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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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è stato dato il sangue di Cristo; ricevutolo, il diavolo non è stato arricchito, ma<br />

incatenato, cosicché noi fossimo liberati dalle sue catene ed egli non trascinasse con sé<br />

nella rovina della morte seconda ed eterna 96 , avviluppato nelle reti del peccato, nessuno<br />

di coloro che Cristo, esente da ogni debito, ha redento con il suo sangue versato<br />

gratuitamente, ma a condizione che morissero nella grazia di Cristo, preconosciuti 97 ,<br />

predestinati 98 ed eletti prima della fondazione del mondo 99 , come Cristo è morto per essi,<br />

con una morte della carne soltanto, non dello spirito 100 .<br />

I mali di questo mondo sono utili agli eletti<br />

16. 20. Infatti, benché anche la stessa morte della carne tragga la sua origine dal<br />

peccato del primo uomo 101 , tuttavia il buon uso di essa fece dei martiri assai gloriosi.<br />

Perciò sono dovuti sussistere, anche dopo la remissione dei peccati, non solo la stessa<br />

morte, ma tutti i mali di questo mondo, tutti i dolori e le pene degli uomini, benché<br />

effetto dei peccati e soprattutto del peccato originale - a causa del quale la vita stessa è<br />

stata incatenata nei legami della morte -, per offrire all’uomo, in mezzo a queste prove,<br />

l’opportunità di lottare per la verità ed esercitare la virtù dei credenti, affinché l’uomo<br />

nuovo per mezzo di un testamento nuovo, tra i mali di questo mondo, si preparasse ad<br />

un nuovo mondo, sopportando saggiamente la miseria che ha meritato questa vita di<br />

condanna, godendo prudentemente del fatto che essa finirà; aspettando fiduciosamente<br />

e pazientemente la beatitudine che sarà possesso, senza fine, della futura vita di<br />

liberazione. Infatti il diavolo, cacciato via dal suo dominio e dal cuore dei fedeli, sui quali<br />

regnava, quando erano nello stesso stato di dannazione e d’infedeltà, sebbene dannato<br />

anche lui, ha il permesso di combatterli durante questa vita mortale, solo nella misura in<br />

cui sa che è loro utile Colui di cui le Sacre Scritture per bocca dell’Apostolo dicono: Dio è<br />

fedele, lui che non permette che voi siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la<br />

tentazione preparerà un felice esito, dandovi il potere di sopportarla 102 . Questi mali,<br />

piamente sopportati, servono ai fedeli per correggersi dei loro peccati, o a esercitare e<br />

mettere alla prova la loro giustizia, a mostrare loro la miseria di questa vita, affinché<br />

desiderino più ardentemente e cerchino più insistentemente quella vita dove ci sarà la<br />

beatitudine vera ed eterna. Ma questo si verifica in coloro di cui l’Apostolo dice:<br />

Sappiamo che Dio fa sì che tutte le cose cooperino al bene di coloro che lo amano, di<br />

quelli che secondo il suo disegno sono chiamati ad essere santi. Perché quelli che ha<br />

preconosciuto, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo,<br />

affinché egli sia il primogenito di un gran numero di fratelli. E quelli che ha predestinati li<br />

ha anche giustificati; coloro che ha giustificati li ha anche glorificati 103 . Di questi<br />

predestinati nessuno perisce con il diavolo, nessuno resterà fino alla morte sotto il potere<br />

del diavolo. Viene poi il passo che ho già citato sopra: Che rispondere a ciò? Se Dio è con<br />

noi, chi sarà contro di noi? Lui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha<br />

consegnato per noi tutti; come non ci avrà dato con lui tutto? 104 .<br />

La morte di Cristo fu scelta convenientemente perché fossimo giustificati nel suo sangue<br />

16. 21. Perché dunque la morte di Cristo non avrebbe dovuto aver luogo? Anzi, perché,<br />

lasciando da parte gli altri innumerevoli mezzi dei quali avrebbe potuto far uso<br />

l’Onnipotente per liberarci, non avrebbe dovuto scegliere di preferenza questa morte di<br />

Cristo, morte nella quale la sua divinità non ha subito né danno né mutamento 105 , e<br />

l’umanità che ha assunto, ha portato agli uomini un così gran beneficio, perché così il<br />

Figlio eterno di Dio, che era insieme figlio dell’uomo, ha sofferto una morte temporale,<br />

che non meritava, per liberare gli uomini da una morte eterna che meritavano? Il diavolo<br />

teneva nelle sue mani i nostri peccati e, per mezzo di essi, ci teneva, con pieno diritto,<br />

inchiodati nella morte. Li ha rimessi Colui che non ne aveva di propri e che è stato dal<br />

demonio condotto ingiustamente alla morte. Tanto valse quel sangue, che nessuno<br />

rivestito di Cristo dovette trattenere nella meritata morte eterna colui che uccise Cristo<br />

con una morte immeritata, per quanto temporanea. Dio manifesta dunque verso di noi il<br />

suo amore in questo, che, quando eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A<br />

più forte ragione, ora che siamo giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per<br />

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