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Sant'Agostino "De Trinitade"

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

Il De Trinitate (Sulla Trinità) è un trattato in quindici libri di Agostino d'Ippona, considerato il suo capolavoro dogmatico. Infatti l'opera a quel tempo chiuse per sempre tutte le speculazioni e le incertezze che riguardavano la Trinità ovvero Dio stesso.

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nella memoria, come inghiottendolo nello stomaco, esso potrà con il ricordo in qualche<br />

modo ruminarlo e far diventare conoscenza metodica ciò che abbia in tal modo appreso.<br />

Se la dimenticanza ha tutto cancellato, sotto la guida dell’insegnamento si può di nuovo<br />

giungere a ciò che era interamente scomparso e così lo si ritroverà com’era.<br />

Confutazione della reminiscenza sostenuta da Platone e da Pitagora<br />

15. 24. Per questo Platone, quel celebre filosofo, si sforzò di persuaderci che le anime<br />

hanno vissuto quaggiù anche prima di unirsi a questi corpi e perciò si spiega che ciò che<br />

si apprende è reminiscenza di ciò che già si conosceva, più che conoscenza di qualcosa di<br />

nuovo 94 . Infatti racconta che, un fanciullo, interrogato su argomenti di geometria, rispose<br />

come un maestro assai versato in quella disciplina. Interrogato per gradi e ad arte<br />

vedeva ciò che doveva vedere e diceva ciò che aveva visto 95 . Ma se si trattasse qui di un<br />

ricordo di cose anteriormente conosciute, non sarebbe possibile a tutti o a quasi tutti<br />

rispondere a domande di tal genere. Infatti non tutti furono geometri nella loro vita<br />

anteriore, essendo i geometri così rari tra gli uomini che a mala pena se ne può trovare<br />

qualcuno. Bisogna piuttosto ritenere che la natura dell’anima intellettiva è stata fatta in<br />

modo che, unita, secondo l’ordine naturale disposto dal Creatore, alle cose intellegibili, le<br />

percepisce in una luce incorporea speciale, allo stesso modo che l’occhio carnale<br />

percepisce ciò che lo circonda, nella luce corporea, essendo stato creato capace di questa<br />

luce ed ad essa ordinato. Infatti non è a dire che egli distingua, anche senza l’aiuto di un<br />

maestro, il bianco dal nero per il motivo che conosceva già queste cose prima di esistere<br />

in questo corpo. Infine perché soltanto a riguardo delle cose intelligibili può accadere che<br />

qualcuno risponda, se lo si interroga ad arte, su ciò che appartiene a qualsiasi disciplina,<br />

sebbene la ignori del tutto? Perché nessuno può far questo, riguardo alle cose sensibili,<br />

se non per quelle che ha visto una volta unito al suo corpo o per quelle cui ha creduto<br />

sulla testimonianza di coloro che le sapevano e le hanno comunicate per iscritto o con le<br />

loro parole? Non si ha da credere infatti a coloro che raccontano che Pitagora di Samo si<br />

sarebbe ricordato di certe cose di cui aveva fatto esperienza quando viveva quaggiù in un<br />

altro corpo 96 ; altri narrano che alcuni altri avrebbero sperimentato nei loro spiriti<br />

qualcosa di simile. Si tratta di false reminiscenze simili a quelle che proviamo per lo più<br />

nel sonno, quando ci sembra di ricordare, come se lo avessimo fatto o visto, ciò che non<br />

abbiamo né fatto né visto, e accade che simili affezioni si producano anche nell’anima di<br />

persone sveglie, per influsso degli spiriti maligni e ingannatori che si preoccupano di<br />

confermare e far nascere delle false opinioni sulla migrazione delle anime per ingannare<br />

gli uomini; lo si può provare a partire dal fatto che, se si ricordassero veramente le cose<br />

viste quaggiù prima, quando si viveva uniti ad altri corpi, si tratterebbe di un’esperienza<br />

comune a molti o a quasi tutti, perché, secondo tale opinione, si suppone un passaggio<br />

incessante dalla vita alla morte e dalla morte alla vita, come dalla veglia al sonno e dal<br />

sonno alla veglia.<br />

La giusta distinzione tra sapienza e scienza; anche nella scienza si trova una trinità<br />

15. 25. Se dunque la vera differenza tra la sapienza e la scienza consiste in questo: che<br />

alla sapienza appartiene la conoscenza intellettiva delle cose eterne, alla scienza invece la<br />

conoscenza razionale delle cose temporali, non è difficile giudicare a quale si debba dare<br />

la precedenza, a quale l’ultimo posto. Supponendo che si debba usare un altro criterio<br />

per distinguere queste due cose, che l’Apostolo senza alcun dubbio distingue, quando<br />

afferma: Ad uno è dato per mezzo dello Spirito il linguaggio della sapienza, ad un altro il<br />

linguaggio della scienza secondo lo stesso Spirito 97 , tuttavia anche in tal caso rimane<br />

assai chiara la distinzione che abbiamo fatto tra le due, per cui una cosa è la conoscenza<br />

intellettiva delle cose eterne, altra cosa la conoscenza razionale delle cose temporali; e<br />

nessuno dubita che bisogna preferire la prima alla seconda.<br />

Lasciando dunque da parte ciò che appartiene all’uomo esteriore e desiderando elevarci<br />

interiormente al di sopra di ciò che abbiamo in comune con gli animali, prima di giungere<br />

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