prudenza nel<br />

guardarsi dalle insidie, la fortezza nel sopportare le difficoltà, la temperanza nel frenare i<br />

compiacimenti illeciti, non esisterà più là dove non ci sarà più assolutamente alcun male.<br />

Per questo gli atti di queste virtù che sono necessari alla vita presente, come la fede alla<br />

quale vanno riferiti, saranno annoverati tra le cose passate. Ora formano una trinità,<br />

quando li teniamo presenti nella memoria, li contempliamo e li amiamo; essi ne<br />

formeranno un’altra quando i vestigi che lasceranno, passando, nella memoria, ci<br />

ricorderanno che essi non esistono, ma sono esistiti; perché ci sarà ancora una trinità,<br />

quando quel vestigio, per quanto tenue, sarà ritenuto allo stato di ricordo, riconosciuto<br />

come vero, e la volontà, come terzo elemento, unirà questi altri due.<br />

La trinità dello spirito non gli è avventizia<br />

10. 13. Nella scienza di tutte queste cose temporali, di cui abbiamo parlato, alcune cose<br />

conoscibili precedono la conoscenza di un certo periodo di tempo, come quelle cose<br />

sensibili che esistevano già nella realtà, prima che fossero conosciute, così pure tutto ciò<br />

che la storia ci fa conoscere. Alcune cose invece incominciano ad esistere nel momento in<br />

cui sono conosciute: così se un oggetto visibile, che non esisteva assolutamente, sorge<br />

sotto i nostri occhi, è chiaro che non precede la nostra conoscenza; o se un suono si fa<br />

sentire, là dove si trova qualcuno che lo ode, certamente è insieme, che incominciano,<br />

insieme che cessano il suono e l’audizione. Tuttavia sia che la precedano nel tempo, sia<br />

che incomincino ad esistere con essa, sono le cose conoscibili che generano la<br />

conoscenza, e non sono generate da essa. Ma una volta acquisita la conoscenza, quando<br />

le cose che abbiamo conosciuto, essendo depositate nella memoria, sono riconsiderate<br />

con il ricordo, chi non vede che l’immagine conservata nella memoria è anteriore nel<br />

tempo alla visione che risulta dal ricordo ed all’unione dell’una e dell’altra operate dalla<br />

volontà, come terzo elemento? Ma nello spirito non è così; infatti lo spirito non è per se<br />

stesso un qualcosa di avventizio, come se allo spirito che esisteva già si presentasse,<br />

venendo dal di fuori, questo stesso spirito che non esisteva ancora, o come se non<br />

venisse dal di fuori, ma nello stesso spirito che già esisteva, nascesse lo stesso spirito<br />

che non esisteva ancora, allo stesso modo che nello spirito, che già esisteva, nasce la<br />

fede che non esisteva ancora; né, dopo essersi conosciuto, ricordandosi, si vede in<br />

qualche modo situato nella sua memoria, come se non vi fosse stato prima di conoscersi;<br />

non è così, poiché non c’è dubbio che dall’inizio della sua esistenza non ha mai cessato di<br />

ricordarsi, di comprendersi, di amarsi, come abbiamo già mostrato. Per questo quando lo<br />

spirito con il pensiero si ripiega su di sé, si produce una trinità, in cui si può già<br />

comprendere che cos’è il verbo; esso riceve la sua forma dall’atto stesso del pensiero,<br />

mentre la volontà congiunge l’uno all’altro. È là, dunque, che dobbiamo riconoscere di<br />

preferenza l’immagine che cerchiamo.<br />

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