Sant'Agostino "De Trinitade"
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.
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gli è possibile, parlare secondo verità, ciò che dirà apparterrà alla sapienza 131 ; per questo<br />
motivo il Verbo fatto carne, Cristo Gesù, possiede i tesori della sapienza e della scienza<br />
132<br />
. Ecco perché l’Apostolo scrive ai Colossesi: Voglio infatti che voi sappiate quanto<br />
grande sia la lotta che io sostengo per voi e per questi che sono a Laodicea e per tutti<br />
coloro che non mi hanno mai veduto di persona, affinché siano consolati i loro cuori e,<br />
intimamente uniti in carità, possano essere del tutto arricchiti d’una pienezza<br />
d’intelligenza, per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo, in cui sono nascosti tutti i<br />
tesori della sapienza e della scienza 133 . Chi può sapere in quale misura l’Apostolo<br />
conosceva questi tesori, quanto era penetrato in essi, quali misteri aveva scoperto? Da<br />
parte mia tuttavia, secondo ciò che sta scritto: La manifestazione dello Spirito è data a<br />
ciascuno di noi per utilità: infatti ad uno è dato dallo Spirito il linguaggio della sapienza,<br />
ad un altro il linguaggio della scienza, secondo lo stesso Spirito 134 , se la differenza tra la<br />
sapienza e la scienza risiede in questo: che la sapienza si riferisce alle cose divine, la<br />
scienza a quelle umane, riconosco l’una e l’altra in Cristo e con me la riconosce ogni<br />
fedele di Cristo. E quando leggo: Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi 135 , nel Verbo<br />
vedo con l’intelligenza il vero Figlio di Dio 136 , nella carne riconosco il vero figlio dell’uomo<br />
137<br />
, l’uno e l’altro uniti nella sola persona del Dio-uomo, per un dono ineffabile della<br />
grazia. Per questo l’Evangelista aggiunge: E abbiamo contemplato la sua gloria, gloria<br />
uguale a quella dell’Unigenito del Padre pieno di grazia e di verità 138 . Se riferiamo la<br />
grazia alla scienza, la verità alla sapienza 139 , penso che non andiamo contro la distinzione<br />
tra scienza e sapienza, che abbiamo proposto. Infatti, nell’ordine delle cose che traggono<br />
la loro origine nel tempo, la grazia più alta è l’unione dell’uomo con Dio nell’unità della<br />
persona; nell’ordine delle cose eterne, la più alta verità 140 è, a ragione, attribuita al Verbo<br />
di Dio. Ora, quello stesso che è l’Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità 141 ,<br />
l’incarnazione fa sì che egli sia pure quello stesso il quale agisce per noi nel tempo<br />
affinché, purificati per mezzo della fede in lui, lo contempliamo per sempre nell’eternità. I<br />
più grandi filosofi pagani poterono, per mezzo della creazione, contemplare con<br />
l’intelligenza le perfezioni invisibili di Dio 142 ; tuttavia, poiché filosofarono senza il<br />
Mediatore, cioè senza il Cristo uomo, e non hanno creduto ai Profeti che vaticinarono la<br />
sua venuta, né agli Apostoli che proclamarono tale venuta, hanno tenuto imprigionata la<br />
verità, come sta scritto di loro, nell’ingiustizia 143 . Posti in quest’ultimo grado della<br />
creazione, non poterono infatti che cercare dei mezzi per giungere a quelle realtà di cui<br />
avevano compreso la grandezza; così facendo sono caduti negli inganni dei demoni, che<br />
hanno fatto loro scambiare la gloria di Dio incorruttibile con delle immagini<br />
rappresentanti l’uomo corruttibile, uccelli, quadrupedi e rettili 144 . Infatti sotto tali forme<br />
hanno costruito degli idoli e hanno reso loro culto 145 . Dunque la nostra scienza è Cristo 146 ;<br />
la nostra sapienza è ancora lo stesso Cristo. È lui che introduce in noi la fede che<br />
concerne le cose temporali, lui che ci rivela la verità concernente le cose eterne. Per<br />
mezzo di lui andiamo a lui, per mezzo della scienza tendiamo alla sapienza; senza<br />
tuttavia allontanarci dal solo e medesimo Cristo in cui sono nascosti tutti i tesori della<br />
sapienza e della scienza 147 . Ma ora parliamo della scienza, riservandoci di parlare in<br />
seguito della sapienza, per quanto egli ci donerà di farlo. Tuttavia guardiamoci dal<br />
prendere queste parole in un’accezione così precisa che ci impedisca di parlare di<br />
sapienza a riguardo delle cose umane, e di scienza a riguardo delle cose divine. In senso<br />
lato si può parlare di sapienza in ambedue i casi ed in ambo i casi si può parlare di<br />
scienza. Tuttavia l’Apostolo non avrebbe scritto mai: ad uno è dato il linguaggio della<br />
sapienza, ad un altro il linguaggio della scienza 148 , se ciascuna di queste parole non<br />
avesse un’accezione propria, accezione di cui trattiamo ora.<br />
Riassunto di questo libro<br />
20. 25. Vediamo ormai quale sia il risultato di questo lungo discorso, ciò che vi abbiamo<br />
raccolto, il termine cui è pervenuto. Voler essere beati 149 è un’aspirazione di tutti gli<br />
uomini; ma non tutti hanno la fede che, purificando il cuore, conduce alla felicità. Così<br />
accade che è per mezzo della fede, che non tutti vogliono, che bisogna tendere alla<br />
beatitudine che nessuno può non volere. Che vogliano essere beati 150 , tutti lo vedono nel<br />
loro cuore, e su questo punto l’aspirazione della natura umana è così unanime, che un<br />
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