23.02.2018 Views

Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

dunque anche quando noi contemplavamo l’oggetto ed era pure più chiara e più viva, ma<br />

intimamente unita alla forma di quell’oggetto al punto da non poterne essere in alcun<br />

modo distinta: e questa era la visione. Anzi, quando la fiamma di una lampada è in<br />

qualche modo divenuta doppia, perché si sono fatti disgiungere i raggi visuali, c’è una<br />

doppia visione, sebbene sia una sola la cosa vista. Il fatto è che i raggi, emessi da<br />

ciascun occhio, sono impressionati separatamente fino a quando non li si lascia<br />

convergere insieme e congiuntamente sul corpo da vedere affinché, da due visioni,<br />

scaturisca un solo sguardo. Ecco perché, se noi chiudiamo un occhio, non vediamo più<br />

due fiamme, ma una sola, com’è in realtà. Perché, chiudendo l’occhio sinistro, cessiamo<br />

di vedere l’immagine di destra e, inversamente, perché chiudendo l’occhio destro,<br />

vediamo scomparire quella di sinistra? Sarebbe troppo lungo e superfluo per il problema<br />

che stiamo trattando cercarne la ragione e discuterne 4. Per il problema in questione ci<br />

basti affermare che, se non si producesse nel senso nostro un’immagine del tutto simile<br />

alla cosa che vediamo, non si duplicherebbe l’immagine della fiamma secondo il numero<br />

degli occhi, quando si adotta un certo modo di guardare, capace di far divergere i raggi<br />

che dovrebbero invece convergere. Infatti in qualsiasi modo un occhio sia diretto,<br />

impressionato, distorto, se l’altro è chiuso, è del tutto impossibile vedere doppio un<br />

oggetto unico.<br />

Ciò che concorre alla visione differisce per natura, ma converge nell’unità<br />

2. 5. Stando così le cose 5, ricordiamo come questi tre elementi, sebbene siano di<br />

diversa natura, si compongano in una specie di unità: voglio dire la forma del corpo visto,<br />

la sua immagine impressa nel senso, cioè la visione o il senso informato, e la volontà<br />

dell’anima che applica il senso all’oggetto sensibile e tiene la visione fissa su di esso. Il<br />

primo di questi elementi, cioè l’oggetto visibile, non appartiene alla natura dell’essere<br />

animato, eccetto nel caso in cui guardiamo il nostro corpo. L’altro invece gli appartiene,<br />

nel senso che l’immagine si produce nel corpo e, per mezzo del corpo, nell’anima; infatti<br />

si produce nel senso che, senza il corpo e senza l’anima, non esiste. Il terzo poi<br />

appartiene all’anima soltanto, perché è la volontà. Ora, per quanto differenti siano questi<br />

tre elementi per la loro sostanza, si fondono tuttavia in un’unità così perfetta che appena<br />

l’intervento del giudizio della ragione permette di distinguere i primi due, cioè la forma<br />

del corpo veduto e la sua immagine che si produce nel senso, ossia la visione. La volontà<br />

poi possiede tanta forza di urtare questi due, che applica il senso alla cosa vista per<br />

informarlo e, una volta informato, lo tiene fissato su di essa. E, se tale è, il suo impeto,<br />

che possa venir chiamato amore o concupiscenza o passione, giunge persino a turbare in<br />

modo veemente tutto il corpo animato e, se non trova la resistenza di una materia troppo<br />

inerte e resistente, fa assumere al corpo una forma o un colore simili a quelli<br />

dell’oggetto. Si può vedere il corpicciolo di un camaleonte variare, con estrema facilità,<br />

secondo i colori che vede. Poiché, presso gli altri animali, la massa corporea non si presta<br />

facilmente a questi cambiamenti, sono i piccoli nati che manifestano, nella maggior parte<br />

dei casi, i desideri delle loro madri, rivelando ciò che esse hanno contemplato con grande<br />

piacere. Infatti quanto più sono teneri e, per così dire, malleabili gli embrioni ai loro inizi,<br />

con tanta maggiore efficacia e duttilità si conformano all’intenzione dell’anima della<br />

madre, intenzione che in tale anima è diventata immagine ad opera del corpo che essa<br />

ha contemplato con cupidigia. Si potrebbero ricordare innumerevoli esempi, ma basta<br />

uno, tratto dalle Scritture, degno pienamente di fede: quello di Giacobbe, il quale, per<br />

ottenere che le sue pecore e le sue capre generassero dei figli di colori variegati, pose<br />

davanti ad esse, negli abbeveratoi, verghe di vari colori, affinché, bevendo, li vedessero<br />

nel periodo in cui avevano concepito 6.<br />

Secondo vestigio: trinità del ricordo<br />

3. 6. Ma l’anima razionale non vive secondo la sua natura, quando vive secondo la trinità<br />

dell’uomo esteriore, cioè quando si volge verso gli oggetti che informano dall’esterno il<br />

senso corporeo, non con la volontà lodevole che li riferisca a qualcosa di utile, ma con la<br />

turpe concupiscenza che ve la tiene strettamente attaccata. Perché, anche dopo la<br />

128

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!